Economia
Borse, Tamburi: "Resteranno sui massimi. Correzione solo se Trump va via"
Tassi, bond, mercati e la Borsa di Milano: parla il banchiere di affari Giovanni Tamburi, presidente e amministratore delegato di Tip, merchant quotata
Che ne pensa della strategia di Unicredit? Sta vendendo tutto, alla fine che resta?
“Il mondo delle banche non mi interessa, non mi piace, è eterogestito e condizionato da tante strutture, spesso burocratiche, non ne so nulla, non ci metto la testa e neanche il portafoglio dei nostri soci, che rispetto moltissimo.”
Tornando all’economia, lei dice che c’è crescita, ma anche quest’anno gli utili in Usa (a parte il gioco delle aspettative) saranno inferiori alle stime...
“Non è vero, ancora ieri i dati delle trimestrali americane sorprendevano in positivo le famose stime degli analisti. C’è solo una crescita che, dopo essere stata per vari anni a +4% adesso è attorno al 3, non mi pare la fine del mondo, se si vuole essere oggettivi. D’altra parte, non può durare la bonanza del 4/5% costante. Con lo sviluppo spaventoso che abbiamo visto. Ed anche i meno informati dovrebbero capire che la Cina non sta frenando, che il 6% di valore assoluto sul cumulato della crescita di questi anni è un dato estremamente bello.”
Giudizio su Draghi?
“Eccezionale! Eccezionale! Eccezionale!”
Eppure lo stanno criticando in molti…
"Perché sono dei cretini!”
E dell’arrivo della Lagarde, che pensa?
“Non ho idea, non la conosco”.
Sempre in tema di banche centrali, secondo lei la Fed di Powell soffre la pressione di Trump?
“Trump fa il suo mestiere. Trump sta trovando tutti i mezzi legali e forse anche al limite del legale per farsi rieleggere. Poi ha l’impeachment di qua, le critiche di là, il muro con il Messico, l’alleanza con la Turchia, i problemi con Putin, per cui l’attaccano su questi punti qui. Ma se io e lei fossimo al posto di Trump proveremmo a dire a Powell, o almeno a fargli capire ciò che farebbe comodo alla politica, poi starà a lui ed agli altri governatori decidere cosa fare”.
De Benedetti, personaggio che lei conosce molto bene, la pensa diversamente, ha detto che la prossima recessione sarà molto severa…
“De Benedetti lo conosco piuttosto bene. Quello che da una ventina di anni mi stupisce è questo suo pessimismo cosmico. È una persona oggettivamente molto intelligente, molto visionaria, molto ben collegata con tanta gente, però continua ad essere pessimista e se si comporta negli investimenti come racconta, certamente fa errori. Sono venti anni, ad eccezione della crisi del 2008, che comunque stiamo andando molto bene e lui sembra non accorgersene. Quello che non capisco di lui è questo. Poi, che la prossima grande recessione quando ci sarà, sarà fortissima, forse ha ragione; però lui la vede sempre a domani mattina mentre secondo me sarà chissà tra quanti anni. Ritengo sia così perché tutti gli antidoti che siamo riusciti a immettere in questo sistema ci stanno continuando a proteggere. Lei ricorderà che vari anni fa, già con i mercati ai massimi e tanti gufi già scatenati, scrivevo che di fatto stiamo allargando e ispessendo un tappeto protettivo sotto tutti noi. Esattamente quello che è successo in questi anni e che continua a succedere. Di fatto i Governi e le banche centrali sanno che nessuno al mondo si può permettere una crisi forte. Siccome nessuno al mondo si può permettere una grande crisi stampano moneta, inventano altre cose, fanno tutto quello che serve. Il famoso whatever it takes. Fine. E non riesco a immaginare come e quando questa situazione si potrà interrompere. Perché in realtà può durare molto.”
E le diseguaglianze? Papa Bergoglio dice che sono un grave problema, il peggiore del nostro secolo...
“La povertà sta scendendo nel mondo. Le statistiche serie lo confermano, poi che ci sia Bezos che guadagna tanti soldi sono punte, non sono categorie. Di fatto tra i soldi che i Bill Gates, Warren Buffett, le decine di fondazioni dei grandi ricchi americani danno in charity, quello che in tanti stanno facendo per l’Africa e i Paesi sottosviluppati, si sta, seppur lentamente, data la vastità del fenomeno, rimuovendo l’effetto povertà. In merito alla demagogia che sottolinea la differenza tra la retribuzione del capo azienda e il singolo operaio o impiegato, non so cosa dire, salvo il fatto che la scorciatoia di internet ha messo chiunque nella posizione di crescere professionalmente e guadagnare anche moltissimo; basta essere bravi e determinati. In ogni caso ci sono comitati in tutto il mondo che stanno ragionando su questi temi delle disparità. Comunque non credo che questo aspetto incida molto, anche se può essere uno dei detonatori dei populismi.”
E’ ancora convinto che la politica monetaria conti più della politica civile?
