Economia

Borsa, lo "starnuto cinese" fa meno paura. Perché il Dax centra il record

Il coronavirus e i rossi in Borsa di ieri? Per i mercati una scivolata dovuta all’emotività e un pretesto per portare a casa qualche guadagno realizzato in questo spumeggiante scorcio di inizio anno. Motivazione che consente di accantonare i timori di un rallentamento potenziale per la seconda economia mondiale e quindi a cascata per tutto il globo. Così, il Dax ha toccato il massimo storico sopra quota 13.600 punti, per poi ripiegare leggermente, in rialzo dello 0,4%. Il precedente record risaliva esattamente a due anni fa, cioè al 23 gennaio 2018.

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Rispetto alla “polmonite" cinese che per il momento ha fatto nove morti, gli investitori si sono fatti convincere dalla risposta di Pechino, che ha preso misure di contrasto, annunciando uno screening a livello nazionale invece di insabbiare il problema, come fece con la Sars del 2003. Epidemia che uccise 800 persone in Asia e che aveva causato un impatto sui consumi domestici del Dragone, costando circa lo 0,8% del Pil all’economia cinese. Dopo le Borse asiatiche che hanno rimbalzato, il trend ha contagiato anche i listini del Vecchio Continente.

"Quello che va bene per Pechino, va bene per il mondo e per Francoforte", ha commentato stamane un analista finanziario che segue l’equity a proposito della seduta positiva delle Borse europee. Il Dax di Francoforte è popolato da multinazionali che, come l’economia tedesca, dipendono dall’export, anche verso l’economia del Dragone come Volkswagen, Thyssen Krupp, Bosch, Siemens, Bayer e Basf (che sono anche le azioni più pesanti del listino teutonico) e dallo stato di salute del Pil mondiale.

Il Dax galoppa quando l’economia cinese e globale prosperano e accusa il peggior colpo in Europa, come si è verificato più volte durante la presidenza Trump con la guerra dei dazi Washington-Pechino, quando cambia il vento e spira aria di tempesta sulle prospettive di crescita.

L’80% della capitalizzazione di tutte le società quotate alla Borsa di Francoforte è rappresentato dalle 30 blue chips del Dax e la composizione dell’indice fa capire la sua esposizione (attraverso fatturato e utili) all’export. I principali settori che compongono il Dax sono automobilistico, farmaceutico, chimico, assicurativo, industriale, software e beni di consumo.

Settori che nell’ultima parte dell’anno grazie a una graduale schiarita sul fronte delle tensioni commerciali fra Trump e Xi Jinping hanno gradualmente guadagnato capitalizzazione. Lo starnuto cinese oggi fa meno paura e così l’indice teutonico che da diverse sedute si avvicinava al primato l’ha centrato nella seduta odierna.