Economia
Confindustria, Orsini in pole, Marenghi tagliato fuori: il borsino
Dopo le dichiarazioni di Emma Marcegaglia, che chiede un imprenditore “autorevole” per la guida di Viale dell’Astronomia, l’identikit del possibile candidato
Confindustria, il borsino
Nella lunga intervista che Emma Marcegaglia ha concesso a Repubblica nella giornata di ieri c’è un passaggio che ha fatto drizzare le antenne agli addetti ai lavori. "Io credo – ha detto l’ex presidente di Viale dell’Astronomia - che Confindustria debba essere forte in Italia ma ancora di più in Europa. Non faccio nomi, mi pare condivisa la necessità di avere alla guida un'imprenditrice o un imprenditore autorevole". E in molti si sono chiesti se la numero uno del gigante della siderurgia abbia in mente un nome specifico o se, invece, si tratti più di un auspicio. Affaritaliani.it ha potuto ricostruire che cosa sta succedendo in queste settimane in Confindustria. Partendo da un assunto: le chat Whatsapp che per mesi hanno convolto i principali attori del mondo economico nostrano, inclusi i cosiddetti “past president” si stanno lentamente silenziando.
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Su Affaritaliani.it avevamo lanciato già a settembre l’idea che un comitato ombra stesse tentando di risollevare le sorti dell’associazione degli industriali. Nomi “pesanti” che si stavano spendendo in prima persona per trovare un candidato credibile. Ma il rinnovo dello statuto, che prevede l’autocandidatura e non più l’individuazione da parte dei vertici rende la poltrona di Confindustria ancora più pericolosa: chi, tra i big ma non solo, sarebbe disposto a rischiare di farsi “impallinare”, autocandidandosi salvo poi ritrovarsi magari superato da un candidato meno forte ma con un seguito più coeso.
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Dunque: sulla carta tutti d’accordo perché si proceda a una riqualificazione di Confindustria, ma è una missione impossibile perché oggi nessuno ha l’autorevolezza per rinsaldare le truppe, nessuno ha il poter di trovare e perseguire un indirizzo comune. Nei corridoi di Viale dell’Astronomia, infatti, si recita un vecchio adagio: “Non dire mai quello che vorresti fare perché ci sarà sicuramente qualcuno che vorrà impedirtelo”. E il tempo passa inesorabile. Entro la fine di gennaio si dovranno riunire i saggi che avvieranno le procedure per il congresso che dovrà eleggere il nuovo presidente a maggio.
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Al momento, in testa alla classifica, con ampio margine sugli inseguitori, c’è Alessandro Orsini. Di più: pare che qualsiasi altro possibile candidato al momento sia quasi escluso dalla corsa. A meno che, entro la fine del 2023, non si riesca a trovare un nome alternativo, forte, accreditato. Alberto Marenghi, il preferito di Carlo Bonomi, paga proprio la sua vicinanza al presidente uscente. Magari, se non fosse arrivato dall’ex numero uno di Assolombarda la proposta di puntare su Marenghi, qualche chance in più ci sarebbe anche stata. Orsini, invece, si sta dando molto da fare e sembra riuscire a raccogliere i frutti del suo impegno.
Tra gli altri nomi che girano c’è quello di Enrico Carraro, attuale presidente di Confindustria Veneto. Il quale paga la tradizionale conflittualità della sua territoriale. Avrebbe il profilo adatto, avrebbe tutte le carte in regola per provare a diventare presidente di Viale dell’Astronomia. Ma è vittima di una duplice problematica: da una parte, infatti, in Veneto si stanno molto spendendo per la vicepresidenza. I 12 vice, infatti, devono essere rappresentanza di istanze territoriali diverse da quelle del presidente. Ed è per questo che sarebbe complesso dal punto di vista del protocollo avere un presidente e un vicepresidente che provengono dalla stessa regione.
