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Domenico De Masi ad Affari: “Fedez? Impegno civile, non politico”
Il Professore non crede che il rapper possa scendere in politica. Quello del cantante è più un impegno civile
L'intervento di Fedez al concertone del 1 maggio sta alimentando il dibattito nazionale sull'opportunità di affrontare argomenti socio-politici in determinate sedi. Non solo. La polemica che ne è scaturita ha poi preso una piega totalmente politica anche se non tutti sono d'accordo che di politica si tratti. Affaritaliani.it ha intervistato il Professor Domenico De Masi, fine e arguto sociologo dei nostri tempi.
Professor De Masi Fedez può essere considerato come un nuovo santino laico della politica di sinistra?
Intanto l'impegno di Fedez non mi sembra che sia un grande impegno politico. Perché lo vedete così tanto impegnato politicamente? Io considero i suoi interventi, anche quelli del passato, più che altro impegno civile. Quello che voglio dire è che uno o due atti politici non fanno di una persona un politico. Ho visto poi in questi giorni che è stato fatto un parallelismo con Beppe Grillo. Però Grillo ha fatto politica per dieci anni, poi ha costruito un partito e l'ha portato al Governo. Detto questo è anche vero che per Fedez potrebbe essere un inizio ma per ora non possiamo dire che ci sia un grande impegno politico.
Quindi possiamo considerare il suo comportamento come un impegno civile?
Si. Ma lo fanno tanti altri artisti. Penso a Giobbe Covatta che si occupa di Africa. O a Claudio Baglioni che fece delle cose per Lampedusa. Oppure mi viene in mente Richard Gere negli Usa. Ma ce ne sono tanti di artisti che nel corso del tempo hanno avuto un impegno civile notevole. Ma la discesa in politica mi sembra ancora lontana, tanto che l'unica 'cosa' politica fatta da Fedez mi sembra quella del 1 maggio.
Dunque, non confondiamo l'aspetto civile con quello politico?
L'aspetto civile è una versione laica di quello che per i credenti è la carità, il farsi carico di problemi civili e sentirsi parte integrante di una comunità per cui ognuno deve fare la sua parte. Poi c'è l'impegno politico, che però deve avere dietro delle idee. Faccio un esempio. Beppe Grillo aveva una forza in più che era Casaleggio padre. Lui dava gli spunti, idee e strategia che poi è sfociata in un partito che è stato il primo d'Italia e che ha addirittura fatto tre governi. Ora possiamo anche pensare che quello di Fedez sia un inizio, come il 'Vaffa' di Grillo fu l'inizio del Movimento 5 Stelle. Ma credo che siamo ancora lontano per poter pensare ad una discesa in campo politico di Fedez.
Perché secondo lei i partiti di destra e di sinistra tirano per la giacchetta gli artisti che si espongono?
Per prima cosa non c'è dubbio che in questo caso Fedez sia stato supportato dalla sinistra. Enrico Letta, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni si sono dichiarati a favore del rapper. Ma c'è un motivo: la sinistra non sta facendo nulla di pratico, di sinistra, per cui si aggancia ai diritti civili. Questa cosa non è nuova. Anche con Matteo Renzi accadde lo stesso. Durante il suo governo ci fu un grande impegno per i diritti civili. Da un lato si tradiva la sinistra sul piano dell'economia, del lavoro. Si dava un calcio ai lavoratori togliendogli l'Art.18, ma dall'altro lato si facevano le campagne per i diritti civili. Quando la sinistra ripiega sui diritti civili significa che non sta facendo niente di pratico nell'economia.
Fedez ha fatto un passo indietro scusandosi per alcuni suoi vecchi testi che potevano risultare omofobi, machisti. Perché gli artisti riescono a chiedere scusa e i politici no?
Credo che in passato qualche caso in cui i politici hanno chiesto scusa ci sia statro. Ricordo che il segretario del PCI Ernrico Berlinguer qualcosa del genere la fece. Nei giorni scorsi Angela Merkel ha chiesto scusa ai tedeschi. Diciamo che i politici che chiedono scusa sono rari, ma qualcuno c'è. Però, anche fra voi giornalisti sono rari quelli che dicono di aver sbagliato e chiedono scusa. Anzi, in oltre ottanta anni di vita non ne ricordo uno di giornalista che ha detto “ho sbagliato”.
Fedez si esprime soprattutto sui social. I politici sono più legati e seguiti su carta stampata e Tv. Chi esce vincitore in questa sfida fra titani della comunicazione? E se c'è un vincitore, l'altro mezzo di comunicazione è definitivamente morto?
Osservazione interessante. Alcuni di noi noi da anni dicono che siamo in presenza del sorpasso dei social sui vecchi media. Non è da molto che si è capito che siamo in presenza di un nuovo e potente mezzo di comunicazione. Ma anche qui lo scontro è generazionale. Diciamo che la Tv ha schiacciato la carta stampata. I telegiornali sono seguitissimi, e i quotidiani vendono poche copie. Ora siamo in presenza di un altro sorpasso, quello dei social sulla televisione. I social però, come ho detto, sono un mezzo generazionale, prevalentemente utilizzato dai giovani. Per cui possiamo fare un'analisi di questo tipo: quando ci sono problemi grossi, pericolosi, incresciosi, dannosi, la tv riprende il primato. Quando non si tratta più di grandi eventi allora i social prendono il sopravvento.
Professor De Masi lei quindi non vede sociologicamente una novità l'uscita di Fedez al concertone?
No, non ci vedo nessuna novità. Anzi è stato preceduto prima dai 5 Stelle e poi dal movimento delle Sardine.