Economia

Pietro Paganini: "La Cina opera in modo scorretto e infrange qualsiasi regola"

di Mirko Crocoli

Intervista all'economista docente della John Cabot University di Roma e della Temple University di Philadelphia

D. La pandemia sta cambiando gli equilibri tra le grandi potenze. Stiamo entrando in una nuova Guerra Fredda? Usa – Russia e Cina non fanno ben sperare.

R. Come ho detto il virus è un incidente che sia per il morso di un pipistrello o per una fuga dal laboratorio. Ma è evidente che la Cina ne ha approfittato. Implicitamente la mancanza di tempestività e l’assenza di trasparenza hanno favorito la diffusione del virus. Di questo Pechino e OMS sono responsabili. La Cina opera nel contesto mondiale in modo scorretto, infrangendo qualsiasi regola. Non vogliono colonizzare il mondo, ma vogliono prendersi le sue risorse sia per consumarle sia per vendergli i suoi prodotti. La Cina ha bisogno di un mercato enorme per sopravvivere. Lo aveva trovato in Italia e in paesi in difficoltà: ti tengo in vita per venderti prodotti scarsi a poco prezzo che mi consentano di crescere come potenza. Trump lo aveva capito ma ha usato i mezzi sbagliati, andando alla guerra commerciale da solo. Biden persegue le stesse politiche del predecessore, ma con una strategia più intelligente, cioè coinvolgendo i partner in un tanti contro uno. Ha convinto il G7 e ora ci prova persino con la Russia. L’Europa, non solo l’Italia, deve allearsi agli USA ma non come protagonista. L’Europa deve dire chiaro all’America: siamo con te contro Pechino, ma siano contro di te quando cerchi di fare il furbo spiandoci, portandoci via le aziende, e considerandoci, al pari di ciò che fa la Cina, un mercato a cui vendere per sopravvivere. Io vorrei un’Europa prima potenza mondiale e un’Italia protagonista. 

D. Professore, torniamo ai vaccini. AstraZeneca sì AstraZeneca no. Johnson & Johnson anch’esso fa discutere. Cosa sta succedendo? Non si è corsi un po’ troppo con questi vaccini a vettore virali? Poca sperimentazione? 

R.  Come per i brevetti. Si va per sentito dire e per scelte emotive. Purtroppo, e questo va accettato, stiamo agendo nel buio in una situazione di emergenza. Ma dobbiamo cancellare le scelte emotive. Dobbiamo compiere scelte razionali sulla base dei fatti della scienza. Abbiamo dato AZ ai giovani (compreso me) per poi dirgli che è pericoloso e lo si sostituisce con un cocktail mai sperimentato. Sul binomio AZ/Pfizer ci sono 4 studi, solo uno pubblicato. All’Aifa si sono presi una bella responsabilità, un salto nel buio, una scelta di pancia. Questo atteggiamento mi preoccupa, perché introduce dei pericolosi precedenti. 

D. Variante Indiana a parte che, si spera, rimanga confinata a pochi casi lei si è fatto un’idea di quando saremo fuori definitivamente da questo incubo?

R. Quando il virus sarà endemico, e quindi parte innocua delle nostre vite. Per questo serve tempo, serve adattamento, nel senso evoluzionistico. I vaccini, di cui conosciamo ancora poco, almeno per gli effetti collaterali, ci sono di grande aiuto nel velocizzare e facilitare questo adattamento che in altri tempi sarebbe costato molte più vite. In un anno, grazie alla scienza e alla capacità di fare innovazione, l’umanità ha prodotto terapie e cure innovative che hanno salvato e salveranno milioni di persone rispetto ad un virus la cui dinamica evolutiva, lo vediamo con l’aggressività delle varianti, è molto originale. In questa fase, dobbiamo resistere, non dimenticarci che siamo ancora in pandemia, che ci sono paesi dove il virus sta facendo danni. Non dobbiamo insomma, dimenticare quelle accortezze fondamentali che abbiamo imparato: prudenza, mantenere il distanziamento ove necessario (luoghi chiusi soprattutto), e disinfettarsi ogni volta possibile. 

D. Tema immigrazione. Molto delicato. A suo giudizio come vede la situazione nel tratto marittimo Libia-Sicilia? Il nostro Paese dovrebbe forse imporsi maggiormente nelle opportuni sedi europee?  

R.  Il nostro paese avrebbe dovuto imporsi da molto tempo in Libia. Il problema nasce lì e va risolto lì. Ci siamo fatti, come spesso nel corso della nostra storia, mettere i piedi in testa dalla qualunque. La Libia è strategica per noi e la dobbiamo controllare, non ci sono mezze misure né dobbiamo fare i politicamente corretti. La sicurezza del nostro paese e il controllo dei flussi migratori che significa il rispetto della vita e della dignità degli individui (i migranti ndr) si ottengono anche con il controllo della Libia che per l’Italia deve essere una priorità geopolitica. Invece, come al solito, la nostra diplomazia tira a campare, per non scontentare nessuno, ma soprattutto, per accontentare se stessi. L’unico sconfitto è il nostro paese, come Stato, come insieme di cittadini. Abbiamo tutto l’interesse ad entrare in Africa, che è una risorsa straordinaria di cui dobbiamo favorire lo sviluppo e il processo di democratizzazione, complesso, lento, ma non impossibile. 

D. In conclusione. Siamo oggi in grado di prevedere dopo il lungo lockdown i tempi di crescita socio-economica a corto, medio e lungo raggio per l’Italia? 

R. Paradossalmente, provocatoriamente, la pandemia può essere un’opportunità per l’Italia. Vi siamo entrati con la crescita zero, e un paese moralmente e intellettualmente a pezzi, bisognoso di riforme impossibili. Possiamo uscire con prospettive di crescita, possibili riforme, e un morale ben più motivato. Il rimbalzo ci sarà, è automatico. Per farlo durare occorre investire sia le risorse con le quali ci sitiamo indebitando, sia le riforme necessarie per rendere la nostra economia ma anche la società più in generale, dinamica e proattiva. Le solite riforme sono urgenti e necessarie per far si che la corsa continui. Senza, sarà un semplice rimbalzo, un’illusione. Con le riforme si creano le condizioni perché l’Italia produca e esporti innovazione, attiri investimenti e risorse/capitale umano. Ma tutti i paesi, cominciando da quelli europei, avranno queste nostre stesse opportunità, e non se le faranno perdere. Il vantaggio è che oggi c’è un capitano alla guida che sa dove andare. Pochi al mondo godono di questa fortuna. La domanda finale è semplice: quanto vi starà al comando?