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Arbolia e Università della Tuscia: un nuovo modello per assorbire la CO2
Tanteri (Arbolia): “In un mondo così evoluto tecnologicamente, piantare un albero è ancora l'azione più efficace per ridurre le emissioni di CO2”
Arbolia e Università degli Studi della Tuscia, la riforestazione urbana per "restituire ossigeno" ai territori: presentato un nuovo modello di calcolo per l’assorbimento della CO2
È fissato al 2050 il raggiungimento degli obiettivi Net Zero a livello europeo: il piano per contrastare il cambiamento climatico, contenere il riscaldamento globale e mitigare i fenomeni estremi, che è possibile osservare con frequenza sempre maggiore, chiama a partecipare tutti gli attori della società. Il punto focale degli interventi in atto, coinvolge certamente le aziende che, operando sui territori, sono chiamate a investire in modo significativo nello sviluppo di soluzioni in grado di limitare il loro impatto sull’ambiente. La ricerca di soluzioni ad hoc è continua e in crescita, sostenuta da investimenti e iniziative a livello nazionale ed europeo: ma così come ora occorre intervenire su larga scala, è possibile sviluppare soluzioni su misura destinate a espandersi e divenire un modello di riferimento.
Proprio da questi concetti, ha preso il via in Italia lo studio promosso dalla società benefit Arbolia e condotto dall’Università della Tuscia (recentemente presentato dai Professori Riccardo Valentini e Tommaso Chiti, dalla Dottoressa Maria Vincenza Cinzia Chiriacò e dall’Amministratore Unico di Arbolia, Matteo Tanteri), che propone un nuovo modello di calcolo per l’assorbimento della CO2 negli interventi di forestazione urbana del Paese. Nel contesto del concetto di “net zero”, che prevede la possibilità di compensare alcune emissioni di CO2 attraverso azioni capaci di assorbirle in egual misura, lo studio si sviluppa su dati esclusivamente nazionali. Questi, provengono da progetti di forestazione realizzati negli ultimi 20 anni e prendono in considerazione un ventaglio di 24 specie arboree maggiormente diffuse sul territorio italiano (tra cui acero campestre, leccio, bagolaro, carpino, farnia, frassino).
L’assunto di partenza è semplice e potente: “in un mondo così evoluto tecnologicamente, piantare un albero è ciò che di più efficace ed efficiente possiamo fare per ridurre le emissioni di CO2”, ha spiegato Matteo Tanteri, Amministratore Unico di Arbolia.
“Lo studio con l’Università degli Studi della Tuscia sull’assorbimento effettivo della CO2 da parte degli alberi è stato pubblicato nel mese di maggio”, prosegue Tanteri. “Le aziende possono ridurre le loro emissioni grazie alle energie rinnovabili, migliorando i loro processi, ma, in alcuni casi, ci sono delle emissioni che non possono essere compensate: in questo caso esistono dei meccanismi che vengono chiamati di ‘compensazione volontaria’. Piantare alberi è uno di questi meccanismi ma, affinché sia efficace, dobbiamo sapere in primo luogo quant’è la CO2 che viene assorbita da parte degli alberi”.
Il nuovo strumento di calcolo per l’assorbimento della CO2 è già stato applicato con successo a tutti i 30 impianti boschivi urbani realizzati da Arbolia in Italia, in oltre dieci Regioni negli ultimi due anni, consentendo di individuarne i rispettivi benefici ecosistemici e l’apporto in termini di biodiversità. Secondo il nuovo modello, ogni singolo albero può assorbire mediamente tra i 5 e 15 Kg di CO2 all’anno su un arco temporale di 20 anni e dal momento della sua piantumazione, a seconda della specie e del luogo di impianto.