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Economia
L'intelligenza artificiale può aiutare a salvare il pianeta?
Peter Herweck, ceo di Schneider Electric

Cosa ha a che fare l’AI con il salvare il pianeta? 

Quando ero uno studente, scrissi la mia tesi sul tema dell’Intelligenza Artificiale. Era il 1988, e io sostenevo che l’AI avrebbe potuto funzionare meglio dell’ispezione visiva realizzata da una persona. Nei trent’anni seguenti, l’argomento ha avuto poca o nessuna attenzione al di fuori del mondo dei software engineers, quale io ero. Poi, poco più di un anno fa, l’AI ha avuto un boom di interesse pubblico quando sono stati resi disponibili strumenti di AI generativa utilizzabili per creare contenuti scritti, visuali e di altro tipo. 

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In realtà l’AI era già integrata da un po’ di tempo in tante attività. Una semplice ricerca su web coinvolge l’AI. I Chatbot usano l’AI. Ora, però, la crescita esponenziale che vedremo con l’adozione sempre più estesa e il moltiplicarsi dei potenziali usi di questa tecnologia cambierà in profondità il modo in cui viviamo e lavoriamo.  Altrettanto profonde sono le implicazioni del fenomeno per la più grande sfida che l’umanità oggi sta affrontando: il cambiamento climatico e il modo in cui oggi produciamo e consumiamo energia. 

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Dobbiamo essere molto chiari su un punto: nonostante tutto il “rumore” dell’ultimo anno, l’AI in sé stessa non è una soluzione miracolosa – non è uno strumento che permette di limitare istantaneamente l’aumento della temperatura media globale a 1,5 °C rispetto all’era preindustriale. Pertanto, l’emergere dell’AI non deve assolutamente sviarci dall’usare le soluzioni che esistono ora – rinnovabili, veicoli elettrici, pompe di calore, software di automazione e di gestione che ottimizzano processi e uso dell’energia in impianti industriali, infrastrutture, edifici.  

Consideriamo, ad esempio, la sola la sola industria delle costruzioni e real estate -  che secondo il più recente status report dell’UNEP (United Nation Environment Programme) da sola genera circa il 37% delle emissioni di anidride carbonica globali correlate a energia e processi.  Ogni nuovo edificio che costruiamo oggi potrebbe già essere praticamente un edificio net-zero, con una combinazione di soluzioni già esistenti come l’uso di energia rinnovabile prodotta in loco (ad esempio il fotovoltaico installato sui tetti) e l’impiego di sensori e software che massimizzano l’efficienza di tutte le attività che consumano energia. Non è fantascienza che dipende da futuri sviluppi dell’AI: parliamo di tecnologie collaudate. Le stiamo usando noi stessi, nella nostro edificio IntenCity di Grenoble, in Francia, e abbiamo anche aiutato molte altre realtà a fare lo stesso. 

Allo stesso modo, dobbiamo accelerare in modo massiccio sull’uso di tecnologie a basse emissioni e per l’efficienza energetica negli edifici che già esistono. Riqualificarli porta a un’efficienza molto più elevate e riduce in modo significativo sia i costi sia le emissioni, in tempi più rapidi di quanto si pensi Anche qui, non c’è bisogno di aspettare per nuovi strumenti basati sull’ AI: si può fare ora.  Detto questo, molte delle attese riguardo alla capacità dell’AI di aiutare nella lotta al cambiamento climatico sono giustificate. 

Unita alle tecnologie di cui abbiamo parlato e integrata con realtà aumentata, realtà virtuale, tecnologie di visualizzazione, digital twin, Internet delle Cose – l’AI ci permette di ottenere più velocemente ancora più efficienza – e quando si parla di energia, più efficienza significa abbassare le emissioni di CO2.  Prendiamo le microgrid – reti elettriche autosufficienti e localizzate che alimentano case, aziende e altre strutture usando generazione di energia sul posto (idealmente rinnovabile!) e batterie per l’accumulo. Software intelligenti possono connettere tra loro e con la rete utility i diversi componenti; possono analizzare dati in tempo reale relativi ad affidabilità dell’erogazione dell’energia e ai costi, e automaticamente prevedere e ottimizzare come e quando produrre, consumare e accumulare l’energia. Questo rende anche più semplice per l’utente capire quanto risparmia, quali risultati ha, le emissioni di CO2

Per fare un altro esempio, possiamo pensare all’AI generativa. Recentemente abbiamo presentato Resource Advisor Copilot, una soluzione che usa la tecnologia LNP (Natural Language Processing, per l’interazione in linguaggio naturale) basata su AI generativa, con l’obiettivo di migliorare il modo in cui chi si occupa di sostenibilità e di energia interagisce con i dati rilevanti al riguardo.  Attraverso una interfaccia che è una chat gli utenti possono richiedere dati in tempo reale, ottenere analytics più evolute e visualizzazioni efficaci, fare domande come “Quanto abbiamo speso in elettricità nel 2023?” ma anche “Puoi illustrarmi un piano per decarbonizzare la mia operatività entro il 2030”? 

In tutto questo, dobbiamo avere una visione chiara di cosa significa per i consumi di energia, di acqua e per le relative emissioni la crescita esplosiva dell’AI e dei data center che la supportano. Stimiamo che a causa della digitalizzazione il consumo energetico dei data center arriverà circa al raddoppio entro il 2028, e che i carichi di lavoro dell’AI – a cui oggi possiamo imputare l’8% del totale – costituiranno il 20% di quel consumo.  
E’ critico assicurarsi che questo non porti a crisi energetiche o a un aumento delle emissioni. Il miglioramento continuo dell’efficienza di elaborazione e del software aiuterà a vincere questa sfida, così come un cambiamento nel modo di progettare e gestire i data center - ad esempio sostituire generatori diesel con sistemi di storage flessibili e puliti e usare soluzioni di raffreddamento ultra efficienti.

C’è chi la ama e chi la teme, ma quale che sia la propria posizione non si può negare che il potenziale trasformativo dell’AI è anche più grande di quello generato dall’avvento di internet negli anni 90. E come internet, l’AI darà il suo meglio quando sarà implementata in modo responsabile ed etico; quando sarà alimentata con il minimo impatto sull’ambiente; e sarà usata come uno strumento abilitante, che facilità – e non come un obiettivo fine a se stesso – e aiuta l’umano, invece di sostituire il contributo umano che  necessario per garantire la qualità finale del risultato.    

Le sue potenzialità non devono nemmeno distrarci dall’usare ciò che abbiamo a disposizione ora: con o senza AI, possiamo continuare ad attivare impianti eolici, installare stazioni di ricarica elettriche, servirci degli strumenti digitali per migliorare enormemente come progettiamo, costruiamo, facciamo funzionare, manuteniamo edifici e infrastrutture.  

Adottata nel modo giusto, è indubbio che l’AI può essere un potente acceleratore, di cui abbiamo molto bisogno, per le tecnologie esistenti e per rendere più veloce l’innovazione, supportando i nostri sforzi per gestire il cambiamento climatico. (A proposito: questo articolo non l’ha scritto ChatGPT o Gemini, l’ha scritto HI: la Human Intelligence di una persona!).

Il testo è stato pubblicato originariamente sul blog del World Economic Forum


*CEO, Schneider Electric 
 

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