Economia
Commerzbank: più dell’esito del referendum preoccupa l’avanzata del M5S

Con la vittoria del M5S, torna la crisi dell'eurodebito. Le paure dell'establishment tedesco
Perché, spiega Kraemer, “danneggerebbe non solo l’Italia, ma anche l’Europa”, dato che porterebbe a un aumento del deficit (anziché ad un “virtuoso” proseguimento della politica di riduzione di deficit e debito pubblico) e conseguentemente ad una ritrosia da parte degli investitori nei confronti degli acquisti di titoli. Un No al referendum, insomma, “aumenterebbe il nervosismo sul mercato delle obbligazioni, rendendo più sfavorevole il contesto per aumenti di capitale da parte delle banche”, italiane (ma pure tedesche) in testa.
Insomma: rigida nella volontà di non consentire alcun “aiuto sottobanco” da parte della Bce all’Italia, ad esempio tramite un incremento degli acquisti di Btp italiani (che il mercato sembra invece attendersi almeno nei giorni immediatamente successivi al referendum), Berlino è al tempo stesso sempre più timorosa di un’avanzata dei movimenti anti-euro e anti-Ue nel Sud Europa e teme che Beppe Grillo e i 5 Stelle siano pronti a cavalcare un sentimento anti-europeo e anti-tedesco che troppi anni di crisi senza prospettiva di reale ripresa hanno fatto lievitare.
Ma forse Kraemer parla a Roma perché Parigi intenda: al di là dell’evoluzione dello scenario politico (e finanziario) italiano, quasi tutti gli esperti concordano che saranno le elezioni presidenziali francesi del prossimo anno a decidere se l’Eurozona potrà ricompattarsi, magari adottando un modello di crescita più liberista e meno fiscalmente oppressiva, o se si andrà verso un cupio disssolvi.
Luca Spoldi