Economia

Fibercop cambia nome per distanziarsi da Tim: registrati quattro nuovi brand

L'Associazione Italiana Internet Provider (Aiip) ha segnalato all'Autorità per la concorrenza l'uso del marchio Tim da parte di Fibercop, dopo la separazione della rete

di Maddalena Camera

Nuovi nomi per Fibercop

FiberCop, la società della rete fissa venduta da Tim il 1 luglio e acquisita dal fondo Usa Kkr e dal Mef, vuole cambiare nome. Per questo ha registrato, nel novembre scorso, presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, quattro nuovi brand tra cui poter scegliere: Nealia, Nealtis, Proximita e Iperide. L'ultimo è forse quello più significativo.  La volontà pare quella di volersi differenziare sempre più da Tim visto che ora la rete ha un nuovo padrone.  E forse è anche per questo che non sono ancora state rinnovate le livree di auto di servizio e degli addetti che portano ancora il marchio Tim. 

Nei giorni scorsi l'Associazione Italiana Internet Provider (Aiip)  ha inoltrato una segnalazione all'Autorità per la concorrenza contestando l'utilizzo del marchio Tim da parte di Fibercop dopo la separazione della rete. L’associazione infatti ha riscontrato che la manutenzione della rete FiberCop  viene fatta utilizzando veicoli e personale con marchio Tim nonostante, tra le due società, sia stato stipulato un Master Service Agreement (MSA) per i servizi offerti. Secondo Aiip la situazione genera confusione anche se FiberCop è comunque una società distinta con un presidente Massimo Sarmi, manager di lungo corso in Tim e Poste Italiane e un amministratore delegato, Luigi Ferraris, che è stato ad di Ferrovie delle Stato, recentemente colpita da notevoli problemi operativi, dal 2021 fino al 2024, quando il 2 luglio scorso è stato nominato al vertice della società della rete.

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I soci di FiberCop, o qualunque sia il nome che verrà scelto, sono comunque chiamati a fare scelte importanti per garantire all'Italia la migliore e più estesa connettività a banda ultralarga. Da un lato per completare la rete esistente nelle aree grigie, ossia quelle a semi fallimento di mercato dove la società si è aggiudicata 7 lotti dove portare la fibra, finanziati con il Pnrr, sia per verificare le condizioni per la creazione di una rete unica con l'altro gestore wholesale, Open Fiber. Un'operazione che sarebbe molto utile anche per Tim al fine di incassare i 2 miliardi di "premio" promessi al momento della firma del contratto per la cessione della rete da cui sono stati già incassati 18 miliardi andati a riduzione del debito dell'ex-monopolista che aveva raggiunto i 26 miliardi di euro.