“Lo stiamo vedendo. Quanta gente diceva che con la Brexit chissà cosa potesse succedere. In questi giorni cosa sta succedendo? Nulla. Può essere fatta dopodomani mattina, hard o soft, può non succedere mai. Il mondo sembra fare spallucce. Come per il millennium bug, nel 2000 si diceva che sarebbe scoppiato tutto per il blocco dei computer e alla fine non ce ne siamo neanche accorti. O come il coreano che ci doveva distruggere...”
Il fallimento di Thomas Cook la preoccupa o lo vede come un’occasione per Alpitour?
“Ce l’hanno offerta a zero sterline all’inizio del 2019 e abbiamo detto di no perché ci saremmo assunto tanto debito e tanti problemi fino a rischiare di far affondare Alpitour. Però se sono arrivati a offrirla a noi che siamo molto più piccoli vuol dire che erano già disperati all’inizio dell’anno. Però oggi noi abbiamo già molte indicazioni da parte di albergatori in Spagna, in Grecia e in tanti posti che, non potendosi più fidare di Thomas Cook, vengono da noi, per cui per il momento si sta rivelando un vantaggio importante”.
Quest’estate sono stato in Norvegia e sono rimasto colpito come un paese molto povero, sia diventato uno dei paesi più ricchi, grazie ad un’attenta gestione del petrolio, il loro tesoro. Perché noi come Italia non riusciamo a fare lo stesso con il turismo?
“L’Italia ci sta riuscendo, sta facendo bene, anche se non benissimo. Il problema è che il turismo in Italia è molto frammentato, per cui c’è l’alberghetto della signora Maria, c’è il tassista che ti fa pagare 60 euro anziché 20, c’è il negozietto che ti vende il panino in nero, però il turismo c’è e aumenta. Non conosco i dati aggregati però tutto aumenta, poi è chiaro che potrebbe aumentare di più, però fintanto che diamo le stangate con i taxi e con gli alberghetti e abbiamo collegamenti aerei scarsi e perdiamo tempo a parlare di tav, non aumenta mai abbastanza”.
E in tutto questo Alpitour?
“Noi facciamo sistema. Alpitour sfiora i due miliardi di fatturato quest’anno. Abbiamo gli aerei, le agenzie, gli alberghi. Stiamo investendo moltissimo su Internet, l’integrazione con Eden sta andando benissimo. Per cui il sistema vediamo di cominciare a impostarlo. Ci piacerebbe che tanti albergatori si rivolgessero a noi per allargare l’effetto sistema, per sfruttare sia le nostre infrastrutture informatiche che logistiche o commerciali, ma c’è sempre troppo individualismo”.
Il momento sembra quello giusto, vi quotate in Borsa come Alpitour?
“Vedremo. Certamente con la Thomas Cook che è saltata da poco proporre in borsa un’azienda turistica, seppur sana e in crescita, per gli investitori internazionali non sarebbe una cosa tanto gradita, ma nel giro di qualche anno sicuramente faremo qualcosa”.
Cosa pensa del listino Aim? Anche lei era scettico sui Pir e ora lo scandalo Bio-on, non pensa a una crisi di fiducia?
“Io non sono stato mai scettico sui Pir o sull’Aim. Anzi. Ho spesso ricordato che bisogna anche lì limitare gli eccessi. Quando la gente diceva: sono arrivati i Pir bonanza per tutti, io dicevo stiamo cauti. I Pir sono stati un vantaggio. Però in più di 40 anni di vita non ho mai concepito operazioni per vantaggi fiscali, ho sempre cercato operazioni perché mi sembravano giuste. Non ho mai quotato una azienda su un mercato perché quel mercato in quel momento la pagava di più; ho sempre cercato di scegliere il mercato giusto per ogni società. Abbiamo Digital Magics sull’Aim e abbiamo il grosso delle altre partecipazioni sui mercati principali. Per cui non sono scettico. Credo che gli eccessi come sempre si paghino. Quindi il ridimensionamento di certi mercati in funzione dei Pir che sono andati così, fosse abbastanza logico aspettarselo. Speriamo che questo governo aiuti i Pir. Anzi sono convinto che il governo presto farà molto per rilanciare i Pir. È coerente con quanto affermano. Sul discorso Bio-on, abbiamo avuto sempre molta gente che ci ha chiesto di investire, o chiesto consigli su come comportarsi, ma avevo sempre trovato eccessivo il rapporto tra i fondamentali dell’azienda e la capitalizzazione di borsa dopo di che, se è buona la tecnologia o è buono il modello di business non lo so, non l’ho mai studiato perché era una società che non mi incuriosiva più di tanto. Certamente non abbiamo mai investito perché ci sembrava eccessivo che una azienda da dieci milioni o anche da cinquanta milioni di fatturato potesse valere, centinaia di milioni, figuriamoci un miliardo”.
