Economia
Eni: progetto Africa e foreste. La green mission di Descalzi con Coldiretti
Accordo di partnership firmato da Eni e Coldiretti su cui punta anche il governo Conte
Progetto Africa e foreste, la 'mission green' di Eni
Sono due settori apparentemente lontani - quello dell’energia e dell’agricoltura - ma che invece dimostrano di poter essere uniti, con l'obiettivo di garantire una maggiore sostenibilità soprattutto nei paesi in via di sviluppo. E' il senso della partnership firmato da Eni e dalla Coldiretti su cui il governo italiano punta con determinazione: il premier Conte, infatti, ha promesso "tutto il nostro impegno" per una solida "sponsorizzazione". L'accordo di cooperazione è stato firmato lo scorso luglio, e ha portato l'azienda energetica a sottoscrivere un'altra intesa con Bonifiche Ferraresi, nome storico dell'agricoltura nazionale. Si tratta di un passo avanti significativo nel campo dell'energia circolare che si pone come obiettivo quello di promuovere iniziative importanti a favore di Paesi colpiti dalla povertà, a cominciare dall'Africa. Per questo infatti si chiama Progetto Africa, e interesserà milioni di persone.
La base di partenza è questa: se vengono generate opportunità di formazione e lavoro, si porrebbero le basi per cui le persone che vivono in questi Paesi riuscirebbero a sfruttare le potenzialità del territorio, a migliorare le proprie condizioni di vita e a mitigare peraltro i fenomeni migratori. Lo sviluppo dell'economia circolare passa infatti anche attraverso la diversificazione delle economie locali con l'obiettivo di sviluppare le filiere agricole, al fine di trasferire alle popolazioni locali il know how su tecniche di coltivazione avanzate e compatibili con l’ecosistema locale. Si parte dal Ghana, ma si punta ad applicarlo su più larga scala anche in altri Paesi africani. Eni si è voluta far promotore di questo progetto pilota, curandone l’ingegneria e i contatti con il territorio (istituzioni, università) e i diversi partner, anche per poter mettere a disposizione l’esperienza che ha consentito di definire e verificare la validità di indicatori per il monitoraggio e la valutazione dei singoli progetti che potranno essere lanciati. Questo ne consente la replicabilità da parte di Governi e altri partner su ben più larga scala sia in Ghana che in altri Paesi. "Siamo onorati di far questo progetto" ha detto l'ad di Eni Claudio Descalzi, che porterà ad uno forte sviluppo non solo economico ma anche sociale.
In Ghana il progetto di Eni, portato avanti in partnership con il Governo del Paese africano e che mira a coivolgere circa 7 milioni di persone più l'indotto, si sta inoltre sviluppando per promuovere la diversificazione industriale in aree particolarmente depresse, attraverso la realizzazione di attività per lo sviluppo dei settori dell’agricoltura e dell’allevamento, migliorando le condizioni di vita della popolazione locale.
Un esempio pratico: a settembre è stata finalizzata la costruzione di un centro di formazione in grado di accogliere fino a 800 studenti nell’area Dormaa-East della regione Brong-Ahafo. Ogni beneficiario, selezionato dal Paese, seguirà i programmi di formazione professionalizzante nel settore dell’agri-business, con frequenza obbligatoria, e riceverà un'indennità giornaliera di 6 dollari al giorno. Al contempo saranno avviate iniziative agricole in cui andranno a lavorare, o anche a gestire, le persone che hanno seguito il programma di formazione.
Oltre alla formazione, l'accordo tra Eni e Coldiretti punta a operare in diversi ambiti, come ad esempio la valorizzazione delle biomasse agricole in prodotti energetici (biocarburanti o bio-chemicals); l’utilizzo di sottoprodotti di tali produzioni come input per l’agricoltura, quali bio-fertilizzanti; la ricerca e promozione di cariche alternative, non in competizione con la catena alimentare, per le bio-raffinerie; una gestione sostenibile del fine vita minimizzando la produzione di scarti e rifiuti nell’ambito della filiera alimentare, nel trasporto e nell’imballaggio.
