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Economia
Eredità Berlusconi, il 33% che dà il potere. Il rischio faida Agnelli-Elkann
Luigi Berlusconi

Eredità Berlusconi, il fattore Fascina che può stravolgere gli equilibri

Con la morte di Silvio Berlusconi si è immediatamente aperta la questione dell'eredità. Tutto ruota intorno alle ultime volontà dell’ex premier e a una percentuale: 33%. Per la verità - si legge sul Corriere della Sera - non esistono conferme ufficiali che Berlusconi abbia lasciato un testamento. Ma è più che un'ipotesi anche perché la famiglia è articolata, il patrimonio da dividere altrettanto e il Cavaliere avrebbe meticolosamente dosato ogni mossa e passaggio per scongiurare, anche lontanamente, uno scenario alla Agnelli-Elkann. Nel documento, che dovrebbe essere nelle mani dello storico notaio del gruppo, Arrigo Roveda dello Studio RLCD di Milano, sono contenute le volontà di Berlusconi — forse espresse in più riprese — sulla destinazione del 33% del patrimonio.

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Cioè - prosegue Il Corriere - la quota disponibile per chi non ha coniuge ma più figli (5 in totale). Ciò significa grosso modo 1,3 miliardi dei 4 miliardi complessivi, calcolando partecipazioni azionarie e immobili. Semplificando (la questione è decisamente più complessa): poiché il fondatore deteneva il 61% questo significa che circa il 40% viene assegnato in automatico ai figli (8% a testa) che sono gli unici altri azionisti della holding alla testa del gruppo. Il risultato è che già oggi Marina e Pier Silvio hanno poco meno del 16% ciascuno (32% cumulato), mentre i tre figli del secondo matrimonio con Veronica Lario (Barbara, Luigi ed Eleonora) vanno complessivamente al 46% e dunque raggiungono la quota di maggioranza relativa. Dunque in questa ripartizione (32%-46%) il 20% è dirimente per il controllo. Ed è nella gestione di questo pacchetto che il Cavaliere potrebbe avere deciso di far entrare nella cassaforte Marta Fascina e, ipotizzano altre fonti, anche alcuni storici amici come Fedele Confalonieri e Adriano Galliani.

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