Economia
Macron fa il liberista da Trump. Ma in Europa difende i suoi interessi
Il presidente ha riscritto gli accordi tra Stx e Fincantieri, ampliato la lista delle aziende strategiche e drena la maggior parte delle risorse dal bilancio Ue
La riforma di Macron, in ogni caso, non riguarda l’apertura al mercato ma tagli al personale a aumento dell’età pensionabile. Contro il “dumping sociale” finora favorito, secondo Macron, dalla direttiva Ue dei lavoratori distaccati il presidente francese ha invece ottenuto un primo successo, riuscendo a far approvare in sede comunitaria una modifica che obbliga i datori di lavoro a garantire ai propri dipendenti “distaccati” in altri paesi della Ue la stessa remunerazione e condizioni lavorative di quelli locali, dimezzando inoltre da 24 a 12 mesi la durata massima del distacco (con possibilità di un semestre di proroga).
La riforma interessa soprattutto lavori poco qualificati (come gli operai edili) dove centinaia di migliaia di lavoratori dalla Polonia e dall’Ungheria (che non a caso hanno votato contro la modifica) vengono mandati a lavorare in Francia e nel resto della Ue senza che siano pagati loro bonus, ferie e assicurazioni sanitarie previste nei contratti locali. In questo caso però Macron ha gioco facile a contrapporsi a paesi socialmente conservatori e nazionalisti si fanno i liberali in casa altrui dimenticandosi di tener conto dei miliardi di sussidi che gli stessi ricevono dalla Ue per sussidiare il “passaggio al mercato”.
Non altrettanto liberista Macron si è dimostrato quando di ritorno dal meeting di Davos, lo scorso gennaio, ha annunciato un ampliamento della lista di imprese strategiche che devono essere difese dagli investimenti stranieri (cinesi in particolare), né quando lo scorso agosto ha stracciato gli accordi raggiunti (sotto la presidenza Hollande) tra Stx France, proprietaria dei cantieri di Saint Nazare, e l’italiana Fincantieri.
Accordi poi ridefiniti e nuovamente siglati in autunno ma con solo il 50% di Stx France girato a Fincantieri e la promessa di cedere definitivamente un ulteriore 1% e quindi il controllo tra 12 anni, fino ad allora la quota restando solo “prestata” agli italiani con la possibilità per la Francia di richiamarla se Fincantieri non dovesse rispettare gli impegni.
Insomma: Emmanuel Macron incarna il “nuovo che avanza” in Francia e forse in tutta Europa e raccoglie consensi persino da una parte di quei movimenti “populisti” (come l’italiano M5S che starebbe valutando un gruppo misto al parlamento europeo proprio con En Marche, il partito fondato da Macron) contro cui si è scagliato in più occasioni.
Ma al di là dei discorsi retorici e della strette di mano in favore dei fotografi, difende gli interessi della propria nazione con l’obiettivo ultimo di rafforzare il ruolo della Francia all’interno della Ue e sullo scenario internazionale. Una “realpolitik” che forse anche i vertici dei partiti politici italiani dovrebbero provare ad analizzare a fondo per poter provare a imitare con qualche successo.
Luca Spoldi