Economia
Alitalia, venerdi Giorgetti vede Vestager. Salvataggio sempre più in salita
La preoccupazione del n°1 del Mise per la trattativa con l'Ue e una corsa contro il tempo per il decollo della nuova Ita che potrebbero essere senza lieto fine
Alcuni tecnici del Ministero dello Sviluppo economico descrivono Giorgetti come “molto preoccupato” su Alitalia. E in effetti, mentre è incalzato dai sindacati a 360° su tutti i tavoli di crisi industriale, in particolare sull’ex compagnia di bandiera il nuovo inquilino del dicastero di via Veneto rischia di finire in un rebus di difficile soluzione. Rebus il cui epilogo potrebbe anche essere quello del default per l’aviolinea in amministrazione controllata ormai dal 2 maggio 2017 e che ha già mandato in fumo cinque miliardi negli ultimi quattro anni.
Non c’è solo l’inevitabile “macelleria sociale” (come denunciano le sigle di rappresentanza dei lavoratori, con la probabile discesa dagli attuali 10.500 dipendenti ai 3-4 mila post-passaggio a Ita) a cui l’ex Alitalia andrà molto probabilmente incontro nella consegna della cloche del comando dalla gestione commissariale alla newco per ricevere il disco verde della “discontinuità economica” da Bruxelles (altrimenti Ita dovrebbe restituire al Mef i “prestiti” per 1,3 miliardi di euro - 900 milioni nel 2017 e 400 milioni a fine 2019 - ottenuti negli ultimi 4 anni da Alitalia, perché aiuti di Stato).
Ci sono anche alcune matasse difficili da dipanare nei complessi passaggi societari che devono portare dalla vecchia Alitalia alla nuova mini-compagnia pubblica. Oltre alla necessità di trovare gli ammortizzatori sociali per gestire le situazioni di chi non potrà essere accolto a bordo della newco e di fronteggiare la concorrenza degli agguerriti vettori stranieri come Ryanair che, scommettendo già sulla ripresa dei voli estivi post-vaccini, ha appena investito altri 400 milioni di dollari in Italia, di cui 200 nella sua nuova base di Treviso.
Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, venerdì (in una giornata già densa di impegni per il faccia a faccia con Fiom, Fim e Uilm sull’ex Ilva), Giorgetti, che ha riservato per sè la gestione del caso Alitalia, recupererà l’incontro in videoconferenza (che si sarebbe dovuto tenere oggi) con la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager per proseguire nel confronto sul futuro dell'aviolinea.
Il primo nodo che pare già di difficile risoluzione è quello della continuità del marchio Alitalia: Bruxelles vuole la totale cesura con il passato, mentre Giorgetti ritiene che senza il brand l’operatività della nuova compagnia dopo il passaggio degli asset a Ita sia a forte rischio. La mediazione proposta dalla Vestager di non utilizzare le insegne Alitalia per almeno due anni, proprio per marcare la discontinuità, è stata rispedita al mittente.
Se pare essere passato il compromesso sul passaggio a Ita senza gara solo della parte Aviation, con una flotta (dai 104 aerei di Alitalia) però inferiore rispetto alla versione mini dei 52 velivoli al decollo del piano del Ceo Fabio Lazzerini, bisognerà capire se Bruxelles accetterà, come vuole Roma, che Ita possa partecipare, in minoranza, a consorzi di più soci per l’acquisto delle attività di handling a Fiumicino e di manutenzione, asset che, dopo il dictat comunitario, dovranno invece essere venduti con gare aperte separate.
(Segue: la compessa trattativa su Ita)