Economia

Bankitalia, inflazione al 2% entro il 2025: bene i tagli dei tassi della Bce, ma occhio alla crescita

Le ultime decisioni della Banca Centrale Europea (Bce) sulla politica monetaria. Il bollettino economico

di redazione economia

Andamenti economici, finanziari e monetari

Nella riunione del 30 gennaio 2025 il Consiglio direttivo ha deciso di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. In particolare,  la decisione di ridurre il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale,  ossia il tasso con il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria, si è basata sulla valutazione aggiornata circa le prospettive di inflazione, la dinamica  dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. 

Il processo di disinflazione è ben avviato. L’inflazione ha continuato a evolvere  sostanzialmente in linea con le proiezioni macroeconomiche formulate per l’area  dell’euro a dicembre 2024 dagli esperti dell’Eurosistema, e nel corso del 2025  dovrebbe tornare all’obiettivo del 2 per cento a medio termine perseguito dal  Consiglio direttivo. La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo suggerisce  che l’inflazione si collocherà stabilmente intorno all’obiettivo. L’inflazione interna rimane elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno  ancora adeguando con considerevole ritardo al passato incremento dell’inflazione.  La crescita delle retribuzioni si sta però moderando, in linea con le attese, e i profitti  ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione. 

Le recenti riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo stanno  gradualmente rendendo meno onerosi i nuovi prestiti per imprese e famiglie.  Al tempo stesso, le condizioni di finanziamento continuano a essere rigide, anche  perché la politica monetaria rimane restrittiva e i passati rialzi dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere; alcuni prestiti in scadenza sono quindi rinnovati a tassi più elevati. L’economia sta ancora affrontando circostanze avverse, ma l’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti della  politica monetaria restrittiva dovrebbero sostenere la ripresa della domanda nel  corso del tempo.

Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi  durevolmente sul suo obiettivo del 2 per cento a medio termine. Per definire  l’orientamento di politica monetaria adeguato, seguirà un approccio guidato dai dati,  secondo il quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione.  In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti,  la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica  monetaria. Il Consiglio direttivo non intende vincolarsi a un particolare percorso  dei tassi.

Secondo la stima rapida preliminare dell’Eurostat, l’economia ha ristagnato nel  quarto trimestre del 2024. Dovrebbe restare debole nel breve periodo. Le indagini  segnalano una perdurante contrazione nel settore manifatturiero, a fronte di  un’espansione nel comparto dei servizi. Il clima di fiducia dei consumatori è fragile e  le famiglie non hanno ancora tratto dall’aumento dei redditi reali uno stimolo  sufficiente a incrementare significativamente la propria spesa. 

Ciononostante, continuano a sussistere i presupposti per una ripresa.  Malgrado l’indebolimento registrato negli ultimi mesi, il mercato del lavoro continua a  mostrare vigore, con un tasso di disoccupazione che si mantiene basso, al 6,3 per  cento a dicembre. Un mercato del lavoro solido e redditi più elevati dovrebbero migliorare il clima di fiducia dei consumatori e consentire un aumento della spesa.  La maggiore convenienza del credito dovrebbe inoltre stimolare i consumi e gli  investimenti nel corso del tempo. A condizione che le tensioni commerciali non si  intensifichino, le esportazioni dovrebbero sostenere la ripresa a fronte dell’aumento  della domanda mondiale. 

Le politiche strutturali e di bilancio dovrebbero accrescere la produttività,  la competitività e la capacità di tenuta dell’economia. Il Consiglio direttivo accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea denominata Bussola per la  competitività, che fornisce un piano di azione concreto. È fondamentale dare  seguito, con ulteriori politiche strutturali concrete e ambiziose, alle proposte di Mario Draghi per una maggiore competitività europea e a quelle di Enrico Letta per il  rafforzamento del mercato unico. I governi dovrebbero dare piena e tempestiva  attuazione ai propri impegni nell’ambito del quadro della governance economica  dell’UE. Contribuiranno così a ridurre stabilmente il disavanzo di bilancio e il rapporto debito pubblico/PIL, dando al tempo stesso priorità a riforme e investimenti volti  a favorire la crescita. 

L’inflazione sui dodici mesi è salita al 2,4 per cento a dicembre 2024, dal 2,2 di novembre. Come nei due mesi precedenti, l’aumento era atteso e riflette  principalmente il fatto che i bruschi cali passati dei prezzi dell’energia non rientrano  più nel calcolo del tasso. Oltre all’incremento di dicembre sul mese precedente, ciò  ha determinato lievi rincari dell’energia su base annua, dopo quattro cali consecutivi.  L’inflazione della componente alimentare è diminuita al 2,6 per cento e quella dei  beni allo 0,5, mentre è cresciuta al 4 per cento per i servizi. 

L’andamento della maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo è in linea con  un ritorno durevole dell’inflazione all’obiettivo a medio termine perseguito dal  Consiglio direttivo. L’inflazione interna, che segue da vicino l’andamento della  componente dei servizi, è rimasta elevata, giacché i prezzi di alcuni servizi e i salari  si stanno ancora adeguando con considerevole ritardo al passato incremento  dell’inflazione. Al tempo stesso, segnali recenti indicano una perdurante  moderazione delle spinte salariali e l’effetto di compensazione dei profitti. 

