Il super-franco danneggia la Svizzera
Si chiuderà con una maxi-perdita, stimata in 23 miliardi di franchi (21,2 miliardi di euro) il bilancio 2015 della Banca nazionale svizzera (BNS). Sul risultato della banca centrale elvetica pesa soprattutto il disavanzo, pari a 20 miliardi di franchi, sulle posizioni in valute estere legato alla decisione a sorpresa - adottata lo scorso 15 gennaio - di abolire la soglia minima di cambio di 1,20 franchi per un euro, in vigore dal 2011. A seguito della decisione il franco svizzero ha subito una netta rivalutazione sulle altre valute principali, con un netto impatto sulle riserve detenute dalla BNS che comunque, in linea con il proprio mandato, ha annunciato di voler comunque procedere alla distribuzione ordinaria di un miliardo di franchi per la Confederazione e i Cantoni.
Oltre a questa distribuzione, la BNS verserà un dividendo di 15 franchi per azione. Queste misure non sono messe in discussione, spiega la banca centrale, perché vi è un saldo positivo tra la riserva per le distribuzioni future, che ammonta a 27,5 miliardi di franchi, e il totale della perdita annuale e dell'attribuzione all'accantonamento per riserve monetarie, di circa 24,5 miliardi di franchi. Oltre alle perdite sulle posizioni in valute estere (particolarmente pesanti nel primo semestre: 50,1 miliardi), sull'esercizio annuale pesa anche il rosso per 4 miliardi sulle riserve auree. Il risultato delle posizioni in franchi risulta invece in attivo con un utile di circa un miliardo. Le cifre fornite oggi sono provvisorie: per quelle definitive bisognerà attendere il prossimo 4 marzo.