Bce, bond a Draghi: è resa dei conti. In Europa ci sono 50 "zombie"
Bank of America lancia l'allarme: ci sono più imprese "zombie" in Europa ora che nel 2009, Draghi dovrà usare cautela nel rialzare i tassi
L'ultima a lanciare l'allarme è stata Bank of America Merryll Lynch: un rialzo troppo rapido dei tassi di interesse da parte della Bce, ipotesi al momento giudicata residuale dagli stessi esperti americani ma che potrebbe tornare d'attualità tra qualche mese se le pressioni politiche da parte della Germania su Mario Draghi tornassero a crescere, rischierebbe di far finire a gamba all'aria molte aziende "zombie" il cui numero in Europa è superiore persino a quello del 2009. Per gli uomini di Bank of America Merryll Lynch, infatti, sarebbero una cinquantina i potenziali "zombie" sulle circa 600 società non finanziarie di cui a fine settembre la Bce aveva acquistato uno o più emissioni nell'ambito del programma di acquisto di corporate bond (Cspp) per un controvalore complessivo di oltre 92 miliardi di euro a fronte di mille bond in portafoglio il primo settembre.
Le aziende in questione sono infatti imprese a bassa redditività e fortemente indebitate che in questo momento, grazie alla Bce, si stanno indebitando a tassi vicino a zero per rimborsare parallelamente precedenti bond emessi a tassi molto più elevati. Un giochino che potrà andare avanti finché i tassi resteranno bassi e ci sarà qualcuno (la Bce) pronta a sottoscrivere bond che offrono rendimenti inferiori ad una "corretta" remunerazione del rischio, ma che rischia di incepparsi appena i tassi risaliranno se la ripresa dovesse rallentare, penalizzando la già fragile redditività degli emittenti.
Tra gli "zombie" il report di Bank of America Merrill Lynch elenca la svedese Lundin Petroleum, la francese Publicis e l'olandese Altice, ma non mancherebbero imprese tedesche (fra le big tedesche che hanno piazzato i propri bond all'Eurotower ci sono Volkswagen e Daimler, Bmw, Fresenius, Sap e Bayer, ma anche Bosch, Wuerth ed Ewe), che rispetto ad un tasso medio "pagato" dagli emittenti che vedono i loro bond sottoscritti da Draghi dell'1,3% possono vantare un onere medio ancora inferiore, pari a meno dello 0,50%.
Della "manna" hanno approfittato naturalmente anche imprese italiane, visto che come per il programma di quantitative easing che coinvolge i titoli di stato anche nel caso dei corporate bond vige il principio della condivisione dei rischi tra le banche centrali dell'Eurosistema in base alla propria quota capitale (per l'Italia pari al 12,31%, contro poco meno del 18% della Germania e il 14,18% circa della Francia, unici altri due paesi membri a vantare una partecipazione a doppia cifra).
Parlando a Bloomberg Television, Barnaby Martin, a capo delle European credit strategy di Bank of America Merrill Lynch, ha sottolineato come gli "zombie" sono più frequenti tra le piccole che non tra le grandi imprese, visto che normalmente scontano un accesso al credito più difficoltoso, tra i paesi periferici piuttosto che tra quelli "core" di Eurolandia e si concentrano a livello settoriale nell'energia e nelle telecomunicazioni.
In Italia c'è qualche indiziato? Scorrendo l'elenco aggiornato degli emittenti tricolori i cui bond sono finiti in portafoglio alla Bce si notano grandi nomi come Eni, Enel, Telecom Italia, Atlantia, Terna, Generali, Snam, A2A, Luxottica, Exor o Italgas ma anche qualche media capitalizzazione come Hera, Acea, Edison, Iren e Aeroporti di Roma e persino alcuni nomi non quotati (Rai - Radiotelevisione italiana, Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova, 2i Rete Gas, Ferrovie dello Stato e Linea Group Holding).
(Segue...)