Economia
Eurozona, sprint per il bilancio. Entrate e spese: come funzionerà
La Germania non si oppone più al bilancio per l’eurozona e a trasformare l’Esm nel Fondo monetario europeo, ma restano da decidere regole di funzionamento e...
Già all’epoca apparve chiaro che si sarebbero dovute trovare nuove risorse e che non sarebbe stato possibile attingere fondi dal bilancio comunitario 2014-2020, pena l’immediato deragliamento di ogni negoziato in merito. L’idea venne rilanciata pochi mesi dopo anche da uno studio redatto dai quattro presidenti di Consiglio, Commissione, Parlamento e Banca centrale europea che prevedeva la creazione di “un bilancio autonomo per l’eurozona, dotato di una capacità fiscale per aiutare i paesi membri ad assorbire gli shock”. Anche in quel caso tutto rimase sulla carta, nonostante il documento avesse generato una serie cospicua e autorevole di riflessioni.
Una delle più apprezzate fu quella dell’economista tedesco Guntram Wolf, direttore e capo del comitato scientifico del think-thank indipendente belga Bruegel, secondo cui essendosi le regole del trattato di Maastricht rivelate “drammaticamente inadeguate” nel gestire le crisi, la creazione di un bilancio dell’eurozona avrebbe aiutato a restituire fiducia e credibilità sui mercati all’euro e ai paesi che la utilizzano, scongiurando rischi di shock asimmetrici nell’eurozona.
Il bilancio dell’eurozona sarebbe dunque un’arma decisiva per la sopravvivenza dell’euro, ma non tutti sono d’accordo. Un altro economista tedesco, Daniel Gros, direttore del Cesp (Centre for european policy studies), rifacendosi al caso degli Stati Uniti sostenne che solo una piccola parte delle risorse necessarie a favorire la ripresa di uno stato dovesse provenire da un budget federale, mentre più importante è l’unione bancaria.
Differenze e diffidenze che l’incontro Macron-Merkel non sembra avere superato, col rischio che a fine giugno anzichè veder nascere un euro-budget da 100-200 miliardi di euro l’anno, da finanziare verosimilmente pro-quota da parte dei 19 paesi aderenti (per l’Italia sarebbero 10-20 miliardi di euro di contributi) si partirà da un livello molto più contenuto.
Considerando che la Commissione Ue ha presentato una proposta da 1.135 miliardi di euro per il bilancio Ue-28 per il 2021-2027, all’interno del quale sono già stati individuati due nuovi fondi “anticrisi”, uno da 30 miliardi, il Fondo di stabilizzazione degli investimenti, destinato ai paesi colpiti da crisi per aiutarli a mantenere costante il livello di investimenti pubblici tramite prestiti garantiti dal bilancio Ue, l’altro, un fondo da 25 miliardi, per aiutare paesi impegnati nella realizzazione di riforme strutturali (e favorire la convergenza dei paesi che in futuro vorranno adottare l’euro), la cifra potrebbe oscillare tra i 25 e i 50 miliardi, ossia tra lo 0,2% e lo 0,4% del Pil dell’Eurozona. Dopo nove anni di riflessioni e passi da formica, si troveranno finalmente d’accordo i leader europei a fine giugno?
Luca Spoldi