Credito,il risiko riparte dal Credem.Rumors: contatti con Desio per la fusione
Aperto il dossier su entrambi i tavoli delle rispettive direzioni generali. Al via gli incontri fra il management per studiare le sinergie
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Credem e Banco di Desio e della Brianza, il matrimonio s'ha da fare. Dopo la fusione dello scorso anno fra Bpm e Banco Popolare, il risiko bancario starebbe per riparire con le nozze fra i due istituti del Centro-Nord Italia, M&A che darebbe la possibilità al gruppo del credito di Reggio Emilia controllato dalla famiglia Maramotti (quella di "Max Mara") di aumentare la propria massa critica per mettersi al riparo da possibili scalate ostili e di competere con le grandi banche del Paese. In attesa di fare il grande salto dimensionale con bocconi più grandi come Carige o PopSondrio.
Pare che, dopo aver ricevuto le insistenti avance da parte del Credem, il Banco di Desio avrebbe aperto il dossier, accantonando le riserve a considerare quello che di fatto sarebbe un'acquisizione da parte del gruppo guidato da Nazzareno Gregori (nella foto sotto).
Fonti interne alla banca emiliana rivelano ad Affaritaliani.it che le due società, quotate entrambe alla Borsa di Milano, avrebbero fatto partire gli incontri fra i rispettivi management a diversi livelli per studiare la fattibilità dell'operazione e le sinergie che ne scaturirebbero. In serata sono partite le smentite del gruppo di Reggio Emilia, smentite più di rito visto che sembra che le strutture siano già state incaricate di verificare le compatibilità dei rispettivi sistemi operativi del back-office.
Dopotutto, a inizio mese era stato lo stesso Gregori a rivelare come nel mirino del Credem, come potenziali target, c'erano piccole banche compatibili sia con il modello di business sia con la governance della banca e, allo stesso tempo, a sottolineare le "tante analogie e l'ottimo rapporto" proprio con il Banco di Desio, "un istituto che ha fatto buoni risultati e un piano, presentato in giugno, che valorizzerà ancora di più il loro modello di business".
"Per noi - aveva aggiunto il banchiere - non sarebbe un game-changer, ma nel caso potrebbe avere un senso, benché non ci sia alcun dossier aperto. Qualora volessero aprirsi al mercato, saremmo aperti al dialogo. Nessuna forzatura insomma". Parole a cui era seguita però una nota da parte del gruppo lombardo che precisava di "non avere alcun dossier aperto con Credem per eventuali operazioni di M&A".
Ora, invece, pare che le resistenze siano state accantonate e il dialogo e i contatti siano partiti. Le strutture da integrare in un'ottima compatibilità territoriale prevedono circa 690 filiali con 6.140 dipendenti per il gruppo Credem contro le 145 filiali (2.349 bancari) del ben patrimonializzato Banco Desio e della Brianza, rete localizzata principalmente in Lombardia, la regione locomotiva dell'economia italiana.