Economia
Concorrenza nei mercati regolati? Italia indietro rispetto a Paesi Europei
In Italia maggiore regolamentazione, minore concorrenza e minore competitività
Si è tenuto oggi a Roma il “Trade off tra concorrenza e regolazione”. A partecipare all’evento Marco Spallone, professore dell’Università di Pescara e vice-direttore CASMEF, che ha presentato i risultati di una ricerca sul tema, e Antonio Catricalà, partner Studio Lipani Catricalà&Partners e ex presidente Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
La regolamentazione è da considerare prioritaria rispetto alla promozione della concorrenza? Oppure sarebbe più opportuno conformare gli obiettivi della regolazione alla tutela della concorrenza? In Italia, come in tutti i Paesi europei, si è assistito negli ultimi anni ad un aumento della regolazione e dei mercati regolati in cui lo Stato esercita un controllo continuo attraverso agenzie pubbliche e in cui interviene, non più tanto per fra fronte alla presenza di fallimenti di mercato, ma per perseguire fini diversi., come la tutela della salute dei consumatori, la salvaguardia dell'ambiente e la tutela del risparmio.
Se finalità diverse dalla tutela della concorrenza sono alla base dell’attività di regolazione dello Stato (soprattutto quando esercitata attraverso l’istituzione di Agenzie pubbliche dedicate, per quanto possibile svincolate dal potere politico), è possibile che sorga un potenziale conflitto di interessi e in questa fase in cui l’istituzione di Agenzie pubbliche si fa sempre più crescente (e con essa quindi la relativa regolazione), la domanda che necessariamente dobbiamo porci è se la regolamentazione - o gli assetti di mercato che da essa scaturiscono – deve considerarsi prioritaria rispetto alla promozione della concorrenza1 oppure sarebbe più opportuno contemperare gli obiettivi della regolazione alla tutela della concorrenza, che è e rimane un caposaldo dei sistemi economici occidentali e, in particolare, europei.
Questo è quanto è emerso dall’incontro “Trade Off tra concorrenza e regolazione in Italia” tenutosi a Roma. A partecipare all’evento Marco Spallone, professore dell’Università di Pescara e vice-direttore CASMEF, che ha presentato i risultati di una ricerca sul tema, e Antonio Catricalà, partner Studio Lipani Catricalà&Partners e ex presidente Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
“Lo studio tratta il potenziale conflitto d’interessi che c’è tra la necessità di regolare i mercati e la concorrenza che deve essere garantita al di là della regolazione. - ha spiegato Spallone ai microfoni di Affaritaliani.it - Quello che emerge è che gli orientamenti europei sono per continuare comunque a tutelare la concorrenza anche nei mercati regolati e che in Italia dal punto di vista formale si sta recependo questo tipo di approccio, ma che poi nella sostanza ci sia ancora molto lavoro da fare. Ci sono ancora alcuni settori regolati molto importanti, come ad esempio quello del gioco, in cui c’è bisogno di rivedere l’idea di contendibilità dei mercati e cercare di capire come poi il regolatore debba curarsi non solo di tutti quegli interessi erariali e di salute pubblica che come agenzia cura, ma, ovviamente, anche tutelare la concorrenza tra i vari operatori che sono privati e operano su un mercato che deve assicurare condizioni uguali per tutti.”
Dalla ricerca emerge inoltre che un’intensa regolazione dei mercati, andando a discapito della concorrenza, abbia forti e drammatici impatti negativi sulla competitività dell’intero Sistema Paese: il Global Competitiveness Report 2018 del WEF mette l’Italia al 31° posto nel livello di complessivo di concorrenza, ma totalizza punteggi relativamente più bassi rispetto alla posizione raggiunta nella sezione dedicata ai mercati; scendiamo al 97° posto nella valutazione sugli effetti distorsivi di incentivi e tassazione, al 60° posto per il livello di competizione nel settore dei servizi e al 112° posto nella complessità delle tariffe. In Italia quindi sarebbe stata utile una maggiore intensità degli interventi a favore della concorrenza, ma la legge del 2009 che imponeva una revisione annuale della legislazione in favore delle liberazioni è rimasta in stand by almeno fino al 2017, quando la legge sulla concorrenza ha stabilito la necessità della valutazione ex ante (VIR) ed ec post (AIR) delle norme con impatto economico da parte dell’AGCM.
“Non c’è una netta contrapposizione tra regolazione e concorrenza, anzi la concorrenza può essere frutto di una buona regolazione. - ha commentato Catricalà ad Affaritaliani.it - Si tratta di organizzare le norme in modo da garantire la competizione e di organizzare il processo normativo e regolatorio in modo da coinvolgere l’autorità garante e la concorrenza del mercato.”