Economia

Mediobanca, Minozzi: "Nagel ascolta solo i banchieri, apra ai 5 di Milleri"

di Redazione Economia

L'azionista e patron di Iris Ceramiche invita l'ad a negoziare con Delfin: "Gli imprenditori potrebbero dare un contributo al consiglio"

Mediobanca, Minozzi: "Se verrà presentata la lista di Delfin io la voterò"

La battaglia per il cda di Mediobanca prosegue, ormai i due contendenti sono alla resa dei conti e l'assemblea fissata per il 28 ottobre è alle porte. Ma c'è chi dall'interno di Piazzetta Cuccia tenta di far dialogare le due parti, vale a dire Nagel e Milleri che nonostante un susseguirsi di riunioni, proposte e controproposte non hanno trovato la quadra sulle liste. "Ho la netta sensazione - dice a Repubblica Romano Minozzi, azionista di Mediobanca e patron di Iris Ceramiche - che Nagel e il management di Mediobanca si vogliano arroccare in una specie di Torre Eburnea fatta di soli banchieri ed escludendo gli imprenditori che potrebbero portare un contributo positivo nel consiglio. Francesco Milleri, che fortunatamente Leonardo Del Vecchio ha scelto e portato in Luxottica, è un imprenditore di primo piano con visione mondiale sul business e un'esperienza specifica nell'informatica. Con cinque imprenditori di questo calibro nel cda la banca ne guadagnerebbe molto".

Romano Minozzi oltre a essere un industriale della ceramica (la sua Iris Ceramica fattura 550 milioni di euro) è anche un accorto investitore finanziario con un patrimonio che nel 2020 Forbes ha stimato in 1,6 miliardi. Nel corso degli anni - prosegue Repubblica - ha accumulato pacchetti di azioni di società quotate come Eni, Terna, Snam ma anche Generali e Mediobanca. In Piazzetta Cuccia fa parte del patto di consultazione che raggruppa il 10,9% del capitale e che qualche giorno fa si è espresso a favore della lista del cda per il prossimo rinnovo del board.

Leggi anche: Pop Sondrio: Unipol compra il 10,2% con reverse accelerated book building

Leggi anche: Loro Piana affascina il mercato cinese. Il “quiet luxury” spopola sui social

Ma Minozzi già da qualche tempo non condivide la cultura manageriale impersonata dall’ad Alberto Nagel. "Nessuno - conclude Minozzi - vuole sostituire Nagel, il nuovo piano industriale è ambizioso e spero venga realizzato ma non capisco perché non si vuole aprire a nuovi innesti. A meno che alla base di questa scelta non vi siano mere questioni di potere. Voterò la lista Delfin qualora venga presentata".