Donald Trump e le nuove politiche economiche al Congresso
Bene la riforma fiscale, ma non tutte le possibili decisioni di Trump sono ben viste dai mercati.
Domani il presidente degli Stati Uniti Donald Trump affronta una seduta congiunta del Congresso. Quante e quali decisioni potrebbero essere prese, a vantaggio della politica commerciale iniziata da Trump?
E ci saranno risvolti positivi anche nei mercati finanziari?
In effetti i primi passi di Trump in politica economica hanno già portato qualche cambiamento: gli investitori tornano a credere nei titoli spazzatura anche se rendono meno del 10%, certamente in previsione di consistenti tagli fiscali, investimenti in infrastrutture e deregulation. Insomma queste prime decisioni non si limitano a stimolare il commercio, ma parrebbe anche le borse.
QUANTO PESERA' LA RIFORMA FISCALE?
Secondo il Financial Times la questione più importante per chi investe in azioni è la riforma fiscale, in quanto promette di aumentare i profitti, in particolare per le piccole imprese che tendono a pagare imposte più alte di quelle che pagano le multinazionali e le blue-chips. "Il mercato è alla ricerca di una sorta di calendario di massima: che cosa aspettarsi e quando" dichiara Vinay Pande di UBS Wealth Management, che stima che una riduzione di cinque punti in tasse rispetto all'attuale 35% potrebbe portare a un 4% di apprezzamento della quotazione delle azioni.
UN NUOVO TIPO DI IVA NEGLI STATI UNITI?
Non tutte le possibili decisioni di Trump sono però ben viste dai mercati. Stephen Auth di Federated Investors dichiara ad esempio che "Un adeguamento fiscale alle frontiere potrebbe essere antitetico alla crescita, potrebbe danneggiare il commercio. Si tratterebbe in fondo di una sorta di IVA, una versione americana di tassazione sui consumi come avviene in Europa".
DIFFICOLTA' SUL MERCATO OBBLIGAZIONARIO?
Mentre è abbastanza condiviso il concetto che gli investitori azionari possano trarre benefici da queste nuove politiche, il mercato obbligazionario nutre parecchi dubbi sul fatto che gli Stati Uniti possano realizzare una crescita significativamente più veloce, che garantisca tassi di interesse molto più alti da parte della Federal Reserve.
Fra l'altro c'è il rischio che il Congresso tenda a diluire nel tempo l'attuazione delle riforme volute da Trump. Non è detto quindi che già nel 2017 si possano vedere risultati concreti. Anzi si ipotizza che le aziende si possano trovare con una esposizione debitoria sul mercato obbligazionario più gravosa, se i tassi dovessero crescere o si procedesse a una riduzione dei vantaggi fiscali per i privati sottoscrittori.
E IL DOLLARO?
Non dimentichiamo che un dollaro più forte ha segnato in modo significativo l'elezione di Donald Trump, in quanto gli investitori avevano scommesso su di una forte crescita negli Stati Uniti e un aumento dell'inflazione. Invece il dollaro si è trovato ad essere più debole quest'anno, sottolineando l'importanza al Congresso dell'indirizzo che questa settimana il presidente Trump darà al mercato valutario, anche per determinare il sentiment verso i mercati emergenti.