Economia

Inflazione Usa ai massimi da 30 anni per benzina, alimentari e caro affitti

di Daniele Rosa

Nonostante il cauto ottimismo di Joe Biden il trend preoccupa gli analisti: un rialzo prolungato danneggerà produzione e distribuzione mondiale

Inflazione Usa ai massimi da 30 anni , Joe Biden rassicura ma gli analisti sono preoccupati 

Sebbene tutti i Governi stanno mandando messaggi ottimistici sulla ripresa in atto dopo due anni di pandemia da Coronavirus qualche segnale di preoccupazione continua ad affacciarsi evidente sulla scena economica mondiale. 

Uno fra questi è l’inflazione che, subdolamente, si muove con imprevisti rialzi di prezzi. In alcuni casi provocati dalla politica (leggi carenza di gas all’Europa da parte della Russia, o mancanza di microchip “centellinati” da una Cina egoista), ma altri legati a naturali processi economici.

Un segnale di inflazione significativo sta perdurando da mesi negli Stati Uniti. Sebbene le autorità statunitensi continuino a dire che questa inflazione è soltanto temporanea la realtà sembra andare nel verso opposto. I dati di ottobre infatti confermano che l’inflazione c’è e che non è certamente passeggera.   

L'indice dei prezzi al consumo (IPC) infatti è salito proprio nel mese scorso al 6,2%, il peggior dato dal 1990. Questo trend è dovuto principalmente all'aumento dei prezzi della benzina e dei generi alimentari, nonché all'aumento degli affitti.

Gli osservatori economici sono concordi nel dire che, se questo trend, iniziato nella tarda primavera, dovesse continuare, ed anzi consolidarsi, l'inflazione rimarrà alta anche nel prossimo anno. Una previsione che complicherà sicuramente un quadro contraddistinto dalla crisi produttiva e distributiva a livello mondiale.

La guerra in atto tra Stati Uniti, che di fatto hanno bloccato milioni di container per rispondere alla ‘carenza’ di microchip creata dalla Cina, e il gigante asiatico sta mettendo a dura prova i produttori di automobili e di tutti gli imprenditori che necessitano di materie plastiche.

Ad ottobre l’IPC è aumentato di quasi un punto (0,9%), più del doppio del dato di settembre (0,4%). In termini di inflazione annua, la percentuale registrata a ottobre è stata del 6,2%, quasi un punto in più rispetto a quella registrata a settembre (5,4%).

In pratica i dati sono i peggiori degli ultimi trenta anni, secondo le ultime statistiche del Dipartimento del Lavoro. L’ indice dei prezzi core, o hard inflation, che esclude comparti molto flessibili come cibo ed energia, è aumentato del 4,6% a ottobre rispetto all'anno precedente e di oltre il 4% a settembre. Un aumento che non si registrava dal 1991.

Mentre alcuni settori, come la vendita delle auto usate o le spese per viaggi e trasporti, hanno mantenuto prezzi calmierati, il comparto dell’alimentazione ha visto un notevole trend in crescita. I prezzi dei generi alimentari hanno registrato un aumento annuo del 5,3% nel decimo mese dell'anno, sette decimi in più rispetto a settembre.

Gli affitti e altri costi relativi all'alloggio, che rappresentano circa un terzo dell’ IPC, sono aumentati costantemente negli ultimi mesi, mentre anche alcuni servizi stanno diventando più costosi poiché le aziende aumentano i salari per attirare manodopera.

Tutto questo quadro è in diretto contrasto su quanto sia il Presidente Biden che la stessa Federal Reserve avevano detto riguardo alla fiammata inflattiva. La ritenevano soltanto una diretta conseguenza della fase espansiva dei consumi di questa primavera.

Aumento dei consumi dovuto, secondo loro, ai piani di stimolo del governo e alla crescita del processo di vaccinazioni. La Fed aveva immaginato un trend del 2% ma tale orizzonte sembra oggi più lontano. La maggior parte degli analisti ritiene che si dovrà aspettare un raffreddamento soltanto alla fine del prossimo anno.

La Fed, ha così modificato un po’ le sue previsioni, sostenendo che il rischio inflazionistico era una minaccia. Per questo ha annunciato l'inizio della riduzione del suo programma di acquisto di attività da 120 miliardi di dollari alla fine di questo mese, con tagli mensili da 15 miliardi di dollari.

E il presidente Biden come ha commentato gli ultimi dati sull’inflazione? "L'inflazione fa male alle tasche degli americani e invertire questa tendenza è una delle mie massime priorità” ha ripetuto più volte il numero uno della Casa Bianca. Ma, il cauto ottimismo del democratico, che ha ricordato il dato positivo della riduzione dei prezzi dell’energia nel paese, sembra davvero un modesto desiderio di non voler vedere ad occhi aperti una realtà che è invece sempre più preoccupante.