@LorenzoLamperti

Devo dire la verità: l'Oscar è una cosa meravigliosa ma tra i tanti sogni che ho non occupa necessariamente il primo posto. Mi piacerebbe di più vincere la Palma d'oro a Cannes”. In un’intervista ad Affaritaliani.it del 7 ottobre 2011 diceva così, Paolo Sorrentino. A due anni di distanza ha vinto un Golden Globe e l’Oscar per il suo film “La grande bellezza” non è un miraggio. E i tanti critici italiani che lo hanno snobbato per anni ora sono pronti a salire sul carro del vincitore. Mentre la critica Usa lo acclama ma sbaglia scambiando la sua ultima opera come una sorta di remake de “La dolce vita” di Federico Fellini. Dal calcio alla malavita, dall’amore per i personaggi grotteschi, dal rapporto con Toni Servillo a quello con Sean Penn. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul regista e sul film che possono riportare dopo 15 anni l’Oscar in Italia…

LEGGI L'INTERVISTA DEL 2011 DI AFFARI A PAOLO SORRENTINO

UN FILM SUL NIENTE – “Questa è la mia vita… non è niente. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente e non ci è riuscito, ci posso riuscire io?”. Jep Gambardella lo confessa alla “farabutta”, la donna delle pulizie, che lavora in casa da lui. La sua vita è vuota, superficiale, indegna di essere raccontata. Per quello non ha più scritto nulla dopo il suo primo romanzo giovanile, è rimasto nella vana attesa della “grande bellezza”. Sorrentino parla del tempo che passa e delle speranze perse, dimenticate. “Ho passato tutte le estati della mia vita a fare progetti per settembre”, chiosa l’autore di teatro fallito interpretato da Carlo Verdone. “Ma poi Roma ti fa perdere un sacco di tempo”, aveva spiegato Jep. Sorrentino non vuole raccontare Roma, né la sua vita mondana, superficiale, debosciata. Sorrentino non vuole raccontare i salotti romani, né l’ormai anestetizzato e amorfo mondo artistico e culturale. Non gli interessa raccontare nemmeno la nostalgia di un amore perduto. Le discoteche, le feste sul terrazzo con vista Colosseo, il chiacchiericcio sterile, le esibizioni pseudo avanguardiste che occupano il tempo del film non raccontano nulla. E insieme raccontano tutto. Sì, perché come dice Jep nella voce fuori campo “c’è stata la vita nascosta sotto i bla bla bla. Emozioni, sparuti, incostanti sprazzi di bellezza insieme allo squallore più disgraziato sotto la coperta dello stare al mondo”. Sorrentino ha giustamente detto che questo è il suo “film più ambizioso”. Proprio così, perché non solo racconta del tempo che passa e che viene sprecato. No, no, Sorrentino quel tempo sprecato lo mette anche in scena. Sorrentino ha provato ad arrivare dove Flaubert non era arrivato: raccontare il niente. Quel niente che osservato dalla giusta angolazione, quella della “grande bellezza” può anche significare tutto. E allora “La grande bellezza” è uno splendido film sul niente. Cioè sul tutto.

sorrentino servillo@LorenzoLamperti

Devo dire la verità: l'Oscar è una cosa meravigliosa ma tra i tanti sogni che ho non occupa necessariamente il primo posto. Mi piacerebbe di più vincere la Palma d'oro a Cannes”. In un’intervista ad Affaritaliani.it del 7 ottobre 2011 diceva così, Paolo Sorrentino. A due anni di distanza ha vinto un Golden Globe e l’Oscar per il suo film “La grande bellezza” non è un miraggio. E i tanti critici italiani che lo hanno snobbato per anni ora sono pronti a salire sul carro del vincitore. Mentre la critica Usa lo acclama ma sbaglia scambiando la sua ultima opera come una sorta di remake de “La dolce vita” di Federico Fellini. Dal calcio alla malavita, dall’amore per i personaggi grotteschi, dal rapporto con Toni Servillo a quello con Sean Penn. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul regista e sul film che possono riportare dopo 15 anni l’Oscar in Italia…

