Economia
Cattolica, ricorso dei soci anti-Leone, blitz per fermare aumento del capitale
Il fronte dei soci di Cattolica contrari all'accordo con Generali, che porterà la cooperativa veronese a trasformarsi in Spa, ha impugnato presso il Tribunale di Venezia la delibera dell’assemblea dei soci del 27 giugno, e ha notificato alla compagnia l'atto di citazione per bloccare l'ingresso del Leone di Trieste, destinato a salire al 24,4% del capitale di Cattolica.
I soci hanno chiesto al Tribunale di Venezia, come riporta l'Ansa, in via cautelare, la sospensione della delibera dell'assemblea dello scorso 27 giugno, che aveva approvato l'aumento di capitale da 500 milioni con limitazione del diritto di opzione e di dichiarare nulla o invalida la delibera.
L'atto è sottoscritto da una ventina di soci in rappresentanza di diverse associazioni, appoggiati da Curia di Verona (tra i firmatari figura il presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero, monsignor Giorgio Benedetti) , imprenditori locale e alcuni sindaci della provincia veronese. A seguire i ricorrenti è lo Studio Grimaldi con gli avvocati Ilario Giangrossi e Francesco Mercurio del foro di Venezia.
L'obiettivo è una sospensiva della delibera dell'aumento, colpita a loro dire da "innumerevoli vizi", per permettere al Tribunale di verificarne la legittimità prima che ne venga data esecuzione, rendendola non più impugnabile. A essere contestate sono un'informativa inadeguata, una tardiva e scarsa comunicazione che ha influito sul voto, e una limitazione del diritto di opzione non adeguatamente motivata.
Nel ricorso si parla espressamente di "abuso di diritto ai danni dei soci" in quanto "l'aumento di capitale deliberato, lungi dal rispondere alle immediate necessità finanziarie indicate dall'Ivass" è "volto a favorire una vendita a terzi del controllo della società tramite collocamento privato da parte degli amministratori, liberi, nell'ambito di una delega del tutto indeterminata e con validità cinque anni, di far entrare nel capitale sociale soggetti terzi interessati a dispetto dei diritti degli attuali soci, privati illegittimamente del diritto d'opzione".
Secondo i soci la delibera è "stata assunta senza il rispetto delle prescrizioni e delle cautele che il legislatore ha dettato, in ipotesi di aumento di capitale delegato, a garanzia della posizione dei soci", con riferimento, in particolare, al mancato rispetto delle tutele previste dall'2443 e 2441 del codice civile in materia di limitazione del diritto di opzione e di pareri di congruità sul prezzo dell'aumento.
Inoltre Cattolica non ha "neppure esplicitato le ragioni per cui è stata prospettata la limitazione del diritto d'opzione in capo ai soci", con una "superficialità", sul tema, che i ricorrenti definiscono "incredibile", così come non ha "rispettato la disciplina in tema di informazione dei soci di società quotate" prevista dal testo unico della finanza, avendo presentato "due avvisi di rettifica e precisazione" dell'ordine del giorno che, a detta dei soci dissenzienti, rappresentano una modifica dell'ordine del giorno, che avrebbe dovuto rispettare il termine di 21 giorni.
Senza considerare altri "gravissimi vizi di informativa", dettagliati nel ricorso, a cui si aggiungono "insormontabili difficoltà affrontate dalla gran parte dei soci di Cattolica" nell'espressione del voto a distanza che "hanno di fatto reso del tutto impossibile l'esercizio del diritto di voto a molti dei 18.000 soci della Compagnia Assicurativa, specie se anziani".