Economia
Moncler attira i grandi investitori. Il segreto? Poco debito, alta marginalità
Non solo Visco, anche Blackrock e Invesco scommettono su Moncler. Ecco perché gli investitori in questa bufera scelgono titoli come il brand di Ruffini
Poco debito, marginalità elevata e forza del brand: la formula vincente di Ruffini
In tempi così drammatici e incerti, la ricerca di azioni su cui investire è particolarmente difficile. Non c’è pressochè titolo che non sia impattato dall’Orso che si è abbattuto sui mercati. Certo utilies, telecom, giganti del web, farmaceutica e grande distribuzione alimentare sono i settori probabilmente meno colpiti sui fatturati e sui profitti dalla gigantesca ondata di crisi e sociale economica e finanziaria che imperverserà sul 2020.
Bankitalia tra i soci di Moncler: anche Visco si mette il piumino*********************************************** Il secondo trimestre si apre in borsa all’insegna di nuove prese di profitto, dopo un rimbalzo che ha consentito nella seconda metà di marzo di recuperare circa un quarto |
Al di là dei settori più resistenti, uno degli strumenti di selezione è quello antico. Poco debito, marginalità elevata e forza del brand. Non è casuale che grandi investitori istituzionali cerchino società di questo tipo. Una di queste è senza dubbio Moncler. Tra gli ingressi recenti nel capitale della società di Remo Ruffini va segnalato l’acquisto venerd’ 27 marzo di un congruo pacchetto del 5% da parte di Blackrock.
Poco prima il 13 marzo Invesco ha puntato le sue carte comprando il 3,33% delle azioni. Norges Bank investitore storico ha mantenuto la sua posizioni del 2% nel capitale e lunedì scorso ecco arrivare anche Banca d’Italia che ha acquistato titoli Moncler per l’1%. Certo quest’anno anche sulla società dei piumini si riverberanno gli effetti nefasti della caduta della domanda e dei ricavi.
Ma conta in questo momento per Moncler come per altri la capacità di tenuta alla crisi. E in questo caso munizioni nel cassetto non mancano. Basti ricordare i dati strutturali della società. Nel 2019 il gruppo dei piumini ha chiuso il bilancio con un margine operativo lordo del 34% sui ricavi.
Vuol dire che ogni 100 euro di fatturato, 34 è il margine che residua pagati i costi. Un margine di tutto rispetto. Tra l’altro molto stabile nel tempo. Ogni 100 euro di ricavi (pre crisi coronavirus) diventano utili netti 22 euro.
Una grande profittabilità. Non solo il gruppo non ha di fatto debiti: la cassa netta supera i 600 milioni di euro. Un cuscinetto di liquidità che aiuterà a stemperare i danni del virus. E se si guarda alla Borsa Moncler ha dimostrato una certa resistenza.
Il titolo prima dello scoppio della pandemia quotava 39 euro. È ovviamente sceso fino ai 26 euro di metà marzo. Da allora un bel rimbalzo fino ai 32,6 euro di ieri. Segno che la carta d’identità fatta di grande redditività, debito assente e grande forza patrimoniale ha funzionato.