LEGGI L'INTERVISTA DEL 2011 DI AFFARI A PAOLO SORRENTINO

UN FILM SUL NIENTE – “Questa è la mia vita… non è niente. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente e non ci è riuscito, ci posso riuscire io?”. Jep Gambardella lo confessa alla “farabutta”, la donna delle pulizie, che lavora in casa da lui. La sua vita è vuota, superficiale, indegna di essere raccontata. Per quello non ha più scritto nulla dopo il suo primo romanzo giovanile, è rimasto nella vana attesa della “grande bellezza”. Sorrentino parla del tempo che passa e delle speranze perse, dimenticate. “Ho passato tutte le estati della mia vita a fare progetti per settembre”, chiosa l’autore di teatro fallito interpretato da Carlo Verdone. “Ma poi Roma ti fa perdere un sacco di tempo”, aveva spiegato Jep. Sorrentino non vuole raccontare Roma, né la sua vita mondana, superficiale, debosciata. Sorrentino non vuole raccontare i salotti romani, né l’ormai anestetizzato e amorfo mondo artistico e culturale. Non gli interessa raccontare nemmeno la nostalgia di un amore perduto. Le discoteche, le feste sul terrazzo con vista Colosseo, il chiacchiericcio sterile, le esibizioni pseudo avanguardiste che occupano il tempo del film non raccontano nulla. E insieme raccontano tutto. Sì, perché come dice Jep nella voce fuori campo “c’è stata la vita nascosta sotto i bla bla bla. Emozioni, sparuti, incostanti sprazzi di bellezza insieme allo squallore più disgraziato sotto la coperta dello stare al mondo”. Sorrentino ha giustamente detto che questo è il suo “film più ambizioso”. Proprio così, perché non solo racconta del tempo che passa e che viene sprecato. No, no, Sorrentino quel tempo sprecato lo mette anche in scena. Sorrentino ha provato ad arrivare dove Flaubert non era arrivato: raccontare il niente. Quel niente che osservato dalla giusta angolazione, quella della “grande bellezza” può anche significare tutto. E allora “La grande bellezza” è uno splendido film sul niente. Cioè sul tutto.

sorrentino servillo@LorenzoLamperti

Devo dire la verità: l'Oscar è una cosa meravigliosa ma tra i tanti sogni che ho non occupa necessariamente il primo posto. Mi piacerebbe di più vincere la Palma d'oro a Cannes”. In un’intervista ad Affaritaliani.it del 7 ottobre 2011 diceva così, Paolo Sorrentino. A due anni di distanza ha vinto un Golden Globe e l’Oscar per il suo film “La grande bellezza” non è un miraggio. E i tanti critici italiani che lo hanno snobbato per anni ora sono pronti a salire sul carro del vincitore. Mentre la critica Usa lo acclama ma sbaglia scambiando la sua ultima opera come una sorta di remake de “La dolce vita” di Federico Fellini. Dal calcio alla malavita, dall’amore per i personaggi grotteschi, dal rapporto con Toni Servillo a quello con Sean Penn. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul regista e sul film che possono riportare dopo 15 anni l’Oscar in Italia…

LEGGI L'INTERVISTA DEL 2011 DI AFFARI A PAOLO SORRENTINO

UN FILM SUL NIENTE – “Questa è la mia vita… non è niente. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente e non ci è riuscito, ci posso riuscire io?”. Jep Gambardella lo confessa alla “farabutta”, la donna delle pulizie, che lavora in casa da lui. La sua vita è vuota, superficiale, indegna di essere raccontata. Per quello non ha più scritto nulla dopo il suo primo romanzo giovanile, è rimasto nella vana attesa della “grande bellezza”. Sorrentino parla del tempo che passa e delle speranze perse, dimenticate. “Ho passato tutte le estati della mia vita a fare progetti per settembre”, chiosa l’autore di teatro fallito interpretato da Carlo Verdone. “Ma poi Roma ti fa perdere un sacco di tempo”, aveva spiegato Jep. Sorrentino non vuole raccontare Roma, né la sua vita mondana, superficiale, debosciata. Sorrentino non vuole raccontare i salotti romani, né l’ormai anestetizzato e amorfo mondo artistico e culturale. Non gli interessa raccontare nemmeno la nostalgia di un amore perduto. Le discoteche, le feste sul terrazzo con vista Colosseo, il chiacchiericcio sterile, le esibizioni pseudo avanguardiste che occupano il tempo del film non raccontano nulla. E insieme raccontano tutto. Sì, perché come dice Jep nella voce fuori campo “c’è stata la vita nascosta sotto i bla bla bla. Emozioni, sparuti, incostanti sprazzi di bellezza insieme allo squallore più disgraziato sotto la coperta dello stare al mondo”. Sorrentino ha giustamente detto che questo è il suo “film più ambizioso”. Proprio così, perché non solo racconta del tempo che passa e che viene sprecato. No, no, Sorrentino quel tempo sprecato lo mette anche in scena. Sorrentino ha provato ad arrivare dove Flaubert non era arrivato: raccontare il niente. Quel niente che osservato dalla giusta angolazione, quella della “grande bellezza” può anche significare tutto. E allora “La grande bellezza” è uno splendido film sul niente. Cioè sul tutto.

sorrentino servillo