Economia

Confindustria, Brescia dice no a Orsini. Si scalda Gozzi, e Pasini…

di Marco Scotti

Una delle quattro “gambe” del potere lombardo non pare orientata a sostenere Orsini, che però rimane favorito e può fare a meno dei voti di quella territoriale

Confindustria, le trame dietro la corsa alla poltrona di viale dell'astronomia

Ha del clamoroso l’indiscrezione raccolta da Affaritaliani da persone vicino al dossier: in una riunione dei past president della Confindustria bresciana sarebbe emerso un certo malcontento per la candidatura di Emanuele Orsini (e la sua sempre più probabile affermazione) per la sedia di presidente di Viale dell’Astronomia.

In particolare, voci accreditate riferiscono che a muovere le trame sarebbe un pezzo da novanta come il presidente di Confindustria Brescia Giuseppe Pasini. Il quale avrebbe fatto il nome di Antonio Gozzi come persona su cui puntare per la leadership dell’associazione degli industriali.

LEGGI ANCHE: Confindustria, Orsini in pole, Marenghi tagliato fuori: il borsino

Attenzione, però, perché c’è chi sussurra che Pasini stia giocando su due tavoli. Da un lato vuole sostenere Gozzi, dall’altro spera che, se la candidatura del presidente di Duferco non dovesse andare in porto, sarebbe proprio al patron di Feralpi che si potrebbe guardare. Ci sono però diversi ostacoli da tenere in considerazione. Il primo è che già nel 2020 Pasini voleva correre per la presidenza di Confindustria, ma il suo patto d’acciaio con Licia Mattioli per cui chi avesse raccolto più consensi avrebbe spalleggiato l’altro saltò ed entrambi vennero poi superati da Carlo Bonomi.

Il secondo tema è che l’ennesima candidatura di un lombardo alla guida di Confindustria farebbe storcere il naso a molti anche in ottica di vicepresidenze, anch’esse fondamentali nell’indirizzo di Viale dell’Astronomia e che, per fair play, vengono assegnate a esponenti di regioni diverse rispetto a quelle da cui proviene il presidente. Il terzo punto è che già oggi Orsini si trova nella condizione di presentare la sua candidatura ai saggi, indipendentemente da quello che deciderà di fare Brescia.

LEGGI ANCHE: Il caso Federlegno Arredo alza il velo sulla debolezza di Confindustria

A quanto risulta ad Affari, tra l’altro, pare che la seconda “gamba” lombarda, quella di Varese, preferirebbe al limite Giovanni Brugnoli e non Pasini o Gozzi. Tra l’altro, proprio quest’ultimo, pur essendo presidente di Federacciai, sconta il fatto di non essere rappresentante di altre categoriali. Infine, quarto e ultimo punto: Veneto ed Emilia Romagna puntano da tempo a una presidenza e digerirebbero mal volentieri l’ennesima candidatura lombarda.

Sul versante nazionale tutto tace. Confermata l’indiscrezione che Affari aveva dato prima degli altri: past president di peso si sono riuniti subito dopo l’estate per decidere che non è “fair” ricandidarsi, di fatto stoppando qualsiasi velleità di Antonio D’Amato che un po’ ci aveva fatto la bocca.

Come abbiamo scritto tante volte, non ci sono più le condizioni in questo momento perché un imprenditore, ancorché di peso, svolga il ruolo di king, o queen, maker. La corsa per Confindustria prosegue, entro un mese si sapranno i nomi dei candidati. Orsini rimane in vantaggio siderale, ma qualcosa si muove.

Carraro e Gozzi dovrebbero riuscire a radunare una quarantina di voti, impresa impossibile al momento. Al tempo stesso va registrato che Confindustria è ormai un’associazione “spuntata”, nel senso che non ha il seguito né degli imprenditori, né della “massa”.

Su questo, ad esempio, servirebbe fare un grande lavoro sui social che porti i follower da qualche decina di migliaia a qualche milione, in modo che Confindustria sia veramente portatore di interessi. Impossibile non fare caso che l’associazione degli imprenditori è fuori da tutte le grandi battaglie che gli industriali portano avanti per conto proprio come quella sul packaging in Europa, dove ballano i miliardi.

Qui l’associazione di categoria non ha fatto da apripista, ma è stata una degli attori e la faccia l’hanno messa soprattutto gli imprenditori. Quindi, Confindustria in questo momento non può ambire ad avere al proprio vertice un grande industriale con un’azienda che fattura miliardi per il semplice motivo che in questo momento non ci sono le condizioni dimensionali.

È per questo che Orsini, una figura che è a capo di un’azienda che fattura centinaia di milioni pronto a raddoppiare il fatturato nei prossimi cinque anni, che conosce bene Confindustria perché è l’attuale vicepresidente, che si è mosso bene e che ha un discreto seguito, è sicuramente il candidato con il più ampio vantaggio.