Economia

Nel 2035 guideremo ancora auto con motori termici: lo dicono i numeri

di Andrea Muratore

Automotive: i dati di settembre spiegano perchè l'elettrico non potrà imporsi nei prossimi anni. Le politiche Ue hanno solo spalancato le porte al Made in China e a Tesla

Nel 2035 guideremo ancora auto con motori termici: lo dicono i numeri

I dati di settembre 2024 sul mercato europeo dell’auto spiegano perché con ogni probabilità nel 2035 non avremo ancora abbandonato l’endotermico nell’Unione Europea: semplicemente perché già oggigiorno le prospettive di lungo termine della decisione di sospendere la vendita di auto motorizzate in maniera diversa dall’elettrico, nonostante decenni d’investimenti nella decarbonizzazione e nell’efficienza, sta creando problemi agli investimenti strategici delle case e provocando una contrazione delle capacità operative dei maggiori gruppi. Tutto a vantaggio dei colossi stranieri.

Settembre ha visto l’auto europea contrarsi del 6% in termini di immatricolazioni in un anno: 861mila veicoli nel 2023, 809mila quest’anno. Doveva essere il mese verità, il primo sull’onda lunga del calo dei tassi che rende più utile il finanziamento ai consumatori per gli acquisti e quello successivo all’inizio del braccio di ferro sull’elettrico con la Cina.

Elettrico, Stellantis maglia nera ma nessuna casa può esultare

Stellantis è la “maglia nera” ma nessuna casa può dirsi soddisfatta del mese passato. Nel suo report di settembre, l’Acea, l’associazione europea dei costruttori d’auto, dice molte cose. E in particolare sottolinea che l’elettrico a undici anni dalla totale sostituzione dell’endotermico non prende quota, anzi. Marco Dell’Aguzzo, attento commentatore di questioni industriali, lo ha reso palese in un’analisi pubblicata su StartMag: “Nonostante le vetture a batteria abbiano rappresentato il 17,3 per cento del mercato automobilistico dell’Unione europea a settembre rispetto al 14,8 per cento dell’anno scorso, se si mettono a confronto i primi nove mesi del 2024 con lo stesso periodo del 2023 il loro market share si è ridotto dal 14 al 13,1 per cento”. Dell’Aguzzo nota che “il crollo delle vendite è stato particolarmente forte in Germania: -28,6 per cento”. Un vero e proprio schianto. Le cui conseguenze lasciano l’Europa beffata su più fronti.

Elettrico, così l'Europa ha spalancato le porte alle auto cinesi e a Tesla

In primo luogo, l’Europa ha con la corsa al 2035 puntato essenzialmente sulla decarbonizzazione dell’auto continentale senza provvedere a costruire le adeguate catene industriali. Questo progetto di transizione energetica che non mette le scelte produttive in testa è stato stigmatizzato anche da Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea.

In secondo luogo, così facendo, l’Ue ha spinto le case a delocalizzare la produzione elettrica. Questo ha contribuito all’invasione del mercato delle auto elettriche made in China, mentre il settore d’alta fascia veniva fagocitato da Tesla.

Terzo punto, con i dazi sull’elettrico cinese l’Ue ha danneggiato di fatto i consumatori, a cui è imposto sia di pagare per cambiare auto investendo sull’elettrico sia di scontare nel proprio portafogli il “costo” della crisi geopolitica globale tra Occidente e Repubblica Popolare.

Rottamati gli investimenti fatti per gli standard Euro 7

Infine, tutto questo è stato promosso rottamando di fatto i corposi investimenti fatti negli ambiziosi standard Euro 7, che avrebbero messo sul mercato le auto meno impattanti nell’intero ciclo di vita, nella cui produzione si stimava che ogni euro investito avrebbe generato sul lungo periodo 5 euro di risparmio in termini di costi sanitari e ambientali. Ragionevolmente, dunque, la spinta a trasformare l’intero parco automobilistico europeo dovrà fare i conti con i vincoli della realtà. E la pressione delle case per rimandare la tagliola del 2035 è destinata ad aumentare.

La sortita del Ceo di Bmw, Oliver Zipse, di criticare non solo il target 2035 ma anche le prime mosse di decarbonizzazione dell’auto fissate al 2030 segna un cambio di passo del top management che peraltro riflette la tensione del cuore del settore auto europeo, l’industria tedesca. Passata in pochi anni da fautrice dell’elettrico come “vendetta” per la guerra al diesel avviata negli Usa a nuova paladina del realismo. I segni meno nel conto economico possono spingere a patti con la realtà chiunque, del resto. E di questa svolta sentiremo gli effetti in termini di pressioni politiche e regolatorie nei mesi e anni a venire.