Doppie fatturazioni e ordini gonfiati. Quelle zone grigie nel business di BT
La vicenda di British Telecom
Il titolo di British Telecom continua a crollare. Se nella prima occasione il tonfo era stato addebitato dalla società alle presunte irregolarità della controllata italiana con il conseguente azzeramento del management, i nuovi ribassi registrati dal titolo a fine marzo arrivano all'indomani di una maxi multa comminata dall'Ofcom, autorità delle comunicazioni, a seguito di una serie di mancanze e del mancato rispetto di alcune normative. Dunque, come già avevamo sollevato su Affari, la versione della casa madre inglese che tendeva ad addebitare ogni sciagura capitata alla società alla gestione di Bt Italia sembra non stare in piedi.
Anche perché l'inchiesta avviata dall'Ofcom sembra abbia scoperchiato una serie di irregolarità commesse tra il gennaio 2013 ed il dicembre 2014 in cui Bt non avrebbe pagato per i ritardi che si erano verificati nelle installazioni delle linee Ethernet, utilizzate da società di grandi dimensioni, da vari provider che le utilizzano per la trasmissione dei dati e da scuole, biblioteche ed ospedali. La multa a Bt è da far rabbrividire: 42 milioni di sterline. Ofcom vigila sul mercato affinché siano garantiti i diritti delle imprese, dei consumatori e la regolare competizione sul mercato.
L'autorità ha anche rivelato una mancata collaborazione durante le indagini con la mancata presentazione delle informazioni complete richieste. Dalla società sono arrivate le scuse per gli errori commessi che non sarebbero rappresentativi dell'attività aziendale. Gavin Patterson, capo esecutivo di Bt, ha comunicato di aver già preso provvedimenti per evitare nuovi casi del genere in futuro. Dal punto di vista finanziario, oltre all'ingente multa, la società dovrà rimborsare i provider danneggiati con circa 300 milioni di sterline e dunque i conti del gruppo ne usciranno particolarmente disastrati dopo che a gennaio era già stata pesantemente abbassata la stima sugli utili per il 2017 e per il 2018.
Ad ogni problema o scandalo arrivano le scuse della società e la dura presa di posizione: promettiamo che non accadrà più. La multa di Ofcom dimostra ancora una volta come i problemi finanziari e di gestione della casa madre fossero tutt'altro che addebitabili esclusivamente alla controllata italiana che rispetto ai volumi d'affari totali del gruppo rappresenta una piccola quota.
L'agenzia Reuters, due giorni dopo la maxi multa, ha pubblicato un'inchiesta su Bt Italia e su quelle che sarebbero state le irregolarità commesse ma a quanto pare mai contestate direttamente al management azzerato e fin qui riscontrabili solo nelle dichiarazioni della società e di Patterson: doppie fatturazioni, utilizzo di un gruppo ristretto di fornitori sovrastimando gli ordini, fatturato gonfiato dall'acquisto di crediti. L'attenzione dunque, almeno mediatica, si è di nuovo trasferita sugli ex manager italiani, nonostante i gravi addebiti mossi alla casa madre da Ofcom, che sembrano delineare una catena di responsabilità ben più ramificata e vasta tutta diretta verso i vertici del management inglese.
Fabio Frabetti