Economia

Aiuti di Stato per Fiat e Stellantis: incassati 4 miliardi in 34 anni

di Redazione Economia

Dal 2014 al 2020, l'allora Fca ha beneficiato di contributi Inps per 446 milioni. Con Stellantis i sussidi sono raddoppiati, raggiungendo quota 984 milioni

Aiuti di stato e sussidi in favore di Fiat e Stellantis: ecco quanto hanno incassato

La questione degli aiuti di Stato e degli incentivi pubblici alla grande industria automobilistica italiana, che da oltre un secolo rappresenta uno dei pilastri dell'economia del Paese, è sempre stata densa di controversie. Negli anni, la Fiat, poi trasformata in Fca e infine in Stellantis, ha goduto di sostanziosi contributi e agevolazioni che però hanno suscitato non poche discussioni.

Oggi, con Stellantis che segna una dimensione più globale e meno italiana della vecchia Fiat, questi legami sono diventati sempre più tesi e sottili. E come emerge dal dataroom di Milena Gabanelli, le difficoltà legate al lavoro continuano a pesare in un calcolo di costi e benefici estremamente complesso.

Il Registro nazionale aiuti di Stato, a partire dal suo avvio nel 2016, evidenzia come Fca e successivamente Stellantis abbiano ricevuto sostegni per un totale di 100 milioni di euro fino all'inizio del 2024, comprensivi dei 7 milioni di incentivi per il rinnovo di macchinari secondo i principi dell'industria 4.0. Questa cifra è però solo una parte dell'intera questione legata ai contributi pubblici.

Negli anni la cassa integrazione è stata uno strumento ampiamente utilizzato dall'azienda. Un esempio lampante è Mirafiori dove questa pratica è diventata quasi endemica in alcune realtà. Dal 2014 al 2020, l'allora Fca ha beneficiato di contributi dall'Inps per 446 milioni di euro, con una quota aziendale di 263 milioni. E con la nascita di Stellantis, i numeri si sono ulteriormente ingigantiti, con quasi 984 milioni di euro di cassa integrazione, di cui solo 280 milioni a carico dell'azienda.

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Una diretta conseguenza degli ammortizzatori sociali, tra le altre strategie aziendali, è stata la riduzione del numero di dipendenti, che ha visto una diminuzione da 52.700 a 42.700 persone dal 2021. Questo dimostra come i contributi statali non abbiano in realtà sempre garantito la stabilità occupazionale. Inoltre, sempre nel dataroom di Milena Gabanelli, si stima che dal 1990 al 2019, includendo anche altre aziende del gruppo come Magneti Marelli, Iveco e Pwt, i contributi ammontino a circa 4 miliardi su più di 10 miliardi di investimenti dichiarati.

Inoltre, durante la pandemia, Fca ha anche ottenuto una garanzia statale per un prestito da oltre 6,8 miliardi di euro attraverso la Sace. Questo prestito, erogato da istituti privati ma garantito dallo Stato, era vincolato a un programma di investimenti nel Paese, con una forte enfasi sugli stabilimenti produttivi. Tuttavia, questo episodio ha sollevato interrogativi sulla reale necessità di un'azienda ormai globalizzata e sulle condizioni poste per l'erogazione del sostegno finanziario.

Insomma, tra aiuti di Stato, incentivi, gestione degli ammortizzatori sociali e impegni occupazionali, l'equilibrio tra il supporto pubblico per salvaguardare un'industria chiave e la sostenibilità di questi interventi rimane un dilemma aperto.