Economia
Bollette, stagione invernale a rischio: chiudono in massa impianti e alberghi
Doveva essere la stagione della ripresa, dopo i due inverni bloccati dal Covid. Ma i prezzi dell'energia rischiano di frenare l'intero settore
Bollette, prezzi dell'energia alle stelle: impianti sciistici e alberghi si inginocchiano davanti ai rincari
Stagione sciistica all'insegna degli aumenti per via degli alti costi dell'energia e rischio concreto di vedere meno persone sulle piste. E' la preoccupazione che aleggia tra gli operatori del “circo bianco” a poche settimane dall'avvio della stagione invernale, per la quale già si annunciano aumenti delle tariffe delle strutture ricettive e della ristorazione, incremento di almeno il 10% del costo dello skipass e costi per l'innevamento programmato con i cannoni, tanto per citare alcune voci dell'ecosistema “vacanze sulla neve”.
Si annuncia dunque una stagione invernale con molte incertezze nonostante nei piani industriali degli operatori la stagione 2022-2023 sarebbe dovuta essere quella della rinascita e del boom dopo i due inverni difficili caratterizzati dalla pandemia da coronavirus.
Energia: stagione invernale a rischio, prezzi alle stelle
Sul versante meridionale delle Alpi, ovvero le montagne italiane, dove i palazzetti del ghiaccio già stanno facendo molta fatica a restare in attività (alcuni hanno già chiuso), c’è il forte rischio che i piccoli comprensori, quelli con pochi impianti di risalita, non riusciranno nemmeno ad aprire.
Tra gli albergatori c’è molta incertezza. In Alto Adige per cercare di contenere i costi c’è chi pensa di chiudere saune e piscine. Sono ormai frequenti le affermazioni, soprattutto per le strutture lontane dalle piste da sci, “se va così quest’anno non apriamo”. Senza considerare un quasi certo ritocco verso l’alto dei prezzi degli skipass previsto per novembre, quindi prima della stagione vera e propria.
Per sciare sulle piste del Dolomiti Superski tra Natale ed il 7 gennaio, il giornaliero per un adulto costerà 74 euro (lo scorso anno era 67 euro e due anni fa 62 euro). A Pila in Val d’Aosta hanno optato per la tariffa unica dall’apertura alla chiusura con il costo del giornaliero a 50 euro (45 euro per sciare 4 ore).
A Cervinia nel periodo di Natale un giornaliero internazionale (collegamento con Zermatt) costerà 81,50 euro. Alla luce della situazione in evoluzione molti comprensori italiani non hanno ancora definito le tariffe della stagione invernale. “La situazione è drammatica perché ora con queste bollette la stagione dello sci è davvero a rischio”, dice all’AGI, Valeria Ghezzi, presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef).
Se gli impianti restano chiusi ammazziamo tutta la filiera della montagna che significa, alberghi, rifugi e ristoranti vuoti, maestri di sci e tante altre categoria senza lavoro. È già accaduto con il Covid, ‘esperienza’ che ora nessuno vorrebbe più ripetere”. Gli impianti di risalita al momento attuale iniziano la stagione con i conti in rosso perché i costi della gestione estiva è stata molto alto.
Ad esempio, il costo dell’energia per una cabinovia da 15 posti lunga 2 chilometri se nel luglio del 2021 era di 12.000 euro, quest’anno è stata di 34.000. In provincia di Bolzano, terra che vive quasi esclusivamente di turismo e dove gli impianti di risalita vengono utilizzati anche nella vita quotidiana e per recarsi a lavoro (su tutte la funivia e il trenino del Renon), c’è grande timore.
A lanciare il grido d’allarme è Helmut Sartori, presidente dell’Anef locale. “Solo una piccola parte degli aumenti dei costi può essere compensata dall'aumento dei prezzi degli skipass (anche oltre al 10%, ndr). Aumentiamo le tariffe ma non possiamo raddoppiarle o triplicarle perché i nostri clienti sono già alle prese con un’inflazione elevata che colpisce tutti gli ambiti della vita quotidiana”.
Sartori parla di “pericolo per l’esistenza futura” per i comprensori sciistici di piccole e medie dimensioni. Sartori è chiaro sul quello che potrebbe essere un inverno con i comprensori sciistici chiusi. “Le conseguenze sarebbero di vasta portata, non ci sarebbe più bisogno di scuole di sci, nemmeno di maestri di sci, i rifugi resterebbero vuoti e anche gli alberghi non avranno ospiti, sostiene Sartori.
“Sono in gioco migliaia di posti di lavoro e dopo la pandemia le nostre aziende non possono permettersi un nuovo stop”. Il presidente degli impiantisti altoatesini lancia un appello alla politica nazionale e europea: “servono un tetto al prezzo del gas, disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità e del gas, e sgravi fiscali”.