Economia
Coronavirus, vanno giù i tassi. Ecco come risparmiare sul mutuo
Coronavirus, L’epidemia da Covid-19 fa paura a banche centrali e mercati, tassi sui mutui in calo
L’epidemia da coronavirus Covid-19 preoccupa le autorità finanziarie mondiali, ora che dopo la Cina, anche la Corea del Sud, l’Iran e l’Italia hanno già registrato diverse migliaia di casi confermati di infezione e mentre pesi come Germania, Francia e Spagna (ma anche Stati Uniti) si avvicinano alla soglia degli oltre mille infetti, con un crescente clima di sospetto verso quei paesi come il Giappone (ufficialmente con “solo” 420 casi alla mezzanotte di venerdì) o la Gran Bretagna (“ferma” a meno di 200 casi) che pur essendo al centro delle rotte turistiche e del grande business mondiale ufficialmente appaiono parzialmente isolate dall’epidemia.
La preoccupazione, è noto, riguarda il rischio di un crollo verticale dei consumi fuori casa fin da ora e più in generale del settore turistico prima e dell’intera economia mondiale poi, con elevate probabilità soprattutto per i paesi strutturalmente più deboli come l’Italia di finire dritti in una recessione da cui non è chiaro come e in quanto tempo si riuscirà ad uscire. La risposta finora è stata affidata alle maggiori banche centrali che, a partire dalla Federal Reserve (ma a breve dovrebbero accodarsi anche la Banca centrale europea, la Bank of Japan e la Bank of England) stanno tagliando i tassi o tornando ad offrire liquidità abbondante a costo zero al mercato.
Così facendo i tassi benchmark del credito, che nei mesi scorsi avevano accennato a qualche modesto rialzo a seguito del tentativo di “normalizzazione” attuato lo scorso anno dalle banche centrali e già finito nel dimenticatoio, sono tornati a flettere, a beneficio di chi ha già sottoscritto o sta per sottoscrivere un prestito a lunga scadenza o un mutuo sulla casa. Questi ultimi, come noto, si suddividono in mutui a tasso variabile (con o senza “cap”) e a tasso fisso. Nel primo caso il benchmark di riferimento è l’Euribor, nel secondo l’Eurirs.
Ebbene, dal primo gennaio a oggi l’Euribor a 3 mesi (utilizzato come benchmark dalla maggior parte dei mutui a tasso variabile attualmente offerti in Italia) è calato da -0,379% a -0,469%, mentre l’Eurirs a 20 anni (benchmark dei mutui a tasso fisso di tale durata) è passato ad +0,595% a +0,01%. Naturalmente ciò non significa che oggi in Italia si possono ottenere capitali per acquistare una casa gratuitamente, visto che ogni banca applica uno spread sopra il tasso benchmark per evitare ciò; inoltre il benchmark di riferimento è di solito calcolato come media delle rilevazioni del tasso (Euribor o Eurirs) nell’ultimo trimestre.
Anche così se provate a chiedere oggi un mutuo a tasso variabile per acquisto di prima casa potreste riuscire a spuntare un tasso anche attorno allo 0,32%-0,35% (lo offrono istituti come Unicredit o Credit Agricole), o comunque intorno al mezzo punto percentuale (livello attorno al quale oscillano le offerte di Intesa Sanpaolo, Banca Bper, CR Bra, Bnl Bnp Paribas o Banca Carige). Livelli non molto differenti da quelli che caratterizzano anche le offerte di mutui a tasso fisso: si va solitamente dallo 0,4% allo 0,6%-0,8% annuo, anche se una nutrita schiera di istituti ancora propone mutui con tassi attorno all’1% che potrebbero a breve essere ritoccati all’ingiù, specie se l’epidemia dovesse proseguire ancora per alcune settimane.
Ipotesi quest’ultima da non sottovalutare: parlando della situazione dei mercati finanziari Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partners, raccomanda prudenza e pazienza e prevede che “il momento per comprare corrisponderà al picco dell’epidemia negli Stati Uniti”. Verosimilmente quello sarà anche il momento in cui l’incertezza sarà massima e i tassi nuovamente sui loro minimi, sia a livello di Euribor/Eurirs sia di tassi applicati sui contratti di mutuo. Quello sarà il momento ideale per sottoscrivere nuovi contratti o, eventualmente, surrogare quelli già in essere.
Valutando con attenzione se valga la pena di provare a sfruttare l’ormai esiguo vantaggio (in termini di minori oneri) a favore dei mutui a tasso variabile, o se “blindare” i propri costi per 10, 20 o 30 anni su livelli in assoluto molto vantaggiosi, anche se dietro l’angolo potrebbe esservi qualche ulteriore riduzione nel caso in cui la ripresa economica, in particolare in Italia, assumesse un andamento “a L” più che “a V”, impiegando dunque più trimestri di quanto attualmente auspicato per superare i danni che il coronavirus sta già iniziando a produrre nel tessuto economico mondiale.