Economia

Ex Ilva, Bernabè esce di scena: ultimo atto del manager per ogni stagione

Da Eni a Tim (due volte): la parabola di un dirigente che non ha mai trasformato l'industria italiana ma si è limitato a osservarla

Bernabè esce di scena dall'Ilva: la sua parabola

Felix The Cat
 

Doveva essere il classico presidente di peso, figura carismatica pronto a raccogliere il fardello più grande. Si è trasformato in moderno Sisifo, fatto a brandelli (si perdoni la rima baciata) da Lucia Morselli. Franco Bernabè, che è ormai entrato nel grande novero di coloro che vantano molti “già” nel proprio curriculum – già chief economist di Fiat, già amministratore delegato di Telecom, già amministratore delegato di Eni e via dicendo – è pronto a dimettersi dalla presidenza di Acciaierie d’Italia, il colosso che è noto ai più come ex-Ilva. Bernabè infatti ha dovuto ammettere che l’azienda non ha 100 milioni da usare come cauzione per acquistare il gas. E va bene l’inflazione, va bene l’ennesima crisi mediorientale, ma le condizioni in cui versa la più grande acciaieria d’Europa gridano vendetta.

Leggi anche: Crisi dell'ex Ilva: un appello disperato per il rilancio. E Bernabè lascia

Eppure l’uomo che si disse contrario alla scalata di Roberto Colaninno in Telecom (era il 1998), preconizzando tragedie che si sono puntualmente verificate ma senza riuscire a difendere il più grande polo innovativo dell’ultimo scampolo di ventesimo secolo; il manager che aveva assistito, come ceo, alla quotazione di Eni sul mercato dopo la famosa decisione di cedere il patrimonio dello Stato sullo Yacht Britannia (con Mario Draghi) nel 1992; il dirigente che tornò in Telecom solo per poter dire a tutti “ve l’avevo detto io…”; ebbene, dopo tutto questo, Bernabè ha deciso di raccogliere una grande sfida e di arrivare a Taranto. Di lui un grande manager con un lungo passato in aziende “top” diceva che era più un uomo da centro studi che da tolda di comando. E questo non per sminuirne la figura, ma per dire che era un economista capace di osservare i processi, non un trasformatore, caratteristica necessaria per un ceo che si rispetti. 

Leggi anche: Ex-Ilva, sindacati al governo: "Soluzione rapida o situazione irreversibile"

Convinto di poter ridare fuoco sacro a un’azienda spolpata dalla famiglia Riva, ma dimentico del ruolo ancillare del pubblico rispetto ad ArcelorMittal, ha accettato di farsi nominare presidente nel 2021, all’epoca del governo Draghi. Si accorge rapidamente che il compito è improbo. Prova a resistere pestando i piedi ma la Morselli fa il bello e il cattivo tempo. Fa trapelare di essere prossimo alle dimissioni, ma poi nei salotti tv liscia il pelo all’esecutivo per rimanere ancora un po’ al timone. Scandisce che l’azienda è allo stremo, sperando così di intenerire qualcuno. Un principe azzurro, o meglio color carbone, che arrivi e salvi l’ex-Ilva che prova disperatamente a reinventare il suo futuro. Un mese fa Bernabè ha compiuto 75 anni. Tre quarti di secolo vissuti sulla cresta dell’onda. Forse è giunto il momento di scendere prima che la giostra si fermi definitivamente.