In tutta questa positività Digital Magics delude, e questo nonostante la partecipazione in Talent Garden…
“Digital Magics è un’eccellenza nazionale ed ha più di sessanta partecipazioni, Talent Garden è una delle tante, per cui tra l’altro non si può giudicare la prima in funzione della seconda. Talent Garden è una delle perle, e non è la sola. Poi se si guardano attentamente i comparable di Digital Magics, negli ultimi due/tre anni, a livello italiano soprattutto, è andata di gran lunga meglio di tutte. Per cui non delude, anzi”.
Come mai il mercato borsistico non l’apprezza?
“Secondo me il mercato un po’ l’apprezza perché capitalizzare 40/45 milioni non è male; purtroppo l’Italia non è pronta ad apprezzare all’americana chi fa start up, chi fa digitale, chi fa innovazione. Ci arriveremo? Non lo so. Certamente se nei prossimi 5 anni Digital tirasse fuori molte aziende buone potrà valere molto di più. Anche strategicamente, che è l’aspetto più interessante”.
È interessato a fare nuovi acquisti?
“Eccome, certo. In Italia, all’estero. Il 2019 è stato l’anno più fertile dal punto di vista del dinamismo della storia di Tip perché abbiamo fatto aumenti in Prysmian e in Talent Garden, operazioni rilevanti su Elica, Sesa, Bending Spoons, abbiamo chiuso molte operazioni. E il mercato ci apprezza, se lei prende i grafici vede che l’andamento di Tip continua da più di un lustro a superare il pur brillante andamento dei principali indici delle borse mondiali”.
E nonostante tutti questi rialzi e questi record ha ancora appetito?
“Sì certo”.
Anche quotate?
"Anche quotate perché no. Tanto per noi la differenza tra quotate o non quotate non c’è. Il nostro modo di trattare le partecipate è identico.
Il settore?
“Tutti”.
Tutti, tranne le banche?
“Tranne le banche, gli immobili e le aziende troppo legate alle tariffe, perché comunque sulle utility un po’ di paura continuo ad averla, basti vedere il caso Atlantia”.
Cosa prevede da qui a fine anno? Ci sarà il rally?
"Non vedo grandi rally. A novembre i giapponesi inizieranno a portare a casa un po’ di profitti perché l’anno per loro si conclude prima per cui ci sarà qualche titolo che si ridimensionerà. Forse a dicembre qualcuno darà una spintarella. Ma da qui a fine anno saremo tra + 5 e + 10 o al massimo tra -5 e -10, ma in un anno come questo che è andato bene per tutti quelli che hanno fatto le cose giuste la conclusione sarà più che decorosa”.
Si ricorda Apple? L’anno scorso crollava e tutti scappavano parlando di bolla. Oggi è su nuovi massimi, non è che la bolla è ora? Lei se non sbaglio aveva comprato su quella caduta…
“Sì, ma non azioni, avevo comprato i bond. Non ne so granché perché è un titolo sul quale non abbiamo fatto studi, avevamo preso il bond perché rendeva quasi il 3%, ma non vedo bolle e non vedo problemi particolari. Vedo che l’America è sempre più cattiva nel punire i titoli quando bucano le previsioni anche di solo un centesimo, ma è anche generosissima sulle positività, come con Tesla in questi giorni. Apple però resta fantastica”.
A proposito di bolle, lei su Tesla era molto scettico...
“Sì sì, su Tesla resto molto scettico, infatti da quei tempi è scesa molto. Non può valere quello che capitalizza, secondo me.”
Concludiamo con l’Italia, 8 anni fa nel pieno della crisi, un imprenditore comprò una pagina del Corriere scrivendo “compriamo il nostro debito”, con il Btp che rendeva il 7% pochi lo ascoltarono. Oggi che vale l’1%, perché siamo senza Salvini, tutti comprano, non è che siamo in un’altra bolla?
“Uno degli effetti è la liquidità. Purtroppo, il suo ragionamento parte da una Italia scassata, malmessa, distrutta ecc. il mio parte da una sana, laboriosa, produttiva che comunque un po’ cresce. Negli ultimi anni, guardi cosa è successo con la Turchia, con il Brasile, con la Russia, tanti altri paesi più grandi e più piccoli dell’Italia hanno dato delle sorprese prima positive poi negative, l’Italia no. L’Italia è un diesel, che va. Piano ma va. Per cui secondo me il mercato oggi, al di là della situazione politica che per fortuna si è risanata e non credo che queste elezioni in Umbria possano cambiarla, continua a premiarla. Io credo che oggi come oggi cominci ad essere premiata questa resilienza del sistema Italia che comunque è criticato da molti ma sta sempre lì. A lei che ama tanto la musica, questa volta la metafora gliela trovo io, come dice quel cantante?”
Vasco?
“Sì proprio la canzone di Vasco, “Io sono ancora qua”. Questa è l’Italia”.
Ci vediamo per fine anno?
“Certo, le mie idee sul 2020 sono già pronte”.
@paninoelistino