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Economia
LMDV Capital di Del Vecchio, parla l'ad Talarico: "In 18 mesi 250 mln di investimenti. Operazioni future? Ci piace il farmaceutico" 

Marco Talarico, CEO di LMDV Capital

Da La Piazza di Ceglie Messapica, la Kermesse di affaritaliani.it, siamo con Marco Talarico, il CEO di LMDV Capital. Intanto benvenuto! Che cos'è LMDV Capital, in poche parole?

LMDV Capital è nata 18 mesi fa ed è il family office di Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei figli del Cavalier Del Vecchio, quindi uno degli eredi dell’impero Luxottica. Noi siamo un family office all’americana, quindi sviluppiamo il business in quattro verticali: la prima si occupa di tutte le questioni personali di Leonardo Maria Del Vecchio; la seconda riguarda gli investimenti quotati; la terza tutto il mondo illiquido; e la quarta è il real estate. Siamo nati appunto 18 mesi fa e abbiamo già effettuato oltre 40 operazioni di ogni tipo, coprendo queste quattro aree. Abbiamo investito circa 250 milioni.

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250 milioni sono una bella cifra. Avete a disposizione una dotazione ulteriore o non vi formalizzate sulle cifre, ma preferite guardare i progetti?

Sicuramente non esiste un calcolo matematico quando si fanno investimenti. Innanzitutto perché è chiaro che i piani di sviluppo e i piani strategici per supportare le aziende in cui abbiamo investito comporteranno ulteriori investimenti. Inoltre, avendo la fortuna di avere un principale come Leonardo Maria, ci dà la possibilità di essere sempre pronti e attenti a cogliere opportunità. Quindi, l’idea è assolutamente quella di continuare a investire. Vogliamo anche attrarre talenti che vengano a lavorare con noi. Siamo guidati dal desiderio di portare all’estero il Made in Italy, perché ci siamo resi conto che troppo spesso possediamo realtà fantastiche che avrebbero semplicemente bisogno di un investitore con connessioni e capacità finanziarie per supportarle nella conquista di altre quote di mercato, e non, come abbiamo visto accadere negli ultimi anni, essere conquistati da competitor stranieri. Questo concetto di investimento in società come i family office è già radicato da tempo all'estero, mentre in Italia questa cultura si sta sviluppando solo di recente, e noi vogliamo favorirla notevolmente.

Ha parlato di cultura. In Italia non c’è sicuramente una cultura che favorisca i giovani, però lei è giovane, Leonardo Maria Del Vecchio è giovane. C’è quindi la possibilità di fare business e cambiare anche l’idea dell’imprenditore, magari un po’ più anziano?

Quello che dice è sicuramente corretto. Recentemente sono andato a parlare all’Università Cattolica per ascoltare i giovani e capire quali fossero le loro aspettative, e ho visto una grande quantità di giovani eccezionali, con tantissima voglia di fare. Credo che, forse, il messaggio che è stato trasmesso abbia un po’ scoraggiato queste generazioni, ma la realtà è che chi è in gamba riesce sempre ad emergere. Non sto dicendo che sia facile, anche perché tutti conosciamo la complicata situazione economica che non facilita il lancio di giovani talenti. Però noi, nel nostro piccolo, possiamo essere un esempio. Nel nostro family office ci sono ormai quasi più di 20 persone, il più senior ha 38 anni, quindi posso dire che le opportunità per i giovani ci sono!

Prima parlava del Made in Italy e dell’importanza dell’esportazione di questo brand di grandissimo valore. Voi avete comprato una quota nella Leone Film Group, avete comprato Acqua Fiuggi. È questa la strategia che intendete perseguire, quindi brand famosi con un po’ di polvere sopra?

Sicuramente abbiamo investito in alcuni di questi brand italiani, che sono brand fantastici. Alcuni di loro hanno una storia magari un po’ più complicata rispetto ad altri Paesi, ma, ad esempio, Leone Film è un brand stratosferico. Se si va in America e si parla di Sergio Leone, vengono i brividi, mentre in Italia non riscuote così tanto successo. Quindi, l'idea è proprio questa: ci sono realtà uniche in Italia che, secondo me, sono un po’ ferme, perché fossilizzate e focalizzate troppo sul mercato italiano ed europeo. Hanno bisogno semplicemente di giovani e di società disposte a investire per aiutarle a riconquistare quote di mercato estere. Riguardo a Fiuggi, quando me l’hanno raccontata per la prima volta, ero stupito. L’Acqua Fiuggi era l’acqua dei papi, è un’acqua che tutti ci dovrebbero invidiare, e invece noi non sapevamo neanche di averla. Quindi il nostro compito sarà semplicemente quello di riportarla agli antichi splendori.

Ultima domanda, alla quale già so che non risponderà: prossimo obiettivo?

Ne abbiamo tanti. Mi piacerebbe risponderle con un nome in particolare, ma la verità è che non l'abbiamo ancora individuato. Sicuramente posso dirle un settore, che è quello farmaceutico, che ci piace tantissimo. Non è presente nel nostro portafoglio e potrebbe completare quella diversificazione a cui teniamo molto.

 

 






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