Economia

Elezioni in Romania, Georgescu vola al ballottaggio: che pericoli si corrono se vince la destra filo-russa?

di Francesco Crippa

L’asse politico della Romania è destinato a spostarsi a destra. L'intervista a Serena Giusti, ricercatrice Ispi su Russia, Caucaso e Asia centrale e professoressa di Scienze politiche alla Link University di Roma e Federico Varese, direttore del Dipartim

 Georgescu al ballottaggio: il populismo filorusso conquista la Romania

Problemi legati all’inflazione e alle spese per la guerra in Ucraina, malcontento degli agricoltori e retorica populista di chi promette di risolvere problemi complessi in poco tempo e in maniera facile. È questo il mix di ingredienti che hanno portato Calin Georgescu a vincere il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania. Davanti ai rischi di una vittoria definitiva di un filo-putiniano c’è però anche chi coglie indicazioni positive sulla salute del sistema politico romeno.

Candidato indipendente di estrema destra, Georgescu era dato dai sondaggi intorno al 5%, ma ha ribalto i pronostici prendendo il 22,5%. A sfidare Georgescu nel ballottaggio dell’8 dicembre ci sarà Elena Lasconi, presidente del partito liberale etichettato di centrodestra UsR (Unione salvate la Romania). Anche il suo 19,17% è un risultato sorprendente, che per soli duemila voti scarsi ha messo fuori causa l’attuale primo ministro Marcel Ciolacu, leader dei socialdemocratici. L’asse politico della Romania, dunque, è destinato a spostarsi a destra. “È una sorpresa, davvero un risultato inatteso”, commenta con Affaritaliani Serena Giusti, ricercatrice Ispi su Russia, Caucaso e Asia centrale e professoressa di Scienze politiche alla Link University di Roma. “Notiamo che c’è stato un aumento dell’affluenza rispetto alle ultime elezioni. Quando questo accade e il risultato sono cambiamenti repentini, di solito indica una voglia degli elettori di produrre un effetto sull’assetto politico”.

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A determinare l’esito del primo turno hanno pesato diversi fattori. “L’inflazione è da tempo oltre il 5%, con effetti negativi su possibilità di spesa e sui salari”, spiega Giusti. In questo senso, Georgescu è stato bravo a presentarsi come colui che può invertire la rotta. C’è poi il capitolo guerra in Ucraina. “Per la sua posizione, la Romania è uno dei paesi che più dovrebbe temere per la sua sicurezza e la sua difesa, ma ha vinto la sua argomentazione, che è la più populista: ‘Basta guerra, che ci toglie energie che sono anche economiche’”. Georgescu è pro-Russia, anti-Nato e anti-Ue e le sue posizioni incontrano il malcontento della popolazione legato alla guerra: non solo economico, ma anche quello dovuto “ai flussi di persone fuggite dall’Ucraina, specie nel primo anno di conflitto”. Inoltre, aggiunge Giusti, “Georgescu ha lavorato in organizzazioni internazionali in ambito ambientale e ha fatto un discorso politico di sostegno agli agricoltori”, platea molto importante in Romania e categoria che in tutta Europa si sta spostando a destra in contrapposizione alle politiche green dell’Unione europea.

“La vittoria di Georgescu è certo un segnale preoccupante per via delle sue posizioni, come anche è preoccupante che i sondaggi siano stati così disattesi. A questo si aggiunge la possibilità che l’altro candidato di estrema destra, George Simion, faccia convogliare i suoi voti su di lui”, dice ad Affari Federico Varese, direttore del Dipartimento di studi sociali all’Università di Oxford. Sommando i voti del primo turno, i due raggiungerebbero poco meno del 40%: “Bisognerà vedere come voteranno gli elettori moderati e se gli altri partiti si coalizzeranno contro Georgescu. Lasconi mi sembra una candidata più europeista, pro-Nato e Ue”. In ogni caso, per Varese il voto del 24 novembre non va guardato con estremo sospetto. “Sembra peggio di quel che è. Il partito socialdemocratico è erede dell’esperienza sovietica ed è la prima volta che nessun suo candidato è al ballottaggio. Ma è molto corrotto, per questo per chi è di sinistra c’è poco da rimpiangere se è andato sotto. È un segnale positivo, che fa capire che il sistema politico romeno si sta emancipando”. Prima del ballottaggio si terranno le elezioni legislative, in calendario domenica 1° dicembre. “Difficile fare previsioni su cosa accadrà. Potrebbe esserci da parte di europeisti e moderati la volontà di riportare un certo equilibrio”, sottolinea Giusti. I sondaggi si sono già dimostrati poco affidabili. In ogni caso, davano i socialdemocratici intorno al 30%, il partito di estrema destra Aur al 21%, il Partito nazionale liberale al 15% e l’Usr di Lasconi al 14%. Ma l’esito del primo turno delle presidenziali potrebbe sparigliare le carte.