Economia
Mattarella striglia l'Ue: "Nessuna ragione per la procedura". Btp sotto il 2%
Il premier Conte si dice fiducioso che "la procedura sarà evitata". La Commissione fa slittare la riunione sull'Italia
"Non vedo ragioni per aprire la procedura di infrazione contro l'Italia". Mentre la riunione della Commissione europea prima in agenda il 2 luglio slitterà a mercoledì e il governo italiano varerà in serata l’assestamento di bilancio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa sentire la sua voce sulla querelle fra Roma e Bruxelles in Austria, uno dei Paesi che con il cancelliere Sebastian Kurz è stato più duro sullo stato dei conti pubblici italiani.
"Il disavanzo di bilancio in Italia è passato dal 2,4% al 2,1% tra il 2017 e il 2018, l'avanzo primario è passato dall'1,4 all’1,6%: sono due dati di trend positivi per i conti pubblici”, ha spiegato Mattarella. Secondo il presidente della Repubblica, poi, "vi è una condizione di base di economia italiana di grande solidità, non a caso l'Italia è la terza economia della Ue ed è la seconda manifattura d'Europa. Credo il Governo stia presentando alla Commissione Ue - ha aggiunto Mattarella - per dimostrare che i conti saranno in ordine, le indicazioni sono rassicuranti e non vi sia motivo per aprire una nuova infrazione”.
Sul piano tecnico, l’assestamento di bilancio che verrà approvato oggi, accompagnato forse da una relazione, dovrebbe dare sostanza al miglioramento dei conti pubblici, certificando che il deficit sarà quest’anno intorno al 2,1% del Pil e non più al 2,4%, come previsto nel Def (Documento di economia e finanza). E questo nonostante l’economia crescerà meno del previsto.
Il risultato è dovuto da un lato ai risparmi su quota 100 e reddito di cittadinanza (si parla di 3 miliardi) e dall’altro alle maggiori entrate (circa 1,5 miliardi grazie anche alla fatturazione elettronica). Completano il quadro, i 2 miliardi di spesa pubblica che il governo si era già impegnato con la commissione a congelare in caso di necessità e i maggiori dividendi per un paio di miliardi da Cassa depositi e prestiti e Banca d’Italia. In tutto 8-9 miliardi che, sostiene il governo, dovrebbero dimostrare che per il 2019 non ci sono problemi. Che restano invece per il 2020.
È vero che una parte dei risparmi e delle maggiori entrate del 2019 si trascineranno negli anni successivi. Per esempio, i 3 miliardi di quota 100 e reddito di cittadinanza potrebbero diventare 5-6 nel 2020 (considerando che quest’anno le due misure sono entrate in vigore tra marzo e aprile). Così come l’aumento degli incassi Iva dovrebbe consolidarsi con l’andata a regime degli scontrini elettronici.
Tutto questo però non basta a rassicurare la Commissione, per la quale, secondo i trattati, sono importanti due cose: che non vengano prese misure in deficit nel 2020 e che non aumenti ancora il debito pubblico. Il problema viene dalla flat tax. Misura che Salvini vorrebbe varare il prima possibile, costi quel che costi (minimo 12-15 miliardi). Ed è per questo che, secondo qualche osservatore comunitario, potrebbe prospettarsi un rinvio della procedura in autunno quando il governo giallo-verde disegnerà la legge di bilancio.
Sul tema, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è detto ancora una volta “fiducioso che sarà evitata". Il premier ha aggiunto che “i numeri sono sempre quelli e sono positivi, non sono cambiati”, riferendosi alle maggiori entrate e alle minori spese previste. “Il percorso è ora molto chiaro, stiamo ragionando con gli atti e li invieremo” a Bruxelles.
L'obiettivo è alla portata del governo, che si incrocia però con la complicata partite delle nomine su cui Roma finora ha giocato un ruolo di interdizione che potrebbe riaccendere le voci dei “falchi”. Come quella del commissario Ue al Bilancio Oettinger, che con lo stile a lui consueto ha invitato l'Italia a "pensarci tre volte prima di deludere le aspettative della Ue" che si concentrano sugli impegni relativi al 2020: senza i quali, sostiene Oettinger, la commissione "non avrebbe margini per evitare la procedura".
Rinvio o non rinvio, il mercato, soprattutto grazie all’atteggiamento da colomba della Bce che potrebbe riattivare l’ombrello del quantitative leasing sui titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona per fronteggiare incertezza economica e il rallentamento dell’inflazione, sta premiando i government-bond dei Paesi più rischiosi fra cui l’Italia. Stato su cui gli investitori scommettono per il momento anche in un occhio benevolo dell’esecutivo comunitario. Così lo spread Btp-Bund così scende a un passo da 230 punti base (a 233 dai 239 di questa mattina), mettendo il muso sotto la soglia-rendimento del 2% (all'1,996%).