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Economia
Cina, segni di contagio ma niente piani di salvataggio. Xi: rischio calcolato?

Tra le altre misure previste vi sono anche la promozione dello sviluppo dei fondi azionari, lo studio di piani per estendere gli orari di negoziazione e il miglioramento dell'attrattiva delle società quotate. Alcuni investitori si sono detti delusi dai piani. Niu Chunbao, gestore di fondi presso Wanji Asset Management, ha affermato che le politiche non saranno sufficienti a compensare le più ampie preoccupazioni sull'economia cinese.

Diventa allora interessante provare a capire perché il governo non ha ancora messo in piedi ampi piani di salvataggio. Per capirlo bisogna riavvolgere il nastro di qualche anno, prendendo il caso di Evergrande. Nel corso dei suoi quasi 30 anni di storia, la società ha accumulato un debito di oltre 305 miliardi di dollari. Nel 1996, quando nasce Evergrande, due tendenze fondamentali della recente storia cinese stanno accelerando a grande ritmo: urbanizzazione ed estensione della classe media.

Il settore immobiliare esplode, ma lo fa con un modello parecchio esposto a rischi finanziari. Evergrande costruisce a debito, prevedendo poi di ripagare con la vendita degli appartamenti. Un modello che ora non è più possibile attuare, dopo la stretta del governo sulle condizioni di credito. Già dal 2017 le autorità cinesi hanno a più riprese avvertito Evergrande della necessità di rivedere il debito.

Ecco perché ora in molti ritengono improbabile un maxi salvataggio diretto da parte del governo. Anche perché per Xi la priorità sembra essere il cambiamento del modello di sviluppo sul lungo termine, riducendo i rischi e l'esposizione debitoria. Il punto è però riuscire a evitare i rischi sistemici ora, visto che già i fondi fiduciari e le agenzie immobiliari stanno mostrando segnali non positivi. 

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