Venezia 75: tra gli attori c'è Ekso, l'esoscheletro riabilitativo robotizzato
Ekso, l’esoscheletro riabilitativo robotizzato per la deambulazione di persone con deficit motori, tra gli attori del corto “Roba da Grandi”
Una comparsa al lido, alla 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Tra gli attori del cortometraggio “Roba da grandi” di Rolando Ravello c’era anche lui, Ekso. Non è un nome d’arte, né un personaggio del e da jet set. E’ “roba da grandi”, per l’appunto, ma di quelli grandi per davvero che hanno trovato il coraggio di rinascere combattendo.
Ekso è l’esoscheletro riabilitativo robotizzato per la deambulazione di persone con deficit motori agli arti inferiori (paraplegie e tetraplegie complete ed incomplete, emiplegie, sclerosi multipla e tutte quelle patologie che necessitano di una riabilitazione del cammino), figlio delle ricerche della californiana Ekso Bionics di Richmond. Nel corto, che vede protagonista Giorgio Panariello nei panni di un sergente/dottore che sprona i piccoli pazienti di un reparto pediatrico ad affrontare con la forza dell’immaginazione le avversità della vita, Ekso realizza il più grande sogno di bimbi come il piccolo Antonio/Soldato Formula 1. Alzarsi da quella sedia a rotelle a cui la vita li ha costretti e camminare, un’altra volta ancora.
«Studiare e far conoscere le migliori metodologie e tecnologie utilizzate nel mondo e orientate al miglioramento della qualità di vita dei pazienti» dichiara Claudio Ceresi, Responsabile Riabilitazione Italia di Emac, azienda genovese che importa e distribuisce Ekso ed altre tecnologie robotiche in Italia, «è il nostro più grande e costante impegno».
Come suggerisce la parola (il prefisso eso significa “esterno”), gli esoscheletri sono strutture che si applicano sul corpo per sostenere la muscolatura e la tenuta delle ossa, soprattutto in caso di forti sollecitazioni. Il termine identifica per lo più armature “attive”, cioè con motori o altri sistemi per farle muovere, rispetto a quelle “passive” come le classiche armature d’epoca medievale.
«Ekso nello specifico è un robot indossabile, in acciaio e carbonio», spiega Ceresi, «che si attiva per mezzo di quattro motori elettromeccanici alimentati da due batterie con un’autonomia di circa quattro ore. Dei sensori invece captano e riconoscono l’assetto posturale del paziente fornendo informazioni (calcolo e modulazione della forza da impegnare, ampiezza e durata delle attività motorie) che un computer elabora e traduce in tempo reale al fine di assistere il paziente nello standing, nel bilanciamento e nella deambulazione passiva, attiva o attiva assistita».
In Italia è oramai ampiamente utilizzato come supporto integrante del tradizionale percorso riabilitativo anche al fine di ridurre e ottimizzare i tempi di recupero. La speranza è che presto possa essere fruibile anche al di fuori dei contesti prettamente ospedalieri o ambulatoriali. «E’ per noi motivo di grande orgoglio» conclude il responsabile Emac, «aver potuto contribuire alla realizzazione del corto “Roba da grandi”. Quando siamo arrivati in Italia con Ekso ci siamo inizialmente scontrati con lo scetticismo del mondo scientifico nei confronti di un robot che potesse in qualche modo minare l’attività del fisioterapista. Oggi è un alleato insostituibile nella cura e nella ricerca in campo riabilitativo. Ed è giusto che se ne parli in maniera corretta. E poi, vuoi mettere quanto vale quel sorriso regalato a chi, come il piccolo Antonio, è stato messo in ginocchio dalla vita?».
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