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Intesa Sanpaolo, Fondo di Beneficenza record da 16 milioni per il 2021-22

Annamaria Duello

Paladino (Intesa): “Un’analisi di contesto approfondita ci ha permesso di individuare le priorità da affrontare, molte collegate ai disagi creati dal Covid-19”

 

Intesa Sanpaolo presenta le linee guida del Fondo di Beneficenza per il biennio 2021-2022. Al centro i soggetti fragili nel post-Covid

Supporto psicologico a soggetti colpiti dal Covid, inserimento lavorativo dei soggetti fragili e assistenza a giovani e adolescenti in condizione di fragilità. Sono questi i tre perni intorno a cui ruotano le nuove linee guida del Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo per il prossimo biennio.

Già fra il 2019 e il 2020 il Gruppo aveva deciso di orientare il suo Fondo a problematiche urgenti come la povertà educativa e la dispersione scolastica, ulteriormente aggravate dalla pandemia, insieme alla violenza di genere e la demenza senile. Ed è in questa direzione che prosegue l’impegno di Intesa Sanpaolo anche nel 2021, in cui per il secondo anno di seguito stanzierà la cifra record di 16 milioni di euro per il Fondo di Beneficenza ed opere di carattere sociale e culturale, mettendo fra le sue priorità i soggetti fragili nel periodo post-Covid.

La cifra potrà essere erogata a sostegno delle categorie indicate, sotto forma di liberalità territoriali (fino a 5.000 euro) e liberalità centrali per iniziative su scala nazionale (e non solo), finanziando progetti di enti non profit impegnati a dare risposta alle problematiche sollevate della crisi sanitaria, economica e sociale.

Durante l’incontro di questa mattina sono stati confermati i requisiti, i tempi e le modalità di presentazione delle richieste di contributo, liberalità a fondo perduto che la Banca erogherà a progetti particolarmente meritevoli, individuati e valutati in base al loro impatto sociale e al track record dell’ente proponente.

“L’Assemblea dei soci di Intesa Sanpaolo ha la possibilità di assegnare al Fondo di Beneficenza una parte degli utili e lo fa ormai dal 2016. L’anno scorso abbiamo distribuito 16 milioni di euro, che sono una piccola parte di quello che Intesa Sanpaolo fa per scopi sociali”, ha dichiarato Gian Maria Gros-Pietro, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo. “Questo fondo è infatti destinato a progetti complementari a quelli che Intesa Sanpaolo porta avanti insieme ad altre forze che agiscono nel sociale, ed è destinato ai territori nei quali la Banca opera, ovvero quasi completamente ai territori italiani, ma anche ai territori dove siamo presenti con banche controllate e, in piccola parte, anche ai Paesi che presentano condizioni di necessità gravi. Rispetto a tutte queste difficoltà, il Fondo di Beneficenza è presente e agisce nell’ambito del modello di Intesa Sanpaolo, che nell’intervento nel sociale è diventato un esempio, poiché ha inserito questo tipo di azioni nel proprio Piano di Impresa”.

Nel corso della mattina Giovanna Paladino, Responsabile delle Segreteria Tecnica di Presidenza di Intesa Sanpaolo, ha illustrato i tre ambiti d’azione privilegiati, a cui verrà dedicato almeno il 25% del plafond. Si tratta, come anticipato, del supporto psicologico ai malati di Coronavirus e ai soggetti maggiormente colpiti dalla pandemia, dando una risposta alla “pandemic fatigue” segnalata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Seguono la formazione e l’inserimento lavorativo di soggetti fragili, con particolare attenzione alle nuove povertà, e il supporto ai giovani e agli adolescenti in condizioni di fragilità, le cui problematiche rischiano di peggiorare ulteriormente come conseguenza indiretta dell’emergenza sanitaria.

