Economia
Acciaierie europee, la grande crisi: la Cina si sta prendendo tutto il mercato con la politica del low cost
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Gruppi italiani penalizzati dai costi dell’energia molto più alti dei concorrenti
Acciaierie europee in crisi. La Cina si prende tutto, ma il prodotto è di qualità bassa
Mentre l'ex Ilva di Taranto è finita all'asta e il suo futuro è ancora tutto da scrivere, emerge un quadro non troppo rassicurante per lo stato di salute delle acciaierie a livello europeo. Consumi sempre più deboli, importazioni che crescono senza sosta, prezzi bassi come all’epoca del Covid e margini di profitto in picchiata, che hanno fatto crollare la produzione ai minimi da almeno un quarto di secolo. L’industria siderurgica europea attraversa un nuovo, difficilissimo periodo di crisi. E ancora una volta punta il dito soprattutto contro la Cina, - riporta Il Sole 24 Ore - tornata a riversare sui mercati internazionali quantità record di acciaio low cost. Le difficoltà spingono a ridurre gli investimenti e la forbice dei tagli inizia a colpire anche sul fronte della decarbonizzazione: ThyssenKrupp, dopo indiscrezioni di stampa, ha appena confermato una revisione dei piani per produrre acciaio “verde”, ad esempio con il ricorso all’idrogeno.
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Al banco degli imputati come al solito viene messa soprattutto la Cina, che oggi esporta acciaio a ritmi che non si vedevano da otto anni: un effetto collaterale della riduzione dei consumi domestici, a sua volta dovuta alla frenata dell’economia e soprattutto alla prolungata paralisi del settore immobiliare, che un tempo – ricorda Hsbc e lo riporta Il Sole – era così vorace da assorbire tipicamente un quarto dell’offerta siderurgica globale. Il mondo occidentale – difeso ormai da anni da barriere commerciali sempre più alte – a onor del vero non è più la destinazione principale dell’acciaio "made in China", che ha preso altre direzioni, soprattutto in Asia, sollevando irritazione e nuovi dazi da parte di molti Paesi emergenti, tra cui India, Vietnam e Brasile. I gruppi italiani poi sono particolamente penalizzati a causa dei costi dell'energia che sono molto più alti rispetto a quelli dei concorrenti.