Economia

ING per le startup: alla 4° edizione di ING Challenge il premio va a RiceHouse

Casali Valentina

RiceHouse si aggiudica la vittoria della ING Challenge. Alla startup un premio di 10.000 euro e un percorso formativo per implementare business innovativi

Dopo Torino, Milano e Roma, si è tenuta oggi la tappa finale della 4° edizione di ING Challenge, progetto dedicato alle startup con il quale ING e la piattaforma d’innovazione H-FARM intendono supportare il talento e l’innovazione. A vincere il premio di 10.000 € è stata la finalista RiceHouse, realtà emergente nella circular economy.

Con l’esperienza del bootcamp si è chiusa la 4° edizione della ING Challenge, contest per giovani imprenditori ideato da ING in collaborazione con H-FARM, la piattaforma d’innovazione fondata nel 2005 per supportare la creazione di nuovi modelli d’impresa e l’educazione dei giovani e delle aziende italiane in un’ottica digitale. Il progetto, partito a luglio dello scorso anno con la tappa torinese, ha visto sfidarsi tantissime startup intenzionate a ottenere il premio in denaro e il supporto formativo offerto da ING e H-FARM. Tre sono stati gli eventi in altrettante città italiane – dopo Torino, anche Milano e Roma – per approfondire il mondo delle banche e le loro opportunità evolutive in relazione a Beyond Banking (Torino, 17 luglio), FinTech e Open Banking (Milano, 24 ottobre) e Green & Circular Economy (Roma, 21 novembre). La tappa finale, riservata al bootcamp, si è tenuta presso l’H-Campus di Treviso, un campus sostenibile in cui trovano spazio aule, laboratori, auditorium, sale riunioni ma anche spazi sportivi e dedicati alla cultura.

"ING Challenge è un’iniziativa a cui teniamo molto”, ha commentato ad Affaritaliani.it Valerio Fallucca, Head of Retail Banking di ING per l’Italia, “perché ci consente di avere uno sguardo privilegiato sul fronte dell’innovazione e, allo stesso tempo, di premiare il talento imprenditoriale e i player più promettenti nell’ambito della trasformazione digitale e della sostenibilità, due aspetti molto importanti per ING”. “In un mondo in sempre più rapida evoluzione vogliamo essere in prima linea nel guidare il cambiamento. Il contatto con le startup è per noi fonte di ispirazione, ci aiuta a guardare oltre il perimetro tradizionale di attività e a far prendere forma alla banca di domani, in cui tecnologia e sostenibilità giocheranno un ruolo sempre più rilevante”.

ING Challenge: i finalisti

I finalisti sono stati selezionati nell’arco di quasi un anno fra tantissime realtà. Per il FinTech è stata scelta Arbitryum, startup già vincitrice della tappa milanese, che trasforma i siti di comparazione di prezzi in digital personal advisor, sfruttando il potere dei Big Data. Al momento è presente con un’offerta nella telefonia, ma si propone di scendere presto in campo per il settore dell’energia, assicurativo e di prodotti finanziari. Arbitryum è stata premiata per aver dimostrato di saper rispondere a un’esigenza di mercato concreta con una soluzione già implementata e dal grande potenziale.

Per il Beyond Banking la startup finalista era Call me Spa, realtà che si è aggiudicata la vittoria nella tappa torinese per le modalità innovative con le quale fornisce servizi di wellness e fitness direttamente a domicilio. La giuria ha giudicato quello di Call me Spa un progetto “che dimostra una buona comprensione delle dinamiche del mercato, la price analysis, la scalabilità dell’idea e la sua applicazione a target differenti (privati, hotel e aziende)”.

Per il Green a passare le selezioni è stata RiceHouse, realtà vincitrice a Roma che utilizza gli scarti della produzione di riso come materiale da costruzione al fine di attivare un processo virtuoso dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Rice House, esempio evidente di circular economy, si occupa dello sviluppo, della produzione e commercializzazione di questi materiali biocompositi che, in ambito edile, sono caratterizzati dall’elevata efficienza energetica e acustica, da comfort abitativo, salubrità degli ambienti ed eco-compatibilità.

ING Challenge: il bootcamp

Il bootcamp, durato tre giorni, ha costituito un’occasione di formazione e confronto per le tre startup finaliste. ING ha messo a loro disposizione tutor esperti per approfondire tematiche di business e coach per affrontare la fase finale della “gara”.

I temi trattati sono stati scelti sulla base delle esigenze espresse dalle startup finaliste in un questionario realizzato ad hoc. Tra questi:

  • customer journey e identificazione dei pain point del cliente tipo, nelle diverse realtà;
  • business model, identificazione nuove opportunità e piano di sviluppo nel breve/lungo periodo;
  • marketing & growth hacking (come fare esperimenti efficaci per validare le proprie soluzioni sul mercato);
  • fundraising;
  • teambuilding (come creare team e trattenere i talenti);
  • pitch (incluso un training con attori teatrali).

Molti dei temi sono stati approfonditi tramite sessioni one to one durante le quali le startup hanno potuto ricevere feedback onesti.

ING Challenge: il vincitore è RiceHouse

Ad aggiudicarsi il premio per la ING Challenge è stata la startup RiceHouse “per la forte componente di innovazione e perché ha saputo, partendo da elementi semplici e naturali, valorizzare il legame con il territorio. Inoltre quello della sostenibilità e della circular economy sono trend in forte crescita che offriranno sicuramente grandi opportunità di sviluppo futuro”.

Ad Affaritaliani.it Tiziana Monterisi, Ceo e co-founder di RiceHouse, si è detta molto soddisfatta della vittoria: “Al di là del premio economico, che è per noi un polmone importante per andare avanti, abbiamo davvero apprezzato l’esperienza del bootcamp. Sono stati tre giorni intensi di condivisione con le altre startup e i mentor, che ci hanno dato la possibilità di avere un punto di vista diverso dal nostro quotidiano e dal nostro business. È stata un’occasione unica di scambio e confronto, un momento che ci ripaga per l’impegno che mettiamo nella nostra attività”.

Interrogata sulle ragioni di questo progetto, Monterisi ha risposto: “Sono un architetto e da sempre lavoro in un mondo, quello dell’edilizia e delle costruzioni, che impatta molto sia dal punto di vista ambientale sia da quello della salute. I progetti non sono fatti a misura d’uomo e io non mi ritrovavo in questo. Poi mi sono trasferita a vivere a Biella e il paesaggio delle risaie mi ha colpita; ci ho visto bellezza ma anche opportunità. Nello scarto del riso ho trovato l’oro, una materia prima che ci permette di produrre materiali naturali ma ad altissima efficienza. Così oggi, grazie agli scarti, progettiamo case performanti sia per l’uomo sia per l’ambiente”.

RiceHouse ha creato una filiera di economia circolare che parte dall’agricoltura e ritorna alla natura, producendo architettura e design sostenibile. “Oltre ai ritorni in termini di sostenibilità ambientale, il nostro progetto”, ha chiosato Monterisi, “ha una valenza economica e sociale. Aiutiamo infatti un territorio in crisi, creiamo posti di lavoro e apriamo nuovi mercati. Tutto grazie all’innovazione, ambito in cui continueremo a investire anche grazie al premio vinto oggi che utilizzeremo per incentivare la ricerca e sviluppo e per ottenere le certificazioni che diano credibilità al nostro prodotto sotto il profilo della qualità”.