Economia
Debito pubblico italiano, l'analisi della reale situazione attuale
La verità sul debito pubblico italiano. Come fare paura con poche righe
Di Gianni Pardo
Sul Sole24Ore (1) Isabella Bufacchi scrive: “In questa analisi Barclays stima che senza il Qe il debito/Pil italiano sarebbe cresciuto del 12% nel periodo 2014-2016, invece del 4,5%”. Tutto ciò per i competenti sarà chiaro, ma – ammesso che io stesso abbia capito bene - per molti val la pena di essere esplicitato.
Il nostro debito pubblico ammonta ad una somma - circa 2.250 miliardi di euro (mld) - che rappresenta il 133% del nostro prodotto interno lordo (Pil). E poiché questo debito è di 2.240 mld, se ne deduce - 2.240:x=133;100 - che il nostro Pil, miliardo più miliardo meno, è di 1.685 mld. E corrispondentemente che un punto di differenza percentuale tra Pil e debito pubblico ammonta a (2240:133) a 16,84 mld. Se dunque non ci fosse stato il Quantitative Easing, crescendo del 12% invece che del 4,5%, nel periodo 2014-2016 (governo Renzi) il debito pubblico sarebbe stato più alto di 7,5 punti (12% - 4,5% = 7,5%). E 7,5 punti di percentuale in più di debito sul Pil corrispondono, moltiplicando 16,84 mld x 7,5, a oltre 126 mld. 126 miliardi di debito pubblico in più.
Ora poco importa che quel debito sia stato o no contabilizzato e scritto sui giornali. Una cosa è certa: quel debito l’abbiamo/l’avremmo contratto, anche se, col Quantitative Easing, esso è rimasto nascosto. In condizioni normali, e senza “aiutini”, oggi il livello del nostro debito sarebbe non al 133% del Pil ma, contando i 126mld in più, al 140,5% del Pil. Per limitarci a quel 4,5% che attualmente costituisce la cifra ufficiale, avremmo dovuto risparmiare in un biennio 126mld, mentre continuavamo a pagare, come siamo obbligati a fare, circa settanta miliardi l’anno per interessi sul debito pubblico. Chi dice che ne saremmo stati capaci? Se dunque, de facto, abbiamo un debito pubblico al livello corrispondente al 140,5% del Pil - e i competenti dicono che, se raggiunge quota 142%, il default del Paese sarà inevitabile - e se il governatore della Banca Centrale Europea, Draghi, dice che “il Quantitative Easing non è per sempre”, la domanda è evidente: come faremo, quando smetterà? Per giunta, secondo “il Giornale”(2) nei primi sei mesi del 2016 il nostro debito è aumentato di 77 mld.
L’articolo della Bufacchi si conclude con questo asciutto ammonimento della Barclays: “I mercati post-Qe, e in Italia anche post-referendum, torneranno a valutare e a scontare totalmente nei rendimenti e nello spread la sostenibilità dei conti pubblici e la solvibilità del debito”. Il lettore giudichi da sé quanto serena sia la sostenibilità dei nostri conti pubblici e quanto sicura la nostra capacità di rimborsare il debito.
(pardonuovo.myblog.it)
(1)http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-11-22/il-peso-si-e-no-futuro-btp-223621.shtml?uuid=AD0e5vzB&fromSearch
(2) http://www.ilgiornale.it/news/economia/debito-pubblico-record-salito-altri-7-miliardi-1296170.html