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Economia
Il porto di Talamone diventa un caso nazionale

Porto di Talamone

Porto di Talamone: il blitz del Comune di Orbetello scatena un caso nazionale

Diventa un caso nazionale la questione del rifacimento del porto di Talamone, gioiello della Maremma. Il blitz del Comune di Orbetello (raccontato, da ultimo, qui https://www.affaritaliani.it/amp/economia/porto-di-talamone-costi-da-42-milioni-ma-in-cassa-ci-sono-solo-45mila-euro-933812.html) che ha messo in corsia preferenziale una piccola srl di imprenditori locali, potrebbe essere una sorta di caso pilota di tentativi di speculazione sulle concessioni marittime in scadenza.

Il mix tra gli obblighi imposti dalla direttiva Bolkestein e la legge Burlando corre il rischio di cristallizzare una situazione perversa. Di fatto un passo indietro rispetto all’attuale situazione con pochi soggetti che mettono le mani su tutte le licenze marittime a danno di utenti e piccoli operatori. Se n’è accorta Unimpresa, associazione che rappresenta più di 100mila pmi su tutto il territorio nazionale. «La scadenza delle concessioni marittime e balneari, fissata per il 31 dicembre prossimo, corre il rischio di trasformarsi in un grande giro d’affari per pochi, grandi soggetti, a danno dei piccoli imprenditori locali.

Negli approdi o nei porti turistici, infatti, in virtù della legge Burlando, le amministrazioni comunali potrebbero assegnare in blocco, a un solo soggetto, tutte le concessioni in vigore, creando, in buona sostanza, monopoli di fatto che garantirebbero al nuovo titolare di tutte le licenze una inaccettabile posizione dominante. Tutto questo configura il concreto rischio di speculazione, che sarebbe lesiva dei principi volti a favorire una maggiore concorrenza tra imprese. Concorrenza concepita, per sua natura, al fine di garantire competitività, prezzi migliori e servizi più efficienti agli utenti finali, e che invece, finirebbe per essere aggirata.

Abbiamo letto con attenzione, con stupore e pure con preoccupazione, quanto sta accadendo nel Comune di Orbetello: l’amministrazione dell’ente locale in provincia di Grosseto, infatti, ha approvato, a Ferragosto, il progetto per la trasformazione in porto turistico dell’approdo oggi esistente nella cittadina di Talamone. Al momento è in gara un solo soggetto privato che, da gennaio, potrebbe vedersi assegnate tutte le attuali 18 concessioni, finora distribuite fra piccole imprese private e società sportive dilettantistiche. Una situazione che non solo lederebbe gli operatori locali, tagliando fuori, facendole morire, attività, apprezzate da villeggianti e residenti, che hanno storie ultradecennali; ma che, inoltre, penalizzerebbe anche le attività veliche gestite da associazioni aderenti alle federazioni sportive nazionali, con danni per lo sport, la salute e i giovani» ha dichiarato il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «Sono in corso importanti interlocuzioni con la Commissione Ue, volte a ottenere un quadro regolatorio ammorbidito, che consenta proroghe triennali delle concessioni in essere.

Frattanto, il governo è chiamato a vigilare e monitorare costantemente quanto sta accadendo sui territori. Ci troveremmo ad affrontare un paradosso: una riforma che nasce per migliorare i servizi e per far crescere l’economia si potrebbe tradurre in un clamoroso business per pochi eletti. Il futuro delle micro, piccole imprese va salvaguardato a tutti i costi e non è ammissibile che, mentre il governo nazionale combatte a Bruxelles, per evitare che la valanga Ue travolga i balneari, le amministrazioni comunali vadano in direzione opposta, scavando la fossa ai piccoli operatori locali» ha aggiunto Ferrara.

A Talamone, intanto, resta alto il livello di guardia sull’iter per il progetto del molo. Esperti e legali affilano le armi, per cercare di intervenire quanto prima su più fronti. E la comunità locale, preoccupata per le ricadute su più fronti, è in fermento. A fare da portavoce alle istanze del paese, tanto dei villeggianti quanto degli operatori, è il Comitato Salviamo Talamone: l’associazione ha chiesto che il Comune di Orbetello garantisca la massima trasparenza per la vicenda relativa alla trasformazione dell’approdo di Talamone - cittadina in provincia di Grosseto - in porto turistico. In particolare, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Andrea Casamenti deve fare chiarezza sulle interlocuzioni con la Società Porto Turistico di Talamone, il cui progetto per la darsena della Maremma, approvato a cavallo di Ferragosto, pare godere di una inedita corsia preferenziale. Non si capisce a quale titolo, come emerge testualmente dal verbale dell’assemblea della stessa Società, svoltasi lo scorso 25 giugno, il Comune abbia anticipato le sue volontà e determinazioni politiche a un soggetto in gara per una concessione pubblica.

Nel verbale, si dice espressamente che «il giorno 3 luglio il cda e gli avvocati si recheranno in Comune per un primo incontro atto a chiarire i tanti punti del cammino procedurale. Dopo questo incontro e dopo la data del 10 luglio entro la quale il Comune si è impegnato a produrre una delibera di giunta in favore della pubblicazione del progetto, organizzeremo una nuova assemblea per informare e deliberare in merito agli impegni per l’eventuale prosieguo». Il 25 giugno, dunque, la Società Porto Turistico di Talamone era preventivamente a conoscenza di quanto avrebbe successivamente posto in essere l’amministrazione comunale orbetellana. La questione, pertanto, merita approfondimenti e pone alcuni, importanti interrogativi. Perché il Comune ha anticipato atti ufficiali, non ancora formalmente esistenti, a un soggetto privato e in gara, garantendo così un vantaggio competitivo a danno di eventuali concorrenti? E come mai lo stesso Comune ha pubblicamente parlato della gara in questione, il 29 agosto, soltanto dopo le nostre prese di posizione pubbliche della scorsa settimana e non in concomitanza con la delibera del 16 agosto? La risposta a questi interrogativi diventa centrale affinché sia assicurata trasparenza a questa operazione che, per ora, appare avvolta nell’ombra e gestita con logiche almeno apparentemente lontane dalla tutela degli interessi collettivi.






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