Economia

Nexi cerca nuove soluzioni, salta la vendita della rete al fondo F2i

di Redazione Economia

Nexi potrebbe ora valutare altre offerte per le attività di DBS, che nel 2023 ha generato ricavi per 383 mln di euro con un margine di profitto di 151 mln

Salta l'accordo tra Nexi e il fondo F2i

La proprietà della rete rimane saldamente nelle mani di Nexi. Secondo voci di corridoio, dopo mesi di trattative, i colloqui tra il gigante dei pagamenti e il fondo F2i sono giunti a un punto morto.

Le due parti non sono riuscite a trovare un accordo sul prezzo per la cessione della divisione Digital Banking Solutions (DBS), responsabile dell'infrastruttura che gestisce le transazioni degli utenti per le banche. Alcuni azionisti, tra cui Cassa Depositi e Prestiti, sembrano non essere convinti dell'opportunità di questa operazione.

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Nexi potrebbe ora valutare altre offerte per le attività di DBS, che nel 2023 ha generato ricavi per 383 milioni di euro con un margine di profitto di 151 milioni. Alcuni servizi all'interno della divisione non sono considerati strategici dal punto di vista dei pagamenti e potrebbero essere ceduti a fronte di proposte che li valorizzino al meglio. In particolare, i negoziati per la vendita degli ATM, del valore di circa 100 milioni di euro, sembrano interessare molto al gruppo specializzato Euronet.

Durante l'ultimo Capital Markets Day, il CEO Paolo Bertoluzzo aveva annunciato iniziative per semplificare il portafoglio aziendale e concentrare le risorse sui piani di crescita del gruppo nel settore dei pagamenti in Europa.

Secondo alcune fonti, diverse banche d'affari avrebbero ipotizzato una fusione tra Nexi e la concorrente francese Worldline, al fine di creare un colosso continentale capace di competere con i grandi player statunitensi nel campo della digitalizzazione.

Tuttavia, questa proposta ha ricevuto un'accoglienza tiepida, anche considerando che Nexi ha un valore di mercato doppio rispetto a Worldline (7 miliardi contro 3 miliardi di euro). La differenza di valore potrebbe non essere sufficiente per garantire il successo di un'eventuale fusione, soprattutto considerando le complesse dinamiche industriali tra Italia e Francia.