Economia
Enrico Letta parla di Europeans alla Bocconi: l’Europa continua a sognare
Dopo il successo di Emmanuel Macron anche Enrico Letta sogna la nuova Europa
Introdotto con poche e decise parole il concetto che “il sogno europeo non è finito”, riferendosi a Emmanuel Macron e alla “irruzione di una nuova forza coraggiosa e convinta della ricostruzione europea”, il presidente della Bocconi, Mario Monti, ha ceduto la parola a Enrico Letta durante la Conferenza annuale promossa dalla Fondazione Achille e Giulia Boroli.
Un attento pubblico, costituito per la maggior parte da studenti, che partecipavano alla conferenza, ma anche da numerosi docenti ed economisti, ha applaudito con rara intensità gli interventi dell’ex presidente del Consiglio, ora decano della Paris School of International Affairs.
“Ieri notte al Louvre abbiamo ascoltato l’Inno alla Gioia. Una chiara visione e un chiaro contenuto. Una provocazione? No, il sogno europeo non è finito. Ma se qualcuno mi avesse sentito dire un anno fa che la Gran Bretagna sarebbe uscita dall’Europa, o che Trump sarebbe diventato presidente, o che il referendum italiano di dicembre sarebbe stato bocciato, o che uno sconosciuto di nome Macron sarebbe diventato presidente in Francia, non avreste detto che avevo perso la bussola?”
Così Enrico Letta cattura subito l’attenzione di una audience colta, preparata, ma soprattutto desiderosa di comprendere i prossimi sviluppi dell’Unione Europea.
I CAMBIAMENTI STESSI CAMBIANO
“La verità è che siamo in un tempo in cui i cambiamenti stessi cambiano, arrivano con tre caratteristiche non paragonabili a quelle del passato: 1) un’intensità senza precedenti, come uno tsunami 2) totalmente improvvisi 3) imprevedibili. Non c’è nemmeno il tempo di metabolizzarli”.
Questo fenomeno tocca anche la vita delle imprese: non c’è più tempo, occorre una reattività immediata, vince chi gioca il suo ruolo interpretando al meglio l’intensità del cambiamento. Oggi non serve più la retorica, occorre abbandonare i canoni tradizionali: perché il sogno non sia finito occorre reinterpretarlo. “L’Europa è la più grande prospettiva che abbiamo di fronte” prosegue Enrico Letta, anche se i picchi di antieuropeismo sono evidenti.
TRE FASI HANNO CARATTERIZZATO L'EUROPA
“Che cosa ci ha portato fin qui? Ci sono state tre fasi”. All’inizio, dopo la seconda guerra mondiale, contava soprattutto il rapporto tra Francia e Germania, con un’importante presenza anche dell’Italia. La seconda fase parte dalla caduta del Muro di Berlino: con un’improvvisa apertura si arriva praticamente ai confini con la Russia. Del resto se non fosse stato così, oggi ci troveremmo con Putin a pochi chilometri da noi, al confine con l’Austria. Ma soprattutto si sono aperti i confini mentali. La terza fase ha avuto inizio nel 2016, con un periodo di forte rottura, quando è stata messa in discussione la chiave sulla quale si basano i nostri principi e il concetto stesso di integrazione.
Dobbiamo ricordare che nel tempo l’Europa ci ha dato prima la pace, poi la libertà e la crescita. Chi critica l’euro dimentica che dal momento della sua introduzione un miliardo di persone nel mondo è uscito dalla morte per fame. “Ci manca la finalizzazione delle priorità” conclude Enrico Letta. Come Macron, è fondamentale fare un discorso di verità.