Economia

Italiaonline:27 mln di contributi pubblici, 80 mln di dividendi agli azionisti

Luca Spoldi

Dopo aver sfruttato 27 milioni di contributi pubblici e distribuito 80 milioni di dividendi agli azionisti, Italiaonline potrebbe mandare a casa 400 dipendenti

Ultime ore per trovare un'intesa tra azienda e sindacati al tavolo convocato al Ministero per lo sviluppo economico (Mise), poi in Italiaonline potrebbero partire le lettere di licenziamento che hanno come destinatari fino a 400 dipendenti della prima internet company italiana (5,4 milioni di utenti unici a fine marzo, con una "market reach" del 54%) controllata dal magnate egiziano Naguib Sawiris che due anni fa rilevò l'ex "reginetta" delle new economy tricolore, Seat Pagine Gialle.

Un'azienda, quest'ultima, che ha sofferto una crisi durissima per anni, per poi siglare un accordo sindacale pochi mesi prima di cambiare proprietà, accordo in base al quale veniva accettato un piano di crisi che prevedeva 276 casse integrazioni strarodinaria (Cigs) "a zero ore" e altre 307 Cigs "a rotazione", 4 giorni al mese, a fronte di circa mille dipendenti complessivi del gruppo. Cigs, tra l'altro, che ha comportato per lo stato l'erogazione di 27 milioni di contributi come più volte ricordato dalle Rsu Italiaonline.

Nel frattempo Seat Pagine Gialle era arrivata dopo lunghe trattative coi propri creditori a siglare un un concordato che aveva tagliato 1,4 miliardi di debiti consentendo al patrimonio netto di tornare in positivo per 174 milioni di euro e alla posizione finanziaria netta di tornare positiva per una settantina di milioni calati, a fine marzo, a 52,2 milioni per Italianonline, che grazie all'acquisizione e fusione di Seat Pagine Gialle si ritovò così in borsa.

Il piano di crisi termina appunto oggi, col rischio che sia avviato il licenziamento per 400 dipendenti, di cui 248 a Torino, dopo che già la rete di agenti commerciali è stata dimezzata (da 1.300 a 700 agenti sul territorio), anche se il numero finale dei licenziamenti potrebbe essere più basso se è vero che la sede di Torino sarà mantenuta, anziché essere chiusa come inizialmente preventivato, e che verranno previsti incentivi (da 10 a 24 mesi di retribuzione lorda) all'uscita volontaria di un massimo di circa 300 dipendenti che non dovessero opporsi al licenziamento.

Svanita lo spiraglio di un accordo per ridurre di metà il numero degli esuberi, mantenendo 200 dipendenti in azienda previa riqualificazione e solo "se ritenuti idonei" (punto che era apparso troppo sibillino ai sindacati che si erano dunque opposti), resta ancora da chiarire come sia possibile che un'azienda che ha portato in dote 100 milioni di liquidità nel momento in cui venne acquisita (a fine marzo le disponibilità liquide di Italianonline erano pari a poco più di 92 milioni) e flussi di cassa per circa 48 milioni di euro debba ridurre in modo tanto drastico il personale.

Il sospetto, per non dire la certezza, è Sawiris abbia voluto massimizzare i propri interessi, sfruttando non solo il "tesoretto" trovato in cassa, ma anche i contributi di uno stato che, tramite la concessione della cassa integrazione straordinaria e dei relativi contributi, ha consentito al costo del lavoro di Italiaonline di ridursi da 99,3 a 77,4 milioni di euro, con un alleggerimento dei costi di circa 22 milioni di euro.

Staccando 80 milioni di euro di dividendo straordinario nel maggio 2017 Sawiris si è messo in tasca 48 milioni di euro, senza neppure che il titolo risentisse dell'operazione (la capitalizzazione è anzi passata dai 219 milioni di fine 2016 ai circa 320 milioni attuali), grazie ai buoni risultati emersi trimestrale dopo trimestrale.

L'ultima, a marzo, ha visto i ricavi digitali salire del 6% annuo, mentre quelli da digital advertising sono cresciuti addirittura del 28,5% mentre la riorganizzazione in corso, come commentò lo stesso amministratore delegato Antonio Converti, appariva in grado di permettere a Italiaonline di "migliorare fortemente la qualità dei processi di vendita e di Customer service, superando gli effetti della legacy della ex Seat Pagine Gialle".

Insomma, Seat Pagine Gialle e i suoi lavoratori sono una "eredità" di cui Italiaonline sembra ansiosa di liberarsi quanto prima possibile, dopo aver messo le mani sul "tesoretto" trovato in cassa. I sindacati vorrebbero che il ministro Di Maio trovasse il modo per evitare che a pagare il conto siano alla fine solo i lavoratori, visto che stavolta non ci sono crisi aziendali di sorta che possano giustificare quella che pare una decisione strategica di quelle che non si insegnano nelle business school, socializzare le perdite e privatizzare gli utili, che ha finito troppe volte col rendere manager e imprenditori ricchi e aziende e lavoratori poveri. Andrà così anche stavolta, o ci sarà un cambiamento?