A proposito di vice, chi si sta molto spendendo – ma non per la carica di numero uno – è il Piemonte. Le grandi famiglie imprenditoriali, ora che la Fiat non esiste più almeno per come eravamo abituati a intenderla, come Ferrero e Lavazza si guardano bene dall’entrare nella lotta per Confindustria. Qui si registra la lotta tra Marco Gay e Giorgio Marsiaj. Il primo, infatti, ha un sogno nel cassetto (grazie anche alla giovane età): correre per la presidenza di Confindustria nel 2028. Ma deve prima riuscire a ottenere una vicepresidenza nel prossimo quadriennio, altrimenti rischierebbe di sparire dai radar. Un compito per niente semplice, anche perché rappresenta un’azienda del settore terziario che si scontra con l’anima, ancora forte, manifatturiera. Tornando ai presidenti, anche Antonio Gozzi sembra sempre più lontano dalla possibilità di guidare per i prossimi quattro anni Viale dell’Astronomia. Anche lui avrebbe una carriera di primissimo ordine e una storia imprenditoriale di tutto rilievo e, per la Liguria, rappresenta l’alternativa a Edoardo Garrone. Ma anche nel suo caso l’autocandidatura rappresenta un ostacolo non più superabile.
Tra l’altro, si sussurra che voglia far crescere la figlia Vittoria, di cui si parla in termini molto positivi e per cui si ipotizza addirittura un futuro in politica. La Duferco, inoltre, ha cambiato pelle e sta diversificando il suo business: oggi è anche un grande produttore di energia ed è per questo che si pensa che l’intenzione di Gozzi sia prima di accompagnare questa transizione, affidandola ai figli e solo in un secondo momento, con la nuova generazione, immaginare un “assalto” a viale dell’Astronomia. L’azienda, che fattura cinque miliardi, ha permesso a Gozzi di guidare per sei anni Federacciai.
Ma torniamo alle parole di Emma Marcegaglia. Quando parla della “necessità di avere alla guida un'imprenditrice o un imprenditore autorevole” non ha in mente un nome preciso – o almeno, non necessariamente – ma piuttosto un identikit che permetta a Confindustria di tornare protagonista. Solo che trovare la persona adatta è un’impresa titanica. Si può provare a segnare quali sono le peculiarità che non deve avere. Prima di tutto, non può essere un past president: questo perché i nomi importanti che in passato sono stati al timone di Viale dell’Astronomia, per una questione di stile mai accetterebbero di ricandidarsi. Potrebbero farlo solo se venissero chiamati a gran voce dal famoso consiglio “ombra”. Eventualità che, almeno per ora, non sembra realizzabile.
Non può essere neanche un nome di peso come Marco Tronchetti Provera il quale, dopo una lunghissima carriera da imprenditore, oggi sta progettando il suo “dopo” e non ha certo voglia di sobbarcarsi gli impegni istituzionali che competono a un presidente di Confindustria. Che deve girare per centinaia di km, presenziare alle riunioni, stare a Roma: un compito complesso. Non può essere neanche un manager, perché in Viale dell’Astronomia rimane fortissima la logica padronale per cui non può essere uno “stipendiato” a guidare gli imprenditori. In molti sono pronti a giurare che i piccoli proprietari d’azienda mal digeriscano quei dirigenti che hanno stipendi a molti zeri e che guadagnano assai più di loro.
E dunque che cosa chiede Emma Marcegaglia? Dal suo entourage e dai suoi fedelissimi bocche cucite, nessuno vuole sbilanciarsi su quali potrebbero essere i desiderata dell’ex presidente di Confindustria. Che, non dimentichiamolo, è anche stata presidente di Eni e delle Confindustrie europee. Ma qualche ipotesi la si può azzardare: ad esempio che, in vista del B7 del prossimo anno di cui la Marcegaglia sarà chair, l’imprenditrice potrebbe temere una debolezza strutturale di Viale dell’Astronomia. Serve, insomma, ridare smalto e vigore all’associazione degli industriali. La preoccupazione principale è quindi trovare una personalità capace di calamitare l’attenzione su Confindustria. Ma chi sarebbe disposto a fare il “kamikaze” con una riforma dello statuto che ha reso pericolosissima l’autocandidatura?