Bioeconomia, Bell (Commissione Ue): "Transizione europea irreversibile"
di Mario Bonaccorso (www.ilbioeconomista.com)
La transizione verso una bioeconomia europea è ormai irreversibile. E sarà accelerata dopo la COP21 che si è tenuta a Parigi lo scorso dicembre. E’ quanto dichiara in modo molto chiaro e netto, in questa intervista esclusiva ad Affaritaliani.it, John Bell, l’uomo che guida la Direzione Bioeconomia della Commissione europea e a cui è affidato il compito di accelerare il passaggio da un sistema industriale basato sul petrolio a un nuovo sistema che utilizzerà sempre più le risorse biologiche come materia prima e perciò più eco-sostenibile. Dopo il vertice europeo sugli investimenti per la bioeconomia, dopo il pacchetto sull’economia circolare approvato dalla Commissione europea a dicembre, dopo la stessa COP21 che ha dato nuovo impulso alla lotta contro i cambiamenti climatici, e in attesa del Green Act annunciato ormai a inizio dello scorso anno dal governo Renzi, con Bell affrontiamo l’intero scenario per capire dove vuole andare l’Unione europea e quali saranno i prossimi passi per favorire la cosiddetta rivoluzione industriale del Terzo millennio.
Dottor Bell, il vertice europeo sugli investimenti per la bioeconomia, che si è svolto lo scorso novembre a Bruxelles, ha lasciato molte proposte sul tavolo. Quali sono, dal punto di vista della Commissione europea, le cinque priorità emerse?
"Se consideriamo le condizioni che possono permettere alla bioeconomia di passare "dalla nicchia alla norma", credo che alcuni punti si siano distinti nel corso delle discussioni al vertice. Meritano tutta la nostra attenzione. La transizione verso una bioeconomia europea è ormai irreversibile ed è destinata ad accelerare dopo la COP21. 1. Il sostegno pubblico resta essenziale per lo sviluppo del bioeconomia. La bioeconomia inizia con il sostegno pubblico alla ricerca e prosegue con investimenti importanti per sostenere il de-risk, in particolare aiutando il finanziamento delle bioraffinerie. Il vertice ha sottolineato che molto è già stato fatto a livello europeo per sostenere la ricerca e l'innovazione nella bioeconomia. Abbiamo bisogno di mantenere e portare avanti la nostra ambizione. Abbiamo bisogno di mettere la bioeconomia con i piedi per terra, collegandola alle opportunità concrete in importanti settori dell'economia come l’agroalimentare, il mare, le città o settori chiave in cui la tecnologia consegnerà un futuro sostenibile. 2. Molti relatori hanno sottolineato che una barriera importante per gli investimenti è stata l'imprevedibilità del contesto normativo. Abbiamo quindi bisogno di garantire un quadro normativo stabile per gli investitori. Il nostro quadro normativo deve essere chiaro e ambizioso sul ruolo delle biomasse nello sviluppo della bioeconomia. Il pacchetto sulle energie rinnovabili annunciato nell'Unione Energia sarà soprattutto importante nel conciliare redditività e sostenibilità, in una visione chiara per gli investitori. 3. Allo stesso tempo, al di là della stabilità per le misure che hanno dato un impulso alla bioeconomia, abbiamo anche bisogno di una maggiore coerenza politica in tutti i settori che compongono la bioeconomia. Ad esempio, i fornitori di soluzioni bio-based in competizione per la stessa materia prima rispetto agli usi energetici si lamentano per la concorrenza sleale. Come garantire una parità di condizioni all'interno della bioeconomia rimane un problema importante da affrontare. Inoltre, garantire una concorrenza leale tra le soluzioni basate sulle risorse biologiche e su quelle fossili rimane una sfida. La competitività delle bioindustrie è legata a questa sfida. Le nostre politiche climatiche ed energetiche sono essenziali per garantire parità di condizioni tra industrie emergenti e industrie consolidate. 4. Collegato ai punti precedenti, dobbiamo sforzarci di dimostrare i benefici della bioeconomia, e impegnarci con le parti interessate. La sostenibilità delle soluzioni bio-based dovrà essere costantemente dimostrata, comunicata e discussa con le parti interessate, se vogliamo convincere i responsabili delle politiche e incorporare la bioeconomia in Europa. Ciò può avvenire a diversi livelli. La Commissione europea sta dedicando risorse per studiare meglio la biomassa complessiva disponibile in Europa e i suoi usi, e per valutare l'efficacia delle soluzioni bio-based attraverso l'analisi del ciclo di vita. Ma questo va dimostrato sul campo: attraverso impianti pilota, attraverso nuovi casi aziendali, tramite la collaborazione innovativa di diversi attori e la diffusione nelle aree rurali. Lo sviluppo di politiche nazionali e regionali sulla bioeconomia è un segnale molto promettente. 5. Infine, occorre un forte impegno degli stakeholder, per la co-creazione di una bioeconomia responsabile che sia ben compresa e vantaggiosa per tutti i cittadini".
Molto è stato detto in merito alla necessità di attrarre investimenti per sostenere le imprese in fase di start-up. Cosa farà la Commissione concretamente su questo fronte?
"Molto è già in corso, dato che gli investimenti sono una delle priorità della Commissione europea. Come ha sottolineato, in particolare, il vicepresidente Katainen durante il suo intervento, la bioeconomia può beneficiare del piano di investimenti della Commissione. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI) fornirà un'importante finestra di opportunità per il de-risk degli investimenti nelle infrastrutture della bioeconomia a lungo termine. La bioraffineria della Metsä (colosso finlandese che ha il proprio core business nell’industria della carta, ndr) che ha ricevuto un finanziamento da parte della BEI dell’EFSI è stato un buon esempio di tali opportunità. Il mercato dei capitali dell’Unione dovrebbe essere uno strumento per rafforzare l'accesso al finanziamento azionario, che è essenziale per lo sviluppo di start-up. E stiamo anche lavorando a stretto contatto con la BEI per valutare la necessità di ulteriori strumenti e servizi di consulenza che sarebbero dedicati alle esigenze delle bioindustrie".