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Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, presentato il report sul risparmio

di Sofia Gabbanini

Gros Pietro (Intesa Sanpaolo): "L'economia italiana cresce più di quanto era stato previsto. Siamo un'economia molto più forte di quanto percepito"

Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, illustrato il quadro emerso dal Rapporto sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani

Intesa Sanpaolo ha presentato oggi a Milano l'Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2022. La ricerca, condotta insieme al Centro Einaudi, indaga il rapporto di famiglie, imprese e dei giovani italiani con il risparmio. Il quadro definito fa i conti con il difficile contesto geopolitico attuale, caratterizzato dal conflitto russo ucraino, dalle conseguenze degli anni di pandemia e dagli altri, numerosi, elementi che devono necessariamente essere presi in considerazione nelle proprie scelte finanziarie. 

Presenti all’evento, il Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros Pietro, il Chief Economist & Head of Research Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice, il Presidente del Centro Einaudi Beppe Facchetti e il Direttore del Centro Einaudi Giuseppe Russo, intervenuti nel corso della conferenza stampa per illustrare e spiegare i risultati della ricerca. 

Nonostante tutto, la percentuale dei risparmiatori si riporta verso i livelli pre-pandemia, attestandosi al 53,5%, in netto aumento rispetto al dato 2021, che vedeva i risparmiatori ridotti al 48,6% del totale. La quota varia però sensibilmente tra i diversi gruppi del campione. Riesce ad accantonare risorse il 68% dei laureati, contro meno del 50% di chi ha un’istruzione media inferiore. Risparmia il 69% di chi ha un reddito netto mensile maggiore di 2.500 euro, ma solo il 36% di chi non arriva ai 1.600 euro. Differenze analoghe emergono tra chi ha una casa di proprietà, che risparmia il 60%, o in affitto (34%) e tra le famiglie con più redditi (69%) e quelle monoreddito (47%).

Un ulteriore dato positivo riguarda l'aumento dell’aumento dell’intensità di risparmio, ovvero la percentuale di reddito che gli intervistati riescono ad accantonare. In media, il dato odierno si attesta all’11,5%, in crescita rispetto al 10,9% del 2021 e non lontano dai livelli pre-pandemia (12,6%). Solo una quota minoritaria degli intervistati dichiara di accantonare risorse avendo in mente uno scopo preciso: il 30% circa lo fa per ragioni puramente precauzionali.

Per gli intervistati, la sicurezza si conferma al primo posto tra le caratteristiche degli investimenti: è l’aspetto da privilegiare per il 57% del campione. L’80,4% la colloca al primo o secondo posto tra gli elementi cui prestare attenzione nel decidere un investimento, seguita dalla liquidità (49,7%).

Nel 2021 è continuata la 'pioggia di liquidità' sul sistema economico: rispetto a prima della pandemia, i depositi delle famiglie consumatrici sono cresciuti del 13%, pari a 135 miliardi. L’Indagine segnala il persistere della tendenza a detenere saldi liquidi in eccesso per motivi precauzionali: il rapporto tra il denaro mantenuto liquido per precauzione e quello destinato ai normali pagamenti è di 0,8 a 1 (prima della pandemia era di 0,4 a 1).

Il focus dell'indagine su imprenditori e giovani

Per quanto riguarda gli imprenditori, la quota di risparmiatori appare solo leggermente superiore a quella del campione generale, attestandosi al 55,4% contro 53,5%. La differenza risiede nelle motivazioni del risparmio intenzionale: gli imprenditori appaiono infatti molto più preoccupati della situazione pandemica (28,6% contro 16,1%); risparmiano in misura maggiore per avviare una nuova attività (7,1% contro 1,7%) e impiegano i risparmi per aiutare i figli a diventare indipendenti (7,1% contro 4,9%) molto più che per lasciar loro un’eredità (0% contro 3,7%).

Nonostante la situazione pandemica abbia raffreddato le attività delle imprese, emergono alcuni segnali positivi: negli ultimi 2-3 anni, il 42,1% ha destinato risorse alla ristrutturazione dei propri locali; il 44,6% ha ridotto i costi ricorrenti; più del 35,7% ha innovato il prodotto e il 39,6% ha accelerato la digitalizzazione, nonché la promozione e la vendita online.

I giovani ritengono, per una più del 70% del campione, un probabile un deterioramento della situazione economica e internazionale nei prossimi 12-18 mesi, e circa la metà prevede un aumento nella spesa dei consumi della famiglia e un peggioramento nella possibilità di risparmiare. Sui temi pensionistici e previdenziali, più della metà dei giovani pensa che percepirà in futuro una pensione netta tra i 600 e i 1.500 euro: troppo poco, considerando il crescente costo della vita. Tuttavia, circa nove su dieci non hanno sottoscritto un fondo pensione: le motivazioni principali sono la mancanza di risparmi da destinare alla pensione integrativa (57,4%) e l'avere altre priorità (37%).

Ciò che preoccupa è il dato relativo al livello di alfabetizzazione finanziaria e assicurativa. I Millennial sono più attratti da questi temi rispetto alla Generazione Z, mentre geograficamente il disinteresse è massimo al Sud e l’interesse è massimo al Centro. Gli intervistati mostrano, infine, bassa propensione all’investimento e scarso interesse verso l’online trading, principalmente a motivo dell’esiguità dei risparmi.

Il commento ad affaritaliani.it di Gian Maria Gros Pietro, Presidente Intesa Sanpaolo

 

Gian Maria Gros Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, ha dichiarato: “L’Italia, attualmente, cresce più di Francia, Germania e Spagna. Non solo cresciamo di più degli altri, ma anche più di quanto era stato previsto”. Secondo Gros Pietro il nostro Paese gode di un’economia forte: più forte rispetto alla comune percezione.

I risparmiatori italiani rifuggono dal rischio e preferiscono impieghi in cui apparentemente il rischio non esiste. Purtroppo, però, il rischio non si può evitare: va, piuttosto, affrontato e gestito. Questo è un punto sul quale insisterò”, ha proseguito Gros Pietro.

Il Presidente di Intesa Sanpaolo ha inoltre sottolineato come, in base ai dati emersi, sia necessario porre attenzione al tema dell’educazione finanziaria: “Per gestire il rischio bisogna essere in grado di valutarlo, e per valutarlo bisogna conoscere i prodotti. Quindi è importante incrementare l’aspetto dell’educazione finanziaria. Se vogliamo migliorare dobbiamo puntare sui giovani, i quali sembrano dimostrare poco interesse rispetto all’argomento: solo il 2% dice di essere realmente interessato. Agli altri interessa abbastanza o poco”. Infatti, secondo quanto stabilito dall’indagine condotta insieme al Centro Einaudi, ben il 38% dei giovani afferma di non essere affatto interessato.

Le parole ad affaritaliani.it di Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo

 

Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, ha commentato così il quadro emerso dal rapporto presentato durante la conferenza stampa: “Ci sono elementi positivi, come quello della capacità di risparmiare da parte degli italiani che è aumentata. Inoltre, ugualmente interessante è la soddisfazione nei confronti del risparmio gestito e l’incremento della quota di portafoglio investita in azioni”.

Nel complesso, secondo De Felice, la tematica più rilevante riguarda la prevalenza di attività liquide nei portafogli, che alla luce di un’inflazione così alta dovrebbe essere ridotta: “Il sistema bancario ci sta lavorando, e i media stanno sottolineando come avere un conto corrente quando l’inflazione è al 10% implica una perdita sostanziale del potere d'acquisto per le famiglie italiane”, ha concluso.