Economia

L'inflazione raffredda l'amore degli italiani per l'immobiliare

di Francesco Megna

I tassi sui mutui si sono attestati in media poco sopra il 3,50%. L'ABI ricorda inoltre come il tasso medio aveva raggiunto il 5,72% a fine 2007

L'inflazione spegne l'amore degli italiani per l'immobiliare

In Italia quattro famiglie su cinque vivono in un immobile di proprietà (dati Censis). Diversi fattori però potrebbero influenzare il mercato immobiliare nel breve termine: dalla frenata del ciclo economico, all'inflazione che intacca il risparmio delle famiglie, al rialzo repentino dei tassi di interesse sino alla crisi energetica. Nel 2022, in un recente report di Nomisma, le compravendite sono cresciute oltre il 2% rispetto all'anno precedente mentre per l'anno in corso si prevede una contrazione delle  transazioni  di circa il 10% oltre ad una nuova flessione  per l'anno prossimo. 

L'andamento è confermato anche dal portale 'Immobiliare.it' che prevede un 2023 complicato per le rilevanti incertezze economiche preesistenti che peseranno senz'altro sui potenziali acquirenti già di per sé inferiori rispetto allo scorso anno. A indurre gli italiani a posticipare la decisione di comprar casa nelle prossime settimane potrebbe essere il fattore inflazione che anche nel 2023 potrebbe assestarsi su livelli elevati. L'aumento dell'indice di inflazione non ha impatti solo sulla spesa delle famiglie, ma minaccia anche il valore reale della liquidità accantonata sul conto. Perché, di fatto, riduce nel tempo la quantità di beni e servizi  che si potrebbero comprare con quella determinata somma di denaro. L'inflazione può erodere, fino ad annullare, i rendimenti sui titoli poco rischiosi. 

Osservando lo scenario da questo punto di vista, l'elevata inflazione sarebbe un incentivo a investire soprattutto nei cosiddetti 'beni rifugio' come gli immobili, considerato che ragionevolmente l'andamento dei prezzi comporterà quotazioni più elevate nel tempo. Acquistare potrebbe quindi essere conveniente per evitare di vedere i propri risparmi erosi. Si ritiene che ad incidere sull'andamento del mercato immobiliare sarà anche l'aumento dei tassi di interesse sui mutui, che nel 2022 non era ancora considerato oltre un certo livello di attenzione A riguardo, gli esperti osservano che la BCE dovrebbe proseguire con un ulteriore rialzo dei tassi di 50 basis point nel mese di Marzo e questo potrebbe comunque determinare una parziale diminuzione della domanda di acquisto. A gennaio 2023 il rapporto mensile dell'Abi che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo segnala che i tassi sui mutui si sono attestati in media poco sopra il 3,50%. L'ABI ricorda inoltre come il tasso medio aveva raggiunto il 5,72% a fine 2007, prima della crisi.  

Crescono le erogazioni dei mutui da parte degli Istituti di Credito. Gennaio segnala un  +1,3% anno su anno, anche se in calo rispetto a Dicembre 2022. A  gennaio si è inoltre rafforzata la richiesta di mutui a tasso fisso che sono stati richiesti dal 92% degli utenti, mentre  la richiesta di mutui con finalità di surroga  è passata  dall’8% di fine luglio al 36% di gennaio 2023, con un aumento di 28 punti percentuali.  La domanda di abitazioni è influenzata non solo dai tassi di interesse ma anche dai prezzi delle case stesse e dal reddito disponibile. Il mercato sarà guidato da chi cerca spazi più ampi, da chi punta all’efficienza energetica cercando abitazioni più ecosostenibili e dall'aumentata  sensibilità verso la tecnologia che spingerà molti verso l’acquisto di nuove costruzioni mentre costi delle case dovrebbero mantenersi stabili  o in leggera crescita. Secondo un'indagine di Immobiliare.it le attese sono di un mercato dalle performance generalmente positive con i prezzi stabili o in rialzo.