Linee Guida 2021-2021. L’intervista di Giovanna Paladino, Responsabile delle Segreteria Tecnica di Presidenza di Intesa Sanpaolo, ad Affaritaliani.it

“Abbiamo effettuato un’analisi di contesto molto approfondita, seppur presentata in maniera sintetica nel documento Linee Guida 2021-2022, ha dichiarato Giovanna Paladino, Responsabile delle Segreteria Tecnica di Presidenza, nella sua intervista ad Affaritaliani.it: “Questa analisi ci ha permesso di individuare delle priorità, che non sono delle urgenze, ma temi fondamentali da affrontare e che sono collegati al disagio creato dal Covid-19, soprattutto dal punto di vista psicologico per diverse categorie, dagli operatori sanitari ai caregiver, dagli adolescenti ai giovani”.

“I ragazzi sono stati costretti a interrompere le relazioni sociali e hanno sviluppato una serie di dipendenze, dal gioco online, alla droga, alle ossessioni compulsive. Poi c’è il grande problema lavorativo, che abbiamo segnalato come focus per le attività del prossimo biennio, per le tante persone che hanno perso il lavoro a causa del Covid-19. E la questione diventa ancora più grave per chi già si trovava in una situazione di fragilità, come le donne”, ha continuato Paladino. “Penso poi alle donne vittime di violenza, ma anche ai ragazzi che non hanno avuto una scolarizzazione sufficiente. Penso agli adolescenti e ai NEET (Not in Education, Employment, or Training), cioè quella categoria di giovani che al momento non si trova né in un ambito lavorativo, né in uno formativo. Loro sono particolarmente all’attenzione, perché l’Italia ha una percentuale di NEET che è la più alta in Europa, i ragazzi fra i 15 e i 22 anni che non studiano e non lavorano sono al 22%, una percentuale più alta di quella della Grecia, della Bulgaria e della Romania. Abbiamo bisogno di progetti che motivino i nostri ragazzi ad andare a scuola, che li riformino e diano loro competenze per il mondo del lavoro”

In merito al tema della dispersione geografica dei progetti emerso nel corso della presentazione delle Linee Guida del Fondo, Paladino ha spiegato: “L’anno scorso abbiamo finanziato il 47% dei progetti ricevuti, più di 900, e ci aspettiamo che il numero aumenti. Un tema a noi caro è quello della dispersione geografica, poiché c’è un problema di concentrazione di enti nel Nord Italia, mentre nel Centro e nel Sud è più difficile trovare enti non profit che abbiano un track record significativo. Negli ultimi quattro anni abbiamo cercato di coinvolgere Regioni in cui era più difficile arrivare, e ci siamo riusciti impiegando risorse per esempio in Sicilia e in Campania. È stato, sempre a esempio, molto più difficile in Calabria, dove è difficile trovare enti qualificati con un track record che ci diano una certa sicurezza. La nostra attenzione geografica quindi non nasce da un senso di equità generale, ma perché c’è una perequazione fra Nord e Sud, che è uno dei territori più colpito dalla povertà”.

“Per tutti i grandi progetti che finanziamo, cioè con un valore economico superiore a 100mila euro, cerchiamo di coinvolgere enti terzi per effettuare una misurazione dell’impatto sociale, ha dichiarato infine, riflettendo sull'impatto sociale avuto dei progetti finanziati fino a oggi. “Misurare non deve spaventare l’ente, e non spaventa noi che contribuiamo al costo di questa misurazione, perché ci consente di valutare l’impatto del progetto. Quindi da un lato misuriamo l’impatto di quello che facciamo per una comunità e un determinato territorio, e dall’altro misuriamo la nostra attività come Fondo di Beneficenza nella decisione di come allocare i fondi. I risultati ovviamente non sono mai netti e precisi, ma sono risultati che ci aiutano ad apportare modifiche e a migliorare. È estremamente utile nel lungo termine, la misurazione dell’impatto è uno strumento importante sia per noi che per gli enti non profit che fanno domanda”.