Troppi diritti. L’Italia tradita dalla libertà. Di Alessandro Barbano
di Alessandra Peluso
Un’analisi dettagliata e spaventosamente autentica quella di Alessandro Barbano con “Troppi diritti. L’Italia tradita dalla libertà” (Mondadori). Un titolo che può apparire paradossale, mentre, dichiara apertamente l’attuale condizione dell’Italia e degli italiani.
Una società di soli diritti e nessun dovere comporta una delega al potere, all’interno del quale ahimè, i diritti diventano meri poteri. “I diritti sono diventati una forza fuori controllo delle democrazie” (p. 17) e da qui, ha inizio una pungente e reale, poco variopinta, purtroppo, immagine della nostra Nazione, della nostra Patria, una definizione poco consona ad un’Italia divisa, ad un Nord che tenta di rendere tutto nord, pensando unicamente in direzione nord, dimentica un Sud che non è e non deve essere una ruota di scorta, ma una forza vettoriale, come in passato, il cui Meridione ha diretto un mondo che ora vira solo a Nord, mancando di direzioni. E si legge: «Se l’Europa ha ancora una speranza, il Sud è il suo banco di prova» (p. 138); finché, però, non ci saranno leader meridionali, rappresentanti di un Sud che lo raccontano al fratello Nord, il Sud sarà sempre un fratellastro che nessuno vorrebbe al suo fianco. Non solo, molte altre sono le soluzioni enucleate da Barbano, la peculiarità di un saggio di tal tipo consiste proprio nel fatto che oltre ad essere una panoramica della società, a criticarla, ne pone delle possibili cure.
Alessandro Barbano compie considerazioni importanti, spiazzando il lettore. È un osservatore attento, offre una vastità di riflessioni sociologiche e teorico-politiche. Emerge inoltre, una staticità e fissità politica nazionale che va oltre quel dinamismo della vita. Una commedia che non fa più ridere e della quale la gente si è assuefatta anche al tragico, al dramma. Si vive, ma non si sa perché e come, o almeno questo ci fanno credere.
L’autore critica come molti intellettuali dalla modernità ad oggi la tecnica, la quale ha assunto un ruolo eccentrico e totalizzante, sostenendo che l’innovazione non comporta evoluzione, progresso, ma limita e riduce il lavoro, il mercato, la cultura dando origine ad una ‘società di mangrovie’. L’amara constatazione di Alessandro Barbano: «se il pavimento della società smotta drammaticamente verso il basso, l’arte e la cultura vi si lasciano scivolare sopra, surrogando il movimento con l’inerzia del declino» (p. 109). Si tratta, inoltre, di un “viaggio nel pensiero di un Paese tradito dalla libertà, in cui nessuna élite ha più il coraggio di dire il vero e non fa i conti con minoranze organizzate sotto la bandiera dei diritti acquisiti”. E dunque, solo una contrapposizione di maggioranza e minoranza?
“Troppi diritti. L’Italia tradita dalla libertà” è qualcosa di più. È un’Italia che evoca diritti e libertà, senza a volte saperne il significato e il senso della libertà, non comprendendo che la libertà è una conquista in primis di se stesso, e richiede grande senso di dovere e responsabilità; parole assenti idoneamente in tal libro proprio perché queste società italiana ed europea non educano né insegnano ai propri cittadini di essere responsabili, coraggiosamente liberi, e il dubbio sorge nel momento in cui anche i modelli in tal senso, scarseggino.