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Economia
De Agostini, allo studio la riorganizzazione della galassia societaria
Marco Sala e Lorenzo Pellicioli

Focus su Dea Capital, ma nessuna decisione formale è stata assunta

La staffetta al vertice nel gruppo De Agostini, con Marco Sala amministratore delegato e Lorenzo Pellicioli presidente, e che formalmente si concretizzerà a giugno, avrebbe aperto una naturale fase di riflessione sul futuro strategico della galassia societaria che fa capo alla dinastia di Novara, le famiglie Boroli e Drago. Una riflessione che, sulla carta, comporterà un'analisi dettagliata sul destino da ritagliare ai singoli asset custoditi in portafoglio. Lo scrive Il Sole 24 Ore aggiungendo che se per alcuni il percorso appare già delineato, per altri le ipotesi al vaglio sarebbero le più disparate.

In quest'ottica, l'attenzione si sarebbe concentrata su una partecipazione in particolare, Dea Capital, per la quale si sarebbe iniziato a valutare diverse opzioni. In proposito nessuna decisione formale è stata assunta. Anzi, nelle ultime settimane, considerate la drammatiche vicende ucraine e l'impatto che queste stanno generando sulle piazze economico-finanziarie mondiali, la possibilità di imprimere un colpo d'acceleratore alle riflessioni in atto sarebbe stata momentaneamente accantonata.

Sarebbero già numerose le banche d'affari che avrebbero iniziato a studiare la questione. Dea Capital, guidata da Paolo Ceretti, è infatti una realtà molto particolare ma potenzialmente anche molto appetibile. Controlla Dea Capital Alternative Funds sulla cui tolda di comando c'è Gianandrea Perco, Dea Capital Real Estate (che ha peraltro ramificazioni in Francia, Spagna, Polonia e Germania e il cui ceo è Emanuele Caniggia) e detiene il 39% di Quaestio.

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Il ceo di Dea Capital Alternative Funds Gianandrea Perco

Complessivamente ha asset in gestione per 25,6 miliardi di euro, rappresentati da 72 fondi, 770 asset e 50 compagnie, e negli ultimi anni ha conosciuto una crescita piuttosto spinta. Non solo, la piattaforma ha un valore di carico di circa 153 milioni di euro, ma un totale degli attivi che sfiora i 570 milioni di euro.

Sulla scorta di questi numeri, ma anche per il posizionamento del gruppo, Dea Capital potrebbe raccogliere a ragione l'interesse di qualche operatore americano che mira ad entrare nel mercato europeo.

La società sarebbe infatti un ottimo punto di partenza: è una realtà rilevante in Italia ed è ben posizionata in altri paesi, come Francia e Germania. Proprio sulla scorta di tutte queste riflessioni, in ambienti finanziari sarebbero maturate diverse ipotesi circa il destino della compagnia. Ipotesi che prendono in considerazione la vendita, così come la ricerca di un partner piuttosto che il mantenimento dello status quo.

Nessuna decisione al momento è stata assunta. E per diverse ragioni. A partire dal contesto, in questa fase certamente poco favorevole a percorsi che contemplino operazioni straordinarie. Inoltre, la staffetta che si realizzerà presto al vertice della capogruppo ha innescato una più ampia riflessione rispetto a quello che dovrà essere il futuro posizionamento strategico dell'intera galassia. Solo a valle del completamento di questa analisi allargata il vertice avrà gli strumenti in mano per definire il destino di tutte le controllate. 

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