Il Consiglio direttivo si attende che l’inflazione oscilli intorno ai livelli attuali nel breve  periodo, per poi attestarsi stabilmente intorno all’obiettivo del 2 per cento a medio  termine. L’attenuarsi delle pressioni sul costo del lavoro e il perdurante impatto sui  prezzi al consumo del passato inasprimento della politica monetaria condotta dal  Consiglio direttivo dovrebbero favorire questo processo. Sebbene gli indicatori di  compensazione dell’inflazione ricavati dai mercati abbiano segnato un’ampia  inversione rispetto alle flessioni osservate nell’autunno del 2024, la maggior parte  delle misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine continua a collocarsi  intorno al 2 per cento. 

I rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso. Maggiori frizioni nel  commercio internazionale potrebbero pesare sulla crescita dell’area dell’euro,  frenando le esportazioni e indebolendo l’economia mondiale. Il calo di fiducia  potrebbe impedire ai consumi e agli investimenti di recuperare al ritmo atteso.  Ciò potrebbe essere amplificato dai rischi geopolitici, come la guerra ingiustificata  della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, suscettibili di  causare interruzioni nelle forniture di energia e di gravare ulteriormente sugli  scambi internazionali. La crescita potrebbe inoltre risultare inferiore se gli effetti  ritardati dell’inasprimento della politica monetaria durassero più a lungo di quanto  atteso, mentre potrebbe rivelarsi superiore se le migliori condizioni di finanziamento  e il calo dell’inflazione consentissero un più rapido recupero dei consumi e degli  investimenti interni. 

L’inflazione potrebbe collocarsi su livelli più elevati se i salari o i profitti  aumentassero più di quanto anticipato. Rischi al rialzo per l’inflazione provengono,  inoltre, dalle accresciute tensioni geopolitiche, che potrebbero far aumentare i prezzi  dell’energia e i costi di trasporto nel breve termine e causare interruzioni nel  commercio mondiale. Inoltre, fenomeni meteorologici estremi, e più in generale  il dispiegarsi della crisi climatica, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari  oltre le aspettative. Per contro, l’inflazione potrebbe sorprendere al ribasso se il debole clima di fiducia e i timori riguardo a eventi geopolitici impedissero ai  consumi e agli investimenti di recuperare al ritmo atteso, se la politica monetaria  frenasse la domanda più di quanto anticipato, o nel caso di un deterioramento  inaspettato del contesto economico nel resto del mondo. Maggiori frizioni nel  commercio internazionale renderebbero più incerte le prospettive di inflazione per  l’area dell’euro. 

Nell’area dell’euro i tassi di interesse di mercato sono aumentati dalla riunione del  12 dicembre 2024 del Consiglio direttivo, riflettendo in parte i tassi più elevati nei mercati finanziari internazionali. Pur in presenza di condizioni di finanziamento  tuttora restrittive, le riduzioni dei tassi di interesse stabilite dal Consiglio direttivo  stanno gradualmente rendendo meno oneroso l’indebitamento per imprese e  famiglie. 
A novembre il tasso di interesse medio sui nuovi prestiti alle imprese è sceso  al 4,5 per cento, mentre il costo del debito emesso sul mercato si è mantenuto al 3,6  e il tasso medio sui nuovi mutui ipotecari è sceso al 3,5. 

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La crescita dei prestiti bancari alle imprese è salita all’1,5 per cento a dicembre,  dall’1,0 di novembre, a fronte di un ingente flusso mensile. Il tasso di incremento dei  titoli di debito emessi dalle imprese si è ridotto al 3,2 per cento sul periodo  corrispondente. L’erogazione di mutui ha continuato ad aumentare gradualmente,  ma è rimasta nel complesso contenuta, registrando un tasso di crescita sui dodici  mesi dell’1,1 per cento. Come rilevato dall’indagine sul credito bancario condotta a gennaio 2025, i criteri  di concessione dei prestiti alle imprese si sono nuovamente irrigiditi nel quarto  trimestre del 2024, dopo essersi perlopiù stabilizzati nei quattro trimestri precedenti.  Il nuovo inasprimento riflette principalmente i maggiori timori delle banche circa  i rischi cui è esposta la clientela, nonché la loro minore disponibilità ad assumere  rischi. La domanda di prestiti da parte delle imprese ha registrato un lieve  incremento nel quarto trimestre, rimanendo tuttavia debole nel complesso. I criteri di  concessione dei mutui si sono mantenuti essenzialmente invariati, dopo tre trimestri  di allentamento, mentre la domanda di mutui è tornata a segnare un forte aumento,  dovuto soprattutto ai tassi di interesse più favorevoli. 

I tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di  rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stati  ridotti, rispettivamente, al 2,75, al 2,90 e al 3,15 per cento, con effetto dal 5 febbraio 2025.  I portafogli del programma di acquisto di attività e del programma di acquisto per  l’emergenza pandemica si stanno riducendo a un ritmo misurato e prevedibile,  in quanto l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.  Il 18 dicembre scorso, con il rimborso dei restanti importi ricevuti dalle banche  nell’ambito delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, si è  conclusa questa fase del processo di normalizzazione del bilancio. 

Nella riunione del 30 gennaio 2025 il Consiglio direttivo ha deciso di ridurre  di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. In particolare,  la decisione di ridurre il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale,  ossia il tasso con il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria, si è basata sulla valutazione aggiornata circa le prospettive di inflazione, la dinamica  dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria.  Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2 per cento a medio termine.

Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, seguirà un approccio guidato dai dati,  secondo il quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione.  In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione  circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti,  la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non intende vincolarsi a un particolare percorso  dei tassi.  In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui  dispone nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinato  funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria.

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