L’accordo si estende anche ad altri ambiti di interesse comune, dall’impegno a valorizzare l’acqua, una risorsa fondamentale per l’agricoltura, alla promozione di iniziative di comunicazione e informazione per diffondere i principi dell’economia circolare e sensibilizzare i cittadini verso tale cultura. Nel progetto si inquadrano anche iniziative commerciali per la fornitura ai consorzi associati di carburanti, come ad esempio il gasolio agricolo, e di lubrificanti, tra cui prodotti a basso impatto ambientale, biodegradabili e formulati con materie prime da fonti rinnovabili; le offerte considerano particolari condizioni di sconto; opportunità per il riuso delle acque trattate da Syndial, la società ambientale di Eni, che potrebbero anche avere un reimpiego in ambito agricolo, oppure per la trasformazione di aree bonificate, che possono essere valorizzate realizzando aree boschive ed agricole.
Questo approccio per Eni si inquadra all’interno di un cammino più ampio, che è ben riflesso all’interno della mission aziendale, recentemente annunciata a latere della settimana del clima di New York e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Eni infatti vuole rispondere alle sfide di natura universale che abbiamo di fronte, contribuendo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’agenda 2030 dell’Organizzazione delle nazioni Unite.Per affrontare tali sfide, che spaziano dalla lotta al cambiamento climatico, al favorire l’accesso ad un’energia pulita ed accessibile e un consumo e produzione responsabile, fino alla promozione dell’innovazione e la riduzione delle disparità, Eni fa leva sulle proprie competenze e tecnologie e valorizza le partnership, elemento chiave per massimizzare la creazione di un valore duraturo, che va oltre le logiche di profitto di breve termine e che permette di crescere insieme ai Paesi e alle realtà con cui collaborano. Inoltre lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile passa anche attraverso il grandissimo patrimonio forestale dei Paesi africani e in occasione della premiazione di Eni Awards, lo stesso Descalzi ha ricordato i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di conseguenza "della possibilità per noi di essere developers su milioni di ettari di foresta primaria". Il manager ha anche ricordato che "il Mozambico ha un obiettivo di riduzione di 35 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, ha 30-32 milioni di ettari dove noi potremo cominciare a lavorare. È uno sviluppo ancora nuovo perché la conservazione della foresta ha ritorno sulla popolazione". Non solo dal punto di vista climatico, insomma, visto che ogni milione di ettari produce circa 20-25.000 posti di lavoro. "Noi facciamo contratti a lungo termine sulle foreste che sviluppiamo per avere crediti di CO2 e poi un 50% lo ridiamo alle popolazioni per conservare le foreste stesse, la biodiversità, per pagare i salari delle persone e per sviluppare nuove attività come agricoltura, acqua e rinnovabili. È un ciclo completamente pulito che lavora per conservare la foresta ma che produce anche un flusso di crediti di CO2. Si tratta di una nuova economia dove noi stiamo correndo tantissimo per essere capaci, facendo bene alla natura, creando posti di lavoro in connessione con Onu e con tutte le fonti certificatrici. Seguiamo tutti gli standard per essere certificati e trasparenti", ha spiegato il manager. Ha voluto poi sottolineare come sta cambiando l'azienda: "Stanno nascendo nuove forme di attività fino a poco tempo fa impensabili che ci propongono come attori diversificati. È chiaro che la nostra base è la conoscenza decennale di questi paesi. Tutte le tecnologie nascono dalle competenze che abbiamo sviluppato nell'ambito della chimica, della geologia e della raffinazione. C'è una trasformazione professionale che sta coinvolgendo la società ma ci permette allo stesso tempo di coinvolgere i nostri interlocutori all'estero. È un progetto meraviglioso che ci sta esaltando e che sta portando molto entusiasmo all'